4 Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie. Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. 5 Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. 6 Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità. 7 Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani. 8 Signore, non adirarti fino all’estremo, non ricordarti per sempre dell’iniquità. Ecco, guarda: tutti siamo tuo popolo. 9 Le tue città sante sono un deserto, un deserto è diventata Sion, Gerusalemme una desolazione. 10 Il nostro tempio, santo e magnifico, dove i nostri padri ti hanno lodato, è divenuto preda del fuoco; tutte le nostre cose preziose sono distrutte. 11 Dopo tutto questo, resterai ancora insensibile, o Signore, tacerai e ci umilierai fino all’estremo?
Commenti registrati questa mattina, venerdì 27-03-2020, nella condivisione c/o le nostre parrocchie:
Omelia dialogata alla Dozza (file mp3)
Messa quotidiana trasmessa in diretta sul canale youtube delle Famiglie della Visitazione: https://youtu.be/8KYn8wcJt5w
Omelia dialogata a Sammartini: (file mp3)
COMMENTO delle Famiglie della Visitazione:
Giovanni. Il grande regalo che oggi riceviamo dalla Parola di Dio è una nota importantissima sulla fede ebraica. Mentre secondo la nostra tradizione più immediata per essere ascoltati dal Signore dobbiamo presentarci davanti a Lui con la nostra fedeltà e la nostra obbedienza ai comandamenti, qui noi assistiamo ad una preghiera che reclama la misericordia di Dio e l’intervento della sua potenza infinita di salvezza, in virtù delle sole nostre povertà.
Francesco. Confermerei quello che ha appena detto Giovanni, mettendo in evidenza soprattutto questa frase: “come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia” (ver. 5), che mostra la consapevolezza, in chi sta pregando, di non avere suoi particolari meriti, per i quali egli debba essere ascoltato; non c’è opera di giustizia, c’è solo il confidare nel fatto che Dio ha compassione di una persona povera, debole e anche peccatrice.
Giovanni. Questo nostro rapporto quotidiano con la Parola del Signore, nel dono speciale di una lettura continua della Sacra Scrittura, ci consente di portare davanti alla misericordia del Signore non solamente le nostre povertà, i nostri peccati, limiti e difetti, ma anche di presentargli la condizione dell’intera creazione, Siamo chiamati ad esercitare un nostro sacerdozio di mediazione tra la povertà della storia e la misericordia di Dio. Povertà della storia che è anche la nostra, che ci fa non giudici, ma profondamente fratelli della vicenda umana e del mondo. La nostra parte è di non giudicare, ma di presentare tutto e tutti a Dio per chiedere la salvezza.
Dio ti benedica e anche tu prega per noi. Giovanni e Francesco