1 Mi feci ricercare da chi non mi consultava, mi feci trovare da chi non mi cercava. Dissi: «Eccomi, eccomi» a una nazione che non invocava il mio nome. 2 Ho teso la mano ogni giorno a un popolo ribelle; essi andavano per una strada non buona, seguendo i loro propositi, 3 un popolo che mi provocava sempre, con sfacciataggine. Essi sacrificavano nei giardini, offrivano incenso sui mattoni, 4 abitavano nei sepolcri, passavano la notte in nascondigli, mangiavano carne suina e cibi immondi nei loro piatti. 5 Essi dicono: «Sta’ lontano! Non accostarti a me, che per te sono sacro». Tali cose sono un fumo al mio naso, un fuoco acceso tutto il giorno. 6 Ecco, tutto questo sta scritto davanti a me; io non tacerò finché non avrò ripagato abbondantemente 7 le vostre iniquità e le iniquità dei vostri padri, tutte insieme, dice il Signore. Costoro hanno bruciato incenso sui monti e sui colli mi hanno insultato; così io misurerò loro in grembo la ricompensa delle loro azioni passate.
Commenti registrati questa mattina, sabato 28-03-2020, nella condivisione c/o le nostre parrocchie:
Omelia dialogata alla Dozza (file mp3)
Messa quotidiana trasmessa in diretta sul canale youtube delle Famiglie della Visitazione: https://youtu.be/UM775tQjAI4
Omelia dialogata a Sammartini: (file mp3)
COMMENTO Famiglie della Visitazione:
Francesco. Il testo di Isaia di oggi incomincia con delle parole, “Mi feci ricercare da chi non mi consultava, mi feci trovare da chi non mi cercava”, che verranno riprese da San Paolo nel capitolo 10 della lettera ai Romani (ver. 20-21) per spiegare che questa profezia si riferisce all’ingresso dei pagani nel disegno di amore e salvezza di Dio per loro. L’espressione “Eccomi, eccomi”, soprattutto, mostra la grande attesa che ha Dio nei confronti di coloro che sembrava non lo cercassero, non credessero in Lu, non lo invocassero. Proprio nei loro confronti si manifesta il desiderio di Dio che tutti diventino il suo popolo. Nelle parole e nelle azioni di Gesù, come ci sono tramandate nei vangeli, questo desiderio divino è molto presente: si pensi al discorso nella sinagoga di Nazaret, dove Gesù ricorda gli episodi antichi della vedova di Sarepta di Sidone e di Naaman il Siro per manifestare l’attenzione del Dio d’Israele per i pagani (Lc 4). Qualcosa di analogo, anche se riferito a figli di Israele, si può vedere nella chiamata di Levi il pubblicano e nella successiva comunanza di mensa con i suoi amici peccatori e nella visita di Gesù alla casa del capo dei pubblicani e peccatore Zaccheo.
Giovanni. Quindi, Dio non abbandona mai il suo popolo, la sua gente, ma mi piace pensare anche l’intera umanità. Egli è in ansia finché non avrà potuto raccogliere tutti: la sua è una scelta profondissima, che non si collega a un nostro atteggiamento di risposta, ma alla Sua fedeltà, per la quale mentre noi siamo ancora infedeli e incapaci di riconoscerlo e di accoglierlo, Lui è già del tutto determinato a considerarci suo popolo, sua famiglia. E’ il mistero della comunione profonda che nella sua Pasqua egli vuole stringere con tutta l’umanità.
Francesco. Un’osservazione si potrebbe fare sul punto in cui si dice «Sta’ lontano! Non accostarti a me, che per te sono sacro»: è un’affermazione che dà molto fastidio a Dio, che è per lui che dice che questo è fumo per il suo naso. Mi viene in mente l’atteggiamento esattamente contrario di Gesù nel vangelo, quando si avvicina al lebbroso, lo tocca e gli dice “Lo voglio”.
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco