28 Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. 29 Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, 30 poiché siamo membra del suo corpo. 31 Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. 32 Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! 33 Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.
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I vers.28-30 sono il chiarimento semplice e definitivo del vero significato del termine “capo”, di cui avevamo già visto che è bene tener presente che la parola indica la “testa” del corpo,e non il capo di una truppa, o il padrone di una schiava. Qui si arriva al cuore del tema. L’amore per la moglie è l’amore per se stesso da parte del marito! Lei è la sua “carne”! Il nostro reciproco amore celebra il mistero del Signore Gesù e del suo rapporto con noi:”Siamo membra del suo corpo”. il ver.30 illumina meravigliosamente il rapporto tra il capo e il corpo: noi siamo le sue membra, una compresenza assolutamente necessaria. Anzi, bisogna dire, una compresenza che il Signore vive con un’intensità incomparabile con tutte le nostre esitazioni, e incertezze, e rifiuti…Quanto il Signore Gesù ama il suo corpo!! Bisogna dire che solo molto vagamente noi possiamo percepire il senso e la profondità di questa nostra condizione. Solo per grazia di Dio, e solo molto lentamente, noi entriamo in qualche modesta consapevolezza della nostra comunione con Dio. Scrivo queste note da Gerusalemme, dove oggi si celebra la grande festa dell’Ascensione. Questa mattina abbiamo celebrato la Messa nella piccola moschea che ricorda il luogo dell’Ascensione di Gesù al Padre. Abbiamo ascoltato il testo di Efesini 1,17-23, che noi abbiamo già celebrato nella nostra lectio quotidiana: provate a riprendere quelle parole e vedrete con quanto impeto Paolo prega per i suoi figli perchè siano consapevoli della loro elezione d’amore!
Notiamo allora quale rilievo assuma al ver.31 la citazione di Genesi 2,24, e quel “Per questo…” iniziale: a motivo della comunione che Dio ha stabilito tra Sè e l’umanità, “per questo” l’unione nuziale tra l’uomo e la donna è chiamata a celebrare quell’Amore che ha spinto Dio a mandare a noi il suo Figlio come Sposo della Chiesa e per essa dell’intera umanità! E’ il Signore quel “uomo” che lascia suo padre e sua madre! Notate tra l’altro come questo contraddica alle tradizioni di tutto il mondo, dove se mai è sempre la donna che lascia la casa paterna. L’antico versetto di Genesi è in realtà profezia del mistero del Cristo, della sua incarnazione e della sua Pasqua di morte e risurrezione. Solo Lui può pienamente svelare e adempiere la profezia di quel versetto della Genesi! Ed è solo con Lui che si compie l’incontro e la comunione nuziale tra Dio e l’umanità, sino alla totale pienezza:”..e i due formeranno una carne sola”. E’ la grande santificazione dell’ intimità sessuale quando essa celebra la pienezza di questo incontro d’amore. Dio e l’umanità s’incontrano non attraverso riti religiosi, o sublimazioni dell’esistenza umana, ma nella pienezza dell’Amore, per la quale Dio si fa “vittima d’amore” per la Sposa amata, perduta e ora finalmente, in Gesù Cristo, ritrovata.
Amore e timore (non come paura ma come timor di Dio, cioè consapevolezza del mistero che la nostra vita celebra) sono gli atteggiamenti e i sentimenti che descrivono la fede di Gesù. Quello che al ver.33 Paolo dice a conclusione del cap.5, è ormai ben lontano dai precetti e dalle norme. Si tratta piuttosto della grande proclamazione del mistero meraviglioso che ha riempito pienamente l’esistenza umana.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l’amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
Le grandi acque non possono spegnere l’amore
né i fiumi travolgerlo.
Cantico 8,6