7 del quale sono divenuto ministro per il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù dell’efficacia della sua potenza. 8 A me, che sono l’infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, 9 e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l’adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell’universo, 10 perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio, 11 secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, 12 il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui. 13 Vi prego quindi di non perdervi d’animo per le mie tribolazioni per voi; sono gloria vostra.
Post correlati
3 Commenti
Lascia un commento
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Le categorie
- Audio (963)
- Audio e Video (623)
- Dalla Chiesa e dal mondo (168)
- Giovanni scrive… (515)
- Giuseppe scrive… (2)
- Incontri e approfondimenti (444)
- La lectio quotidiana (4.566)
- Le nostre notizie (1.004)
- Letture domenicali e festività (818)
- Senza categoria (7)
- Video (149)
Telegram
Archivi
Gli ultimi articoli pubblicati
- Omelia di d. Giuseppe Scimè – Pentecoste (Anno A) – 28 maggio 2023
- Visitazione della Beata Vergine Maria – 31 maggio 2023
- Le Letture e i canti di domenica 4 giugno 2023 – SS. Trinità (Anno A)
- Omelia di d. Francesco Scimè – Solennità di Pentecoste (Anno A) – 28 maggio 2023
- Omelia di d. Andrea Bergamini – Solennità di Pentecoste (Anno A) – 28 maggio 2023
- Omelia di d. Andrea Bergamini– Liturgia nella vigilia di Pentecoste – 27 maggio 2023
- Omelia di d. Francesco Scimè – Liturgia nella vigilia di Pentecoste – 27 maggio 2023
- Matteo 5,33-37
- Omelia di d. Francesco Scimè e d. Giovanni Nicolini – Messa esequiale di Liana Calzecchi – 27 maggio 2023
- Matteo 5,27-32
Riprendiamo la nostra preghiera di oggi dal ver.7 che, unito al ver.8, vuole sottolineare con forza la “grazia”, il dono del tutto particolare che Paolo afferma di aver ricevuto: l’annuncio ai pagani delle imperscrutabili ricchezze di Cristo, dove l’attributo che accompagna il termine “ricchezze di Cristo”, vuole dire un fatto, oserei dire il miracolo della Parola di Dio, che non può mai essere investigata in modo definitivo, perchè il suo orizzonte è infinito, e incessantemente “cresce” con chi l’ascolta: per questo, dunque, si tratta di “imperscrutabili ricchezze”. Non si deve pensare che questo provochi un rapporto vago con la Parola stessa. La sua forza e la sua esattezza sono sempre assolute, ma mai “statiche”, e quindi incessantemente crescenti nell’anima e nella vita di chi l’ascolta nella fede e nella preghiera. Così, quindi, anche questa parola, oggi.
Ma l’annunzio ai Gentili non è solo un fatto, pur di enorme portata, nella storia dell’umanità. E’ un evento che coinvolge le stesse strutture portanti del cosmo e della storia. Per questo la comunicazione all’intera umanità della nuova economia della salvezza che per secoli è rimasta nascosta in Dio, deve ora essere manifestata (ver.10)”ai Principati e alle Potestà”: sono le grandi categorie, sono le grandi linee portanti, come la vita e la morte, il tempo e l’eternità, le passioni e il pensiero, l’istinto e la ragione…Davanti all’universale annuncio del Signore Gesù Cristo tutto è chiamato ad una radicale conversione-illuminazione. Penso si debba dire quella parola “palingenesi”, che suggerisce il pensiero di una “nuova creazione di tutto”. Solo con molta pazienza e molto tempo potremo cogliere la novità esplosiva di quanto Paolo ci annuncia. Certo è che per il Vangelo del Signore annunciato nella storia dell’intera umanità, è insopportabile che si possa pensare di rimanere in vecchie tesi interpretative e operative del pensare, dell’agire…Tutto questo è il compito e la ragione dell’esistenza della Chiesa, che per essere intesa rettamente non deve essere pensata solo come la convocazione intorno al mistero di Gesù Cristo, ma ella stessa è “l’avvenimento” dell’incontro tra il Figlio di Dio e l’intera umanità e l’intera creazione.
La tonalità altissima del discorso di Paolo ai vers.8-11 sembra improvvisamente tornare alla pacatezza-piccolezza della vicenda di ogni persona, al ver.12, che annuncia la possibilità per ognuno di noi di accostarci coraggiosamente all’immmensità di questo avvenimento di salvezza. Osserviamo dunque come l’annuncio dell’Apostolo parta dalla sua stessa persona, qualificata al ver.8 come “l’infimo tra tutti i santi”, arrivi ad abbracciare la realtà intera del cosmo e della storia, per poi ritornare al mistero e alla vicenda di ogni donna e uomo. L’immensità dell’evento si traduce nella serena fiducia di ogni persona che si accosti a Dio nella fede di Gesù.
Infine, al ver.13, Paolo vuole coraggiosamente interpretare in questa direzione di assoluta speranza le tribolazioni che egli deve attraversare per il bene dei suoi figli. La luce che la Pasqua di Gesù dona a tutti e a tutto, trasforma le “tribolazioni” di Paolo in “gloria” dei cristiani di Efeso. Anche nel microcosmo della nostra modesta vicenda quotidiana, viene celebrato e reso presente il mistero della salvezza universale operata e donata da Dio nel suo Figlio. Tutto ormai è prezioso e grande.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Tornando dal Messico, riprendo volentieri la mia partecipazione alla lectio. Il testo di oggi mi incoraggia: Paolo, che già nella I lett. ai Corinti si dichiarava l’infimo degli apostoli (15,9), qui afferma di essere “l’infimo di tutti i santi”, cioè dei credenti. Anche noi, allora, possiamo provare a esprimere qualche osservazione sulla parola di Dio, per aggiungere qualche piccolo elemento alle ricche pagine di don Giovanni… Nella “insondabile ricchezza di Cristo”, nel “mistero nascosto nei secoli in Dio”, nella “multiforme sapienza” divina, c’è posto per tutti, compresi i più deboli; possiamo avere “l’ardire di accostarci”…
Signore dacci ogni giorno la Tua Parola.
Aiutaci a comprendere la tua Voce.
Fa che troviamo risposte quotidiane alla nostra debolezza e fragilità nella tua Parola.
Il Verbo si fa carne per noi, ogni giorno e ci sostiene nel nostro cammino di poveri su questa terra.