17 Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, 18 e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. 19 Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito. 20 Il senso nascosto delle sette stelle, che hai visto nella mia destra, e dei sette candelabri d’oro è questo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese, e i sette candelabri sono le sette Chiese.
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Nella persona di Gesù e nell’incontro con Lui progressivamente si chiarisce che la sua Pasqua ormai segna la storia, ogni storia sia personale che collettiva. L’incontro con Lui è sempre Pasqua. Cioè, è sempre morte e risurrezione. Tale mi sembra il significato dell’affermazione del ver.17. Quindi anch’io, anche noi, in questo momento, incontrandomi con questa Parola, muoio e risorgo. Questa è la potenza della Parola di Dio: l’incontro con lei celebra in me e in noi la morte della creatura vecchia, della creatura della stirpe di Adamo, e la risurrezione in noi del Verbo incarnato, di Gesù. Per questo dice quindi “caddi come morto” e subito la seconda parte del versetto: la sua mano su di me e su di noi, e “non temere!”. Si muore per risorgere. Come Lui e in Lui: “Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente”. E questo è il giudizio di morte e risurrezione di tutto e di tutti. Questa è la vittoria sulla morte. E’ la morte della morte. L’evento e l’esperienza della Pasqua, e quindi della risurrezione, è ormai incessante, ed è il segreto di ogni evento. Non ci si può più “fermare” alla morte, perché la morte è diventata la porta della vita nuova: “Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi”. Capite, la bellezza: le chiavi le ha Lui: la morte non ci può più tenere prigionieri, perché Lui è venuto a liberarci e a liberare tutto e tutti dalla morte. L’esperienza della risurrezione non è da ridurre al “destino” di dopo la morte, ma è da vivere oggi e sempre. Fare la pace, fermarsi davanti a un povero e ognuno che si fermi davanti alla nostra povertà per soccorrerci, e rinnovare i nostri pensieri, ….tutto è chiamato ad essere esperienza di risurrezione. Scusate la mia prolissa loquacità, ma è un tentativo di parlare a me prima che a voi.
E questo è dunque il progetto di Dio: tutto, dalla morte alla vita. Alla vita nuova. E’ quello che Giovanni deve scrivere: “…le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito” (ver.19).
Dove la versione italiana dice, al ver.20, “il senso nascosto”, alla lettera è “il mistero”. L’espressione “senso nascosto” è il tentativo di spiegare la realtà del “mistero”. Provo a dire qualcosa. Immagini come quella delle stelle e dei sette candelabri d’oro, e anche “gli angeli” e i “sette candelabri”, che possono sembrare tutte immagini strane e lontane, vogliono in realtà dirci che ogni realtà nella quale noi viviamo ha un suo riferimento, una sua rivelazione, nell’orizzonte di Dio! Queste immagini sono dunque la rappresentazione simbolica della realtà profonda di tutto quello che siamo, che vediamo, che viviamo, che incontriamo, che amiamo, che temiamo …..
E’ come se dovessimo incessantemente chiedere qual è il senso profondo – ecco l’espressione di “senso nascosto” – di ogni realtà e di ogni evento. Tutto quindi ha un riferimento in Dio. Tutto è prezioso, nel senso che nulla è insignificante!. Così nel bene come nel male. Quello che nel seguito verrà detto alle chiese è immagine fortissima di quello che ho tentato di dire. Su tutto e su tutti siamo invitati a chiederci qual è il suo significato profondo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
E’ una bella novità che sia il Signore stesso a spiegare i segni, i simboli del brano: gli angeli delle sette chiese e i sette candelabri. Chi ci parla qui è il Signore della risurrezione che rassicura i suoi: “Non temere. Sono io…”. Egli si designa come il vivente, e noi sappiamo che significa non solo che è vivo ma anche che è datore di vita. Nelle sue mani vi sono le chiavi della morte e della casa della morte, l’Ade: egli chiuderà le porte e noi non vi entreremo…