11 Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12 Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
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La radicale diversità tra i due battesimi affermata al ver.11 chiarisce peraltro il significato profondo della predicazione e dell’opera del Battista: “per la conversione”! Così è chiaro che si tratta del compimento della grande attesa e della profezia di Israele. E’ l’ora in cui tutto si volge verso la persona che Giovanni indica come “colui che viene dopo di me” e che “è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali”. Il Battesimo di Giovanni è “nell’acqua per la conversione”. Gesù “vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”: la radicalità dell’evento preannuncia la novità cui tutta la creazione e tutta la storia sono chiamate. L’intera umanità chiamata a riconoscere, nella paternità di Dio, la sua condizione di famiglia di Dio, e gli uomini e le donne di tutta la terra nella nuova realtà dei figli di Dio!
Questo è il giudizio universale che il Battista annuncia con l’immagine di quel “più forte di me”: “raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con fuoco inestinguibile”. L’umanità liberata dal male e dalla morte. Un giudizio e una liberazione che si compie in ogni persona, in ogni vicenda, quando viene annunciato il Vangelo di Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Stando ai termini greci, la conversione proposta da Giovanni non è tanto un volgersi a Dio, quanto un cambiare comportamento verso gli altri: un comportamento giusto, aperto e rispettoso. Col battesimo di Gesù raggiungiamo il massimo in questo orientamento: siamo immersi nello Spirito, che è l’amore di Dio, la sua capacità di amare. Questa capacità di amare ci viene comunicata. Che bello sentirsi inondati da questo Spirito, essere pieni dello Spirito di Dio… e diventare capaci di amare. – Al v.11, “io non son degno di portargli (o di togliergli) i sandali”: secondo alcuni commenti, si accennerebbe al rito dello scalzamento, con cui si assumeva il diritto/dovere di sposare una donna rimasta vedova. Giovanni dice che non è lui lo sposo, ma ne annuncia, ne prepara l’arrivo. E noi “sentiamo” lo Sposo vicino, alle porte.