14 All’angelo della Chiesa che è a Laodicèa scrivi:
“Così parla l’Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio. 15 Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! 16 Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. 17 Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. 18 Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità, e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista. 19 Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti. 20 Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. 21 Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. 22 Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”».
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Il ver.14 mi suggerisce – ma è solo un pensiero mio, non verificato! – che questi tre “nomi” di Gesù vogliano significare e avvolgere tutta la storia: l’ “Amen” come pienezza, come finale di tutto, come il “sì” di tutto. “Il Testimone degno di fede e veritiero” come Colui che accompagna, guida e salva la storia. “Il Principio della creazione di Dio”, come Colui da cui tutto proviene. Egli è sempre presente! Nessuno è mai abbandonato da Lui.
Il giudizio sulla chiesa di Laodicea è particolarmente severo. Ma proprio in questo rivela ancora una volta la misura infinita dell’amore di Dio, a conferma dei tre “nomi” del versetto precedente. Non si possono separare quei tre “nomi” dalla severità del giudizio su questa chiesa. A conferma di questo le parole del ver.19! Questa chiesa non è certo abbandonata! Ed è di estremo interesse che il giudizio sia severo a motivo della ”tiepidezza” della comunità, e dei suoi membri. Il “tu” cui il Signore si rivolge è infatti un “tu” sia personale, sia collettivo, per tutta la chiesa di Laodicea. “Sto per vomitarti dalla mia bocca”: Riflettiamo su questa espressione. Perché Gesù dice così? Perché “non vuole” vomitarla! Troppo spesso non si tiene conto del linguaggio profetico della Scrittura. Il profeta è come una mamma e un papà che sgridano il figlio ribelle e la loro minaccia ha come fine di portare il figlio alla conversione, e quindi di “non attuare” il castigo o la pena. Quando mostra anche le pene dell’inferno il Signore lo fa proprio perché non vuole che ci andiamo! Dunque il Signore vuole la salvezza e la bellezza di Laodicea! Così Egli aggredisce la cattiva sicurezza di questa comunità che si pensa e si dice ricca e non bisognosa (ver.17). E’ povera invece, miserabile. Ma la sua miseria sta proprio nel suo pensarsi ricca. E ricca in certo modo lo è: con evidente ironia Gesù le suggerisce di comperare da Lui (!!) oro, vesti e medicamenti. Le note delle bibbie ci informano che queste erano le grandi risorse mondane di Laodicea! Ma a questa chiesa che si è del tutto adagiata sulla condizione civile e culturale in cui si trova Egli chiede che proprio in questo e per questo essa si scopra povera e miserabile. Siamo all’opposto della povertà della Chiesa di Filadelfia! Ed ecco infine, la grande rassicurazione circa il suo legame con la comunità ecclesiale: “Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo”, dove “educare” vuol dire anche punire, castigare. Quindi, convertiti!
I vers.20-22 mi sembra possano essere intesi come rivolti a tutte le chiese di cui abbiamo ascoltato in questi giorni. E a tutte le comunità ecclesiali, di ogni luogo e di ogni tempo. Questa è infatti la destinazione di ogni Parola di Dio! Ed è meravigliosa questa perla finale della cena intima e affettuosa di Gesù con ognuno di noi! Tale è infatti il pensiero e l’azione divina di Gesù a che ognuno e ogni comunità sia quel ”vincitore”. Vincitore come è Lui! E quindi a condividerne per sempre la sorte e la pienezza di pace e di gioia accanto al Padre!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.