7 E quando avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. 8 I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sòdoma ed Egitto, dove anche il loro Signore fu crocifisso. 9 Uomini di ogni popolo, tribù, lingua e nazione vedono i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non permettono che i loro cadaveri vengano deposti in un sepolcro. 10 Gli abitanti della terra fanno festa su di loro, si rallegrano e si scambiano doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra.
11 Ma dopo tre giorni e mezzo un soffio di vita che veniva da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi, con grande terrore di quelli che stavano a guardarli. 12 Allora udirono un grido possente dal cielo che diceva loro: «Salite quassù» e salirono al cielo in una nube, mentre i loro nemici li guardavano. 13 In quello stesso momento ci fu un grande terremoto, che fece crollare un decimo della città: perirono in quel terremoto settemila persone; i superstiti, presi da terrore, davano gloria al Dio del cielo.
14 Il secondo «guai» è passato; ed ecco, viene subito il terzo «guai».
Seleziona Pagina
Nei due testimoni, che vengono chiamati, e lo sono in pienezza, “profeti”, sta tutto l’annuncio e lo splendore della vita cristiana come profezia e testimonianza di Gesù. Lo seguono fino alla fine. Per questo, “la bestia che sale dall’abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà” (ver.7)! E’ la suprema testimonianza, il “martirio”, come compito di ogni esistenza cristiana, anche la più semplice e umanamente modesta. La vita cristiana come celebrazione del Cristo e in particolare della sua Pasqua. Non si può desiderare prospettiva più alta.
Questo avviene “sulla piazza della grande città” (ver.8), a Gerusalemme, che può essere Roma, che nell’età apostolica “si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il loro Signore fu crocifisso”! La morte cristiana come testimonianza e annuncio al mondo intero: “uomini di ogni tribù, lingua e nazione” (ver.9). Sembra, la loro fine, una grande festa del mondo e della mondanità. Ma poi, “dopo tre giorni e mezzo”, la risurrezione: “un soffio di vita che veniva da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi” (ver.11). Per il mondo che conosce il potere come potere di morte, questo potere di vita si compie “con grande terrore di quelli che stavano a guardarli”. Ed ecco il “grido possente dal cielo che diceva loro: Salite quassù! Essi attraversano tutta la passione di Gesù, fino alla sua gloria. E’ la fine del dominio della morte. E’ la morte della morte. Muore una vecchia umanità, della stirpe di Adamo, e risorge la nuova umanità che “da gloria al Dio del cielo” (ver.13). E’ la nuova umanità dei figli di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
E’ impressionante il quadro descritto nei primi versetti! Ma tutto questo male può durare solo tre giorni e mezzo, e le note spiegano che tale numero (come i tre anni e mezzo dei versetti precedenti) indica un tempo limitato; tre e mezzo è la metà di sette, che è la cifra della pienezza, della totalità. – Subito dopo ha luogo “un soffio di vita” che proviene da Dio; da lui, infatti, viene solo vita, che è la luce per noi, sue creature. E difatti i testimoni uccisi “si alzarono in piedi”: è l’immagine con cui anche nei Vangeli si allude alla risurrezione. Si ode un grido possente dal cielo: è la Parola che crea e chiama, che opera quello che dice… Tutti danno gloria al “Dio del cielo”: questa è una denominazione della divinità tipica dei cosiddetti pagani. Siamo tutti convocati a dargli gloria, a manifestare e proclamare il suo amore.