1 Ora io stesso, Paolo, vi esorto per la dolcezza e la mansuetudine di Cristo, io che, di presenza, sarei con voi debole ma che, da lontano, sono audace verso di voi: 2 vi supplico di non costringermi, quando sarò tra voi, ad agire con quell’energia che ritengo di dover adoperare contro alcuni, i quali pensano che noi ci comportiamo secondo criteri umani. 3 In realtà, noi viviamo nella carne, ma non combattiamo secondo criteri umani. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali, 4 ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze, 5 distruggendo i ragionamenti e ogni arroganza che si leva contro la conoscenza di Dio, e sottomettendo ogni intelligenza all’obbedienza di Cristo. 6 Perciò siamo pronti a punire qualsiasi disobbedienza, non appena la vostra obbedienza sarà perfetta.
7 Guardate bene le cose in faccia: se qualcuno ha in se stesso la persuasione di appartenere a Cristo, si ricordi che, se lui è di Cristo, lo siamo anche noi. 8 In realtà, anche se mi vantassi di più a causa della nostra autorità, che il Signore ci ha dato per vostra edificazione e non per vostra rovina, non avrò da vergognarmene. 9 Non sembri che io voglia spaventarvi con le lettere! 10 Perché «le lettere – si dice – sono dure e forti, ma la sua presenza fisica è debole e la parola dimessa». 11 Questo tale rifletta però che quali noi siamo a parole, per lettera, assenti, tali saremo anche con i fatti, di presenza.
Seleziona Pagina
Non mi è stato facile entrare in questa Parola del Signore, anche perché sono parecchio ignorante nelle lingue bibliche. Tuttavia mi pare di aver individuato una strada, o meglio un sentiero, che come sempre vi chiedo di percorrere con cautela, fidandovi piuttosto della strada sicura della vostra preghiera.
Forse anche per il fatto che un mio amico grande scienziato oggi compie ottant’anni, e l’ho avuto presente nei pensieri e nella preghiera, proprio la sua personalità mi è stata di aiuto.
Mi sembra di intravedere nelle parole di Paolo il rapporto e la tensione tra la dolce e splendente bellezza della Parola di Dio e la conseguente severità che quella stessa Parola suggerisce alla nostra vita personale e collettiva.
Nulla è più bello e soave della Parola di Dio. Ed è proprio questo a tradursi in ognuno, e in tutti noi, nell’appello ad una severa conversione.
Mi sembra che Paolo non accetti il rimprovero che gli viene fatto, secondo il quale egli sarebbe dolce quando è presente e parla, e severo quando scrive. Anzi, forse peggio: sarebbe debole quando è fisicamente presente, e audace e deciso quando scrive le sue lettere.
Ecco, io interpreterei così: l’annuncio della Parola è sempre un evento di grande e potente bellezza e bontà. Ma è proprio questo che poi chiede a noi, a ciascuno e a tutti, una conversione severa!
Se il Vangelo dice che siamo tutti fratelli perché in Gesù siamo tutti figli di Dio, è chiaro che questo fa emergere conseguenze straordinariamente grandi e importanti.
Noi invece siamo abituati a “non tirare le conseguenze”.
Da una parte spezziamo il Pane eucaristico perché ce ne sia per tutti, e dall’altra non tiriamo le conseguenze che si imporrebbero anche per la giustizia dei nostri regimi alimentari, o nel consumo quotidiano di energia e di risorse. Questo, tanto per fare un esempio.
Chi entra in contatto con il Vangelo, o meglio quando il Vangelo ci incontra, tutta la nostra vita ne resta condizionata, ed avvertiamo l’esigenza di un’incessante nostra conversione!
Proprio qui mi pare nasca la tensione segnalata da Paolo! E’ l’inevitabile domanda che si pone alla nostra coscienza e al nostro pensiero: dato il Vangelo, che cosa deve cambiare? E lo scienziato ha parecchio da dire. E non solo lui, ma ciascuno di noi nell’orizzonte della sua coscienza.
Mancano pochi minuti all’inizio della Messa! Il Bardo mi comunica che per Lucia si è aperta la porta del cielo. Piango e rendo lode al Signore per le meraviglie che ha operato in lei e che ora la illuminano!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.