15 Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. 16 E noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.
17 In questo l’amore ha raggiunto tra noi la sua perfezione: che abbiamo fiducia nel giorno del giudizio, perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. 18 Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore.
19 Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. 20 Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. 21 E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello.
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La Parola sembra “dilatarsi” nel suo procedere nella grande Lettera dell’Amore, perché l’affermazione che “Dio è Amore” trascina tutta l’esistenza umana. Lo stesso “rimanere in Dio” da parte di chi “confessa che Gesù è il Figlio di Dio”(ver.15), nasce da questa fonte:”Dio è Amore”, perché “chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui”(ver.16). In questo momento penso che tutti noi troviamo commossi nel nostro pensiero e nel nostro cuore molte persone che, forse senza saperlo, “rimangono in Dio” perché amano!
Tale, dice al ver.17, è la via della perfezione, la via che conduce fino al “giorno del giudizio”, giorno che non temiamo, perché “come è Lui, così siamo anche noi in questo mondo”: la nostra comunione d’amore con Dio, comunione che viviamo fino d’ora quando è perché amiamo, ci consente di non temere il giorno del giudizio, ma anzi di desiderarlo! Il ver.18 spiega il perché di questo “non timore”. Vale la pena di riportarlo qui per intero:”nell’amore e non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore”. Di questo Agostino offre una bella spiegazione con il paragone di due donne che non cedono alla tentazione di tradire i loro mariti. L’altro prima fa così per il timore di essere punita, la seconda lo fa per il timore di essere abbandonata da Lui. Questo timore Agostino lo chiama “casto amore”, ed è quella pienezza di amore che guida la nostra vita per custodirci in esso. Tutto questo avviene perchè “Egli ci ha amati per primo”(ver.19). Tutto questo infatti può avvenire in noi perché abbiamo da Lui ricevuto l’amore e questo ci consente di poter amare come Lui ci ama!
I vers.20-21 ripropongono il comandamento dell’amore fraterno come conseguenza e frutto, e come legame essenziale tra amore di Dio e amore del fratello. Addirittura il fratello diventa orizzonte ed evento della “visibilità” di Dio stesso.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
L’autore ci ripete che “Dio è amore”: non si tratta di una definizione astratta dell’essere divino – osserva la TOB – ma del fatto che Dio ha agito concretamente come Colui che ama, inviando il suo Figlio perché noi avessimo la vita. Oggi leggiamo altri due richiami alla concretezza. Nell’amore non c’è posto per il timore. La paura del giudizio, del castigo, delle “fiamme eterne” non può aver spazio in noi. Infine, come si può amare Dio che non si vede, se non si ama il fratello che si vede e si incontra ogni giorno? E’ sui fratelli, sugli uomini che sono orientati il nostro impegno e il nostro affetto.
Rimanere nell’amore,rimanere in Dio..Dio che rimane in noi.
Ecco l’orizzonte e la direzione…il Vangelo che abbiamo conosciuto.
In ogni forma,luogo,momento della giornata,in ogni condizione..
Dio è amore.
Egli ci ha amati per primo..
Ora a noi la palla!!
Senza timore..