Forse qualcuno avrà letto il messaggino di domenica scorsa dove parlavo del piccolo Giovanni nato a Gerusalemme in grande tribolazione, all’Ospedale Arabo del Monte degli Ulivi, vicino a casa nostra: partendo da Gerusalemme non ho avuto buone notizie di lui. Ma per i giorni luminosi della presenza di Papa Francesco in Terra Santa , il piccolino è stato l’angelo che mi ha accompagnato. Circondato di attenzione e di affetto, ho avuto la possibilità di partecipare alle occasioni più importanti di questa visita importantissima. Ma grande è stata la mia sorpresa, quando mi sono reso conto che i bambini, e dunque anche il “mio” bambino, erano al cuore di ogni presenza e di ogni intervento di Francesco. Tutta l’omelia della Messa di Betlemme è stata dedicata ai bambini, nella grazia e nella potenza del Bambino Gesù, per dire che il rapporto che una cultura e una società hanno con i bambini misura la loro verità. E poi i bambini, sempre. Il suo tentativo costante è stato quello di lasciare il posto fissatogli dalle regole e dalla norme di sicurezza, per confondersi con loro. E gli hanno presentato e fatto trovare bambini sempre! Persino in una visita delicata come quella al Grande Rabbinato di Gerusalemme. Anche lì, un bambino! Un bambino malato, cristiano, curato da medici israeliani, che dice di volere vedere il Papa. E loro lo accontentano, portandolo in mezzo ai rabbini. Così, anche lì c’era un bambino a vigilare sulla sapienza e sulla carità delle nostre tradizioni di fede.
In altra occasione, alcune persone, grandi e piccole, gli raccontavano le difficoltà della loro vita anche per il conflitto che ferisce e addolora quella Terra. Quando uno finiva di fare il suo discorsetto, saliva tre gradini per andare a farsi abbracciare dal Papa. Ma l’ultimo intervento era “in carrozzina”. Allora, Francesco, appena finito il discorsetto, si è alzato dalla sua poltrona ed è sceso ad abbracciare. Ma in questo modo, tutto è finito: subito è stato circondato da moltissimi che volevano abbracciarlo ed essere abbracciati. Ogni tanto si vedeva uno “zucchetto” bianco tra le altre teste. Un “fine liturgia” meraviglioso! E Lui stesso si è fatto bambino, sempre. Si è fatto sempre “povero”. E quindi pieno di parole e sguardi di riconoscenza, di ammirazione, di affetto. Ed è stato “bambino” quando doveva scendere alcuni gradini nella Piazza del Sepolcro per entrare in Basilica insieme al Patriarca di Costantinopoli. Questi lo ha preso sottobraccio, ma Lui ha afferrato quel braccio e quella mano dicendo: “Qui si scivola!”. Le cose grandi e importanti le conoscete dalla cronaca alta. Mi fa piacere dirvi quanto il nostro Papa sappia essere piccolo come i piccoli e tra i piccoli.
Buona Domenica.
Don Giovanni.
Domenica 1 Giugno 2014