16 Ed ecco, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». 17 Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». 18 Gli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, 19 onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». 20 Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». 21 Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!». 22 Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.
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PRIMA PARTE
Vi consiglio vivamente di non precipitare subito in una lettura solo “morale” della parola che oggi il Signore ci regala. Questo “giovane ricco” (solo Matteo lo presenta come un giovane, Marco 10,17-31 e Luca 18,18-30 sembrano raccontare di un uomo maturo e sperimentato) è una persona molto strutturata umanamente e spiritualmente. Lo si potrebbe pensare anche come immagine dell’ebraismo, con tutta la sua ricchezza spirituale e morale, e anche con la “difficoltà” che tale ricchezza può causare di fronte alla Persona e alla Parola di Gesù.
I vers.16-17 pongono un tema-problema molto importante. Il giovane chiede a Gesù circa “il buono” da fare per avere la vita eterna. Notiamo innanzitutto la radicale differenza tra lui e i bambini del testo precedente: quelli nulla potevano fare per proprio conto, nè quindi progettare..essi sono coloro che radicalmente “poveri” possono solo ricevere. Si può per loro pensare alla beatitudine dei “poveri in spirito”. Gesù non risponde subito alla domanda del giovane, ma obietta che secondo la fede ebraica – e quanto più cristiana! – non esiste “il buono”, e quindi “il bene”, perchè “buono” è solo Dio. E’ una contestazione vivace a quelli che noi oggi chiamiamo “i valori”. Tutto quello che è buono, vero, giusto…è solo di Dio. Altrimenti si rischia di “divinizzare” quello che non è Dio. I “valori” sono esposti ad essere un’affermazione pagana! Quindi non esiste il “buono da fare”, perchè solo Dio è buono! Quello che un ebreo deve fare è osservare i comandamenti che sono la grande via che Dio ha dato per “entrare nella vita”. Notiamo che mentre il giovane chiedeva il “che fare” per “avere la vita eterna”, Gesù gli ricorda che i comandamenti sono stati donati “per entrare nella vita”.
Ai vers.18-20 il dialogo porta non solo a indicare i comandamenti che Gesù considera principali – notiamo che Matteo rispetto a Marco e Luca cita anche il comandamento dell’amore del prossimo – ma anche all’affermazione da parte del giovane ricco, di un’osservanza già praticata. E’ una persona ricca di sostanze materiali, o è anche semplicemente un ebreo rigorosamente fedele alla Legge? Qui è senz’altro così! Ma dunque, che cosa allora gli manca?
SEGUE
SECONDA PARTE
Merita molta attenzione la risposta di Gesù al ver.21! Vedo che solitamente l’attributo “perfetto” espresso dal Signore viene inteso solo sul piano etico. Il che è certamente giusto, ma credo lo sia come conseguenza del significato più profondo del termine. Si tratta di una parola della lingua greca che porta in sè l’affermazione di “una fine” che è anche e soprattutto “il fine”. L’uomo perfetto è quindi l’ultimo: se Adamo è il primo, Gesù Cristo è l’ultimo, l’uomo finale. Credo quindi che la frase di Gesù “se vuoi essere perfetto” indichi prima di tutto la condizione del “cristiano”. Come se Gesù gli dicesse: “Se vuoi essere cristiano…”. Se questo giovane ha praticato tutto quello che consente di “entrare nella vita”, ora può veramente vivere questa “vita nuova” che Gesù è venuto a donare all’umanità. Vita nuziale, vita di comunione con Dio e tra noi! Quella rappresentata dall’immagine dei bambini portati a Gesù e da Lui toccati e benedetti. Adesso tutto quello che ci ha portato a questo punto può e deve essere lasciato e dato a chi ancora non ha potuto incamminarsi verso la vita. A noi resta solo la vita dietro a Gesù! Con Lui. Questa è un’umanità nuova, che vive la pienezza della comunione con Dio nella Persona di Gesù.
E’ meravigliosa e straziante la “tristezza” che segna la vita di quel giovane “troppo ricco”. E’ l’esperienza di tutti noi, peccatori, che sperimentiamo l’amarezza di tutte le nostre piccole e grandi idolatrie. Noi che dobbiamo continuamente confessare al Signore di non avergli voluto bene fino in fondo, e di essere stati sedotti da altre ricchezze. Ma l’amore è inevitabilmente intrecciato con la gelosìa. E la vita cristiana è esperienza profonda – e anche dolorosa – della gelosia di Dio. Si capisce che per l’Amore non si può far altro che dare la vita. Dunque, i “perfetti” non sono una categoria di pierini. Nè la perfezione passa per qualche condizione speciale di vita. In ogni condizione, attraverso ogni vicenda, ad ogni età della vita…siamo chiamati a “seguirlo” verso Gerusalemme dove Gesù dona la sua vita al Padre e a noi. Il cristianesimo è una infinita storia d’amore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sono personalmete convino che certe pagine del Vangelo, di per sé chiarissime ed inequivocabili, debbano essere lette e rilette senza l’ausilio ingannevole delle interpretazioni spesso fuorvianti, senza lo specchio deformante di esegesi accomodanti. Questa è una di quelle, come la pagina delle Beatitudini, come la pagina altrettanto chiara e terribile del capitolo 25 di Matteo.
Oggi celebriamo la prima messa qui a Mapanda con Giuseppe a Vincenzo, arrivati a farci visita. Facciamo tanti auguri alla nostra Sara per il suo compleanno.
La domanda del giovane al v. 20 “che mi manca ancora?” è una domanda importante. Mostra che anche una certa perfezione morale che viene dalla osservanza della Legge, è insufficiente. Preannuncia la consapevolezza che Paolo esprime in Rom 3:23: “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”. Quello che è buono è il rapporto personale, nella fede e nella comunione, con Gesù Cristo. Anche la preghiera sacerdotale di Gesù dice che il senso profondo del suo sacrificio è che conosciamo la gloria del Padre e diventiamo partecipi di questa stessa gloria per la comunione con Gesù e con il Padre.
La prima risposta di Gesù al v. 17 “”Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono”, vuole dirci che c’è uno solo che le cose buone le dà come regalo, e non tanto che sei tu che le fai. Come i bambini che ieri venivano portati a Gesù e ricevono da Lui il dono della sua benedizione.
E il seguito della sua risposta corregge ancora quanto il giovane ricco diceva, evidenziando una mentalità che rischiava di valorizzare le cose importanti, anche quelle spirituali, nella direzione del possesso e del commercio. Non si tratta tanto di “avere/possedere” la vita “eterna”; quanto di “entrare” nella “vita”; non tanto di avere una assicurazione per un futuro buono, ma di entrare già da ora nella vita, nella gioia della comunione con Gesù, del tutto ricevere dal Padre seguendo Gesù.
In Matteo, Gesù nella sua risposta aggiunge ai precetti del Decalogo, anche il comando di amare il prossimo come te stesso. È importante, perché nelle lettere di Paolo questo precetto viene indicato come la sintesi e il compimento di tutti i precetti della Legge antica. Vuole dire che tutto è chiamato ad entrare in questa perfezione. Rispetto poi a seguire il Signore, viene in mente una immagine che purtroppo qui non succede; e cioè il bacio di Francesco al lebbroso. Subito dopo infatti Francesco va e distribuisce i suoi beni a poveri, spogliandosi di tutto per seguire Gesù in grande letizia. Un evento particolare che poi dà l’avvio a tutto il resto, alla sequela povera e lieta di Gesù. Il giovane di oggi non fa questo scatto. Per noi possiamo pensare al battesimo come questo evento particolare a cui i nostri genitori, come quei piccoli di ieri, ci hanno portato. E ora dunque, noi che già siamo stati messi e siamo entrati in questa via della vita, dobbiamo ravvivare il ricordo e l’efficacia di quell’evento di salvezza.
“Avere la vita eterna” è ricevere 100 volte tanto per tutto quello che si è lasciato per seguire Gesù; come la Piccola Regola ci insegna, ricavando da s. Francesco: “liberare il nostro cuore da ogni creatura, per poi riceverle trasfigurate nella lode piena”.
La parola del v. 21 “Vendi i tuoi beni” richiama ciò che leggevamo all’inizio del capitolo: “Per questo l’ uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”. E anche quello che Gesù diceva successivamente su quanti si fanno eunuchi “per il regno dei cieli”, e i bambini portati a Gesù, e da lui benedetti, perché il regno dei cieli è loro. Quello che il Signore dice oggi a questo giovane ricco, unito a queste parole e immagini che hanno preceduto nel capitolo, ci dicono la necessità di rinunciare a tutto e anche a se stessi per le nozze con il Signore. Per quanti di noi vivono nella verginità, queste parole sono una nuova esortazione all’approfondimento del rapporto sponsale con Gesù, riconoscendo che le parole sui bimbi coi vogliono dire che questo è possibile solo in una grande piccolezza.
L’uomo “perfetto” è dunque questo bambino che riceve tutto, che si fa eunuco per il regno dei cieli, che segue Gesù, per diventare nella unione con Lui “uomo perfetto”, nella unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, … nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. (Efe 4:12).