19 In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20 Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Seleziona Pagina
Le parole che riceviamo oggi dalla bontà del Signore sono ricordate solo nel Vangelo secondo Matteo. Ci possiamo domandare da dove venga questa assoluta fiducia nell’ “accordo” tra le persone. Non siamo sempre esposti a trame mafiose, dove l’accordo ha fini di iniquità? E’ proprio su questo verbo reso in italiano con “mettersi d’accordo” che possiamo fare qualche considerazione. Il termine richiama la parola italiana “sinfonìa”. E la sinfonìa dice il convergere e l’armonizzarsi di “diversità”. Qui sta, credo, il punto forte di questa affermazione piuttosto spregiudicata di Gesù. Il mistero stesso di Dio è nel suo intimo una “sinfonìa”, e cioè la conpresenza di “diversi”. Nella pienezza della rivelazione cristiana Dio non è una eterna “solitudine”, ma l’eterno amore del Padre, e del Figlio nello Spirito Santo. Fare il segno della Croce accompagnandolo con la memoria della Trinità, è già esprimere in modo supremo quella “riconciliazione”, quella sinfonìa tra Dio e l’umanità che si è compiuta quando il Verbo si è fatto carne ed ha abitato in mezzo a noi. Il Figlio di Dio ha assunto la nostra umanità perchè l’assoluta lontananza tra Dio e l’uomo divenisse comunione, come Gesù stesso chiede nella grande preghiera di Giovanni 17, che oggi è bello celebrare: Gesù chiede che possiamo essere una cosa sola in Lui come Lui e il Padre sono in comunione perfetta. Ritorno un momento all’antipatica citazione della “mafia”, per dire che quella non è una sinfonìa, cioè un incontro di diversità, ma è l’intesa di complici intorno a iniqui progetti.
Osserviamo come il nostro testo dica che la sinfonìa tra i due ha come suo obiettivo di “chiedere” al Padre, e quindi di cercare la sinfonìa suprema tra noi e il Signore. E’ una comunione tra le persone strettamente unita alla comunione con Dio. Questa è la Pace!. Che appunto non è una situazione di non belligeranza, ma è la continua guerra contro la separazione, la divisione e l’inimicizia. Quando uniamo le nostre diversità nella preghiera, allora celebriamo nella nostra umile esperienza umana l’infinita bellezza del mistero dell’Amore.
Il ver.20 pone su tutto questo un sigillo meraviglioso. L’ “essere riuniti” due o tre nel nome del Signore è già un’operazione divina. Insisterei cioè nel sottolineare la forma passiva di quell’essere riuniti. Non tanto “si sono riuniti”, quanto “sono stati riuniti” nel nome del Signore: è l’opera dello Spirito Santo. Anzi è la sua presenza. Ed è quello che oggi consente a Gesù di dire “lì sono io in mezzo a loro”. La preghiera che i due o tre rivolgono al Padre celebra la preghiera stessa di Gesù al Padre. Quando convergiamo per chiedere qualcosa al Padre, Gesù, il Figlio prediletto, è in mezzo a noi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
I due versetti del brano di oggi invitano i fratelli alla preghiera concorde. Secondo il commento di S. Agostino al salmo 133: “Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!”: questa unità dei fratelli è bella e soave per Dio stesso! Perciò tutti i tentativi in ordine all’unità sono un inno di lode a Dio. E S. Ignazio così scrive agli Efesini, quasi glossando questi vv.: “E voi, ciascuno per la sua parte, diventate coro, affinché consoni in concordia, prendendo il tono di Dio in unità, cantiate in un’unica voce per mezzo di Gesù Cristo al Padre, perché vi ascolti e vi riconosca, per il bene che fate, quali membra del Figlio suo.”
La preghiera concorde dei fratelli è anche come una corda he non si spezza, secondo l’immagine di Ecc 4:12 “Se uno aggredisce, in due gli possono resistere e una corda a tre capi non si rompe tanto presto”: questa corda a tre capi è l’unità di due (o più fratelli/sorelle), il terzo tra loro essendo il nostro Dio di comunione.
E’ importante accordarsi qui “sulla terra” (v. 19) per chiedere nella preghiera, e il Padre “che è nei cieli” esaudirà, per il Signore Gesù, che è “in mezzo a noi”.
Gesù qui ci esorta alla preghiera comune. Prima ci aveva detto della importanza della preghiera personale (“ritirati nella tua stanza, il Padre tuo vede nel segreto” Mt 6:6). Sono i due modi, entrambi importanti e necessari della preghiera cristiana. Pregare insieme è importante, anche per la correzione fraterna di cui ascoltavamo ieri. La preghiera, la correzione, la riconciliazione sono azioni strettamente unite, che si compiono per la presenza del Signore che Lui assicura ai suoi riuniti.
E’ più facile chiedere insieme nella preghiera “nel nome del Signore” per coloro che sono disposti ad accogliersi a vicenda come fattisi piccoli e bambini “nel nome del Signore” (v. Mt 18:5).
Il collegamento con il brano di ieri ci suggerisce che le azioni di “legare e sciogliere” sono esercitate per favorire la riconciliazione tra i discepoli di Gesù, la preghiera concorde “non più nostra, ma di Gesù e della Chiesa in noi”. Ciò che si chiede è allora chiesto nella libertà dei figli di Dio, per la quale il Signore ci ha liberato, e nella quale – anche per mezzo della preghiera comune e della riconciliazione – anche rimaniamo.