19 Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20 e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21 Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22 Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23 e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
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A questo punto del nostro cammino nel Vangelo secondo Matteo possiamo sottolineare una caratteristica molto importante della Parola di Dio. E cioè di come Dio entri nella storia umana, e parli ad essa, in certo senso “dialogando” con essa. La Parola di Dio non è mai “fuori” dalla storia, ma sempre “dentro” di essa e dentro a tutti i suoi condizionamenti, le sue fatiche, le sue violenze … Questo è un dato molto importante, che non sempre viene tenuto in sufficiente attenzione anche dalla comunità credente! Basti pensare a noi stessi, anche a quel “gruppone” che a quest’ora e in questo giorno sta ascoltando la Parola di Matteo, che riceve in dono dalla bontà del Signore! E’ certo che tale Parola avrà risonanze, appelli, inviti, consolazioni … ben diversi! E’ la stessa Parola, che entra nelle nostre diverse storie, e personalità, e condizioni, ed è per ciascuno di noi, e per tutti noi, la Buona Notizia di Gesù!
Vediamo dunque come “l’Angelo del Vangelo” guidi Giuseppe e la sua singolare famiglia nelle vie della storia! “Sono morti quelli che cercavano di uccidere il Bambino” e quindi la famigliola emigrata in Egitto può tornare “nella terra d’Israele”. E Giuseppe obbedisce a questa “Parola” nella storia. Ma al ver.22 sopraggiunge un fatto delicato e pericoloso: “Nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode”. E Giuseppe “ebbe paura di andarvi”. La si potrebbe considerare una situazione solo soggettiva! Ma se ne tiene conto! E il nostro Giuseppe, “avvertito in sogno, si ritirò nella regione della Galilea, e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret”. Siamo dunque ad un cambiamento di programma! Ma questo non è ostacolo, e anzi fa parte della profezia che ha atteso e preparato la nascita del Bambino, che, secondo “ciò che era stato detto dai profeti, sarà chiamato Nazareno”. Niente è “assoluto” nella storia, perchè tutto è “relativo” a quella Parola che la crea e la conduce, e che dunque sa entrare nella storia umana per abitarla, cambiarla, illuminarla….
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
In tante vicende ingarbugliate e anche dolorose, vediamo il compiersi misterioso del disegno di Dio. – Questo andirivieni tra la terra d’Egitto e la terra d’Israele ci riporta alla storia dell’altro Giuseppe, che mostra così bene come Dio sappia volgere in bene, in un bene sempre più grande, le vicende più negative. – Nel brano odierno, vediamo com’è fragile, debole il piccolo re nato da poco: costretto alla fuga, minacciato nel ritorno, poiché la malvagità di Archelao non è inferiore a quella di suo padre. Così Gesù deve diventare galileo e “nazareno”. Non vivrà nel cuore di Israele, come sarebbe stato in Giudea e a Gerusalemme, ma nella lontana e rozza periferia, terra di persone assimilate ai pagani e di teste calde e ribelli.
“Nazareno” non significa propriamente “cittadino di Nazaret”, ma potrebbe essere – secondo una nota – una designazione generica per “quello di Nazaret”: comunque, Gesù vivrà e crescerà in un paesino sconosciuto, senza importanza, mai citato nell’Antico Testamento.