50 Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51 Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52 Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53 Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54 Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55 Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56 poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.
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Giuseppe d’Arimatea viene chiamato uomo buono e giusto, come ieri il centurione diceva di Gesù “Veramente quest’uomo era giusto”: la giustizia del Signore diventa così principio di giustizia per gli uomini; noi sappiamo di non essere giusti, ma possiamo “sperare” di attingere da lui un po’ della sua giustizia, così come Giuseppe d’Arimatea “aspettava” il regno di Dio.
Una particolare caratteristica della giustizia di Giuseppe sta nel suo “non aderire alla decisione e operato degli altri”.
Il sepolcro è “scavato nella roccia”, come le tavole della Legge erano tagliate dalla roccia: il verbo, rarissimo nel suo uso, dice un collegamento speciale tra la Legge del Sinai e la morte e risurrezione di Gesù.
Anche lo splendere delle luci del sabato indica già un riscatto delle tenebre di ieri, che accaompagnavano la morte di Gesù
Infine, la presenza delle donne, che aveva accompagnato, soprattutto secondo questo vangelo, il cammino di Gesù fino a Gerusalemme, è segno di cura affettuosa e delicata, attesa calma (“osservarono il riposo come era prescritto”) e fiduciosa di un bene che si può solo sperare.
Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-2350-56.html
Giuseppe di Arimatea, il giusto che aspetta il Regno di Dio mi pare la figura finale del popolo della prima alleanza, colui che celebra, nell’accompagnare al sepolcro il corpo di Gesù morto, l’ultimo atto della lunga attesa di Israele. Giuseppe è l’Israele che sostituisce al velo stracciato del tempio il lenzuolo che avvolge il corpo del Signore, Lui che è il nuovo luogo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Quest’ultimo atto della antica alleanza si compie proprio all’accendersi delle prime luci del sabato. Come ai tempi della creazione, anche ora è dato un sabato, un tempo del riposo di Dio, a suggello del compimento della grande opera della redenzione. Le donne, invece, seguono Giuseppe ponendosi in continuità con il suo operato, pronte a intervenire direttamente solo dopo il sabato: figure veramente sponsali, vegliano operose nell’attesa delle nozze.