50 C’era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. 51 Non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Egli era di Arimatèa, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio. 52 Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53 Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. 54 Era il giorno della parascève e già splendevano le luci del sabato. 55 Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, 56 poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.
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Mi ha colpito molto la figura di Giuseppe.
A differenza della folla, v.48, che torna indietro percuotendosi il petto, Giuseppe ‘non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri’ e ‘aspettava il regno di Dio’. Come se ci sia una grossa differenza tra la folla, che assiste,ripensa e si pente e Giuseppe che agisce in base alla sua tensione per il Regno di Dio.
Questo atteggiamento poi lo porta a compiere il servizio a Gesù, in un passaggio mi sembra molto delicato. Mi sembra un grosso onore per Giuseppe.
Ho colto oggi in questi versetti l’invito a sbilanciarsi definitivamente per il Vangelo, pensando e operando per il Regno.
Luca raccoglie nella persona di Giuseppe d’Arimatea una grande lode dell’Israele fedele che “aspettava il regno di Dio”(ver.51). Mi sembra di cogliere un legame importante tra la sua figura e i personaggi che caratterizzano i primi due capitoli del Vangelo, con tutte le preziose figure che attendono e ricevono il supremo dono di Dio, il Messia atteso dalle generazioni dell’Israele fedele. Sembra concludersi con Giuseppe d’Arimatea la grande vicenda terrena del Figlio di Dio, che nasce dal popolo della prima alleanza e in esso porta a pienezza la sua obbedienza al Padre e il compimento delle Scritture. Giuseppe è nello stesso tempo personaggio importante, membro del sinedrio, ma esente dalle responsabilità che hanno portato al rifiuto e alla morte di Gesù. Gli vengono attribuite due virtù privilegiate: buono e giusto! Dal grembo della Vergine Madre al grembo della terra per mano di Giuseppe: si compie la grande liturgia del cammino terreno del Signore. Ogni particolare sembra sottolineare la preziosità di una liturgia umile e amorosa. Giuseppe è il primo grande protagonista del nostro brano di oggi.
Il secondo protagonista è la meravigliosa preghiera di Israele, la fedeltà di Israele ai tempi di Dio, e al loro supremo sigillo, che nella fede e nella pietà ebraica è il Sabato. La sepoltura deve avvenire prima che si accendano le luci del sabato, cioè le prime stelle che segnano nel cielo del venerdì sera l’inizio del grande riposo, e le lampade che nelle case le madri accendono perchè la loro casa entri nella grande preghiera del riposo sabbatico. Il sabato dei padri ebrei, osservato “secondo il comandamento”(ver.56), giunge alla sua pienezza come riposo del Signore nel sepolcro.
Dalle donne degli inizi – centralmente Maria ed Elisabetta – a queste donne degli aromi e degli oli profumati, verso quelle del mattino di Pasqua: è il grembo della nuova creazione, della nuova umanità che nasce dal sacrificio d’amore del Figlio di Dio, del Messia di Israele. Le donne sono il terzo grande protagonista della memoria evangelica che oggi celebriamo. Un ruolo, forse “il” ruolo assoluto, esercitato con le note tipiche della femminilità, chiaramente distinto da quello apostolico, e sua fonte.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Come gli altri che hanno già commentato mi affascina molto la figura di Giuseppe: era “membro del consiglio” e però non aveva acconsentito alla “decisione” (=consiglio) degli altri. Era dentro ma si era distinto. Contradditorio? Ambiguo? No! Istintivamente non mi sarebbe dispiaciuto vederlo più combattivo durante il Consiglio, il processo… Ma la morte di Gesù è una cosa molto più grande. Giuseppe era buono e giusto, aspettava il Regno di Dio e con umiltà e coraggio va da Pilato…
E’ bello che nel suo piccolo, nella drammaticità della situazione (immagino fosse molto triste anche lui per l’esito del processo) abbia potuto fare un grande onore a Gesù, fedele a tutta la sua vita di ebreo, dissociandosi dalla decisione dei suoi colleghi consiglieri.
Il testo di Giovanni riferisce che Giuseppe è un discepolo di Gesù, ma di nascosto per paura dei Giudei. Qui Luca lo presenta come un membro del consiglio che non ha aderito alla decisione e all’operato degli altri. Non è riportato che si è opposto, o almeno si è dissociato espressamente. Il Vangelo però ha uno sguardo più profondo e sa vedere che è un uomo buono e giusto. Le donne in qualche modo sono garanti della bontà dell’opera di Giuseppe di oggi, con il loro osservare come è deposto il corpo di Gesù.
Nonostante tutto, davanti a quella che appare la sconfitta di Gesù (Cfr. il testo di Emmaus), misteriosamente non cessa l’attesa. Giuseppe attende il regno di Dio e procede alla deposizione del corpo di Gesù, e anche i versetti dedicati alle donne sono come sospesi, in atteso di un esito.
Delle donne vengono sottolineate due attitudini importanti: esse seguono: fin dall’inizio hanno seguito Gesù. Il testo di oggi dicendo in generale che seguivano, da una parte certo intende che seguono Giuseppe, dall’altra individua nella sequela l’attitudine profonda e costante del loro essere discepole. esse osservano il comando del sabato, che impone loro il silenzio/tranquillità/pace, che appare così contrastante – e difficile – in relazione agli avvenimenti, ma che, al di là della loro consapevolezza, è tutto pieno dell’attesa di quanto Dio opererà. Questo silenzio quieto che Paolo in 1 Tim proporrà alle donne a preferenza e alternativa a altri atteggiamenti, rimane in tutta la sua verità come strada per noi come espressione di fede in quanto Dio ha la potenza di fare, a fronte delle situazioni più impossibili.
C’è un clima di quiete, di silenzio,nel brano odierno, dopo la conclusione del dramma. – Alla riflessione sull’Israele fedele, fatta da d. Giovanni, aggiungerei una riflessione sulla primitiva comunità cristiana: si coglie qui un atteggiamento amorevole verso il corpo di Gesù e anche, forse, una preoccupazione: che ne è stato del corpo del Signore? non sarà finito , come gli altri condannati, nella fossa comune, non usufruendo nemmeno di una degna sepoltura (ultimo oltraggio voluto dai “nemici”)? Ecco allora la rassicurante certezza: del corpo del Signore si è occupato un uomo buono e giusto…; il corpo è stato avvolto in un candido lenzuolo; il sepolcro era nuovo, mai usato… Di tutto questo ci sono testimoni importanti: le donne che “osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù”. Ancora una volta, al primo posto ci sono loro, che saranno anche i primi “angeli”, cioè le annunciatrici della risurrezione. Nella calma serena del riposo sabbatico, infatti, già splendono le prime luci…