1 Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve. Ed egli la manifestò, inviandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni, 2 il quale attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto. 3 Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino.
4 Giovanni, alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, 5 e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra.
Seleziona Pagina
Lasciamoci sorprendere dalla prima parola del nostro testo. Il termine “rivelazione” rende in italiano la parola greca “apocalisse”. Notiamo quindi che questo “libro” biblico inizia con una parola – “Apocalisse” – che è anche il titolo di tutto il libro. Così è nella tradizione ebraica, dove tutti i Libri della Bibbia hanno come titolo la prima parola, o la prima espressione del Libro stesso, diversamente dai titoli della versione in lingua greca che esprimono in qualche modo il “contenuto” del libro stesso. Per fare un esempio, “Genesi” è il titolo del primo libro della Bibbia nella versione greca, titolo che vuole accennare al contenuto del libro stesso, mentre nel testo ebraico il titolo è “In principio”, che è la prima parola del testo. Spero di essere stato non troppo incomprensibile!
Dunque un titolo, “Rivelazione”, altamente positivo, ben lontano dai significati drammatici e catastrofici che il termine “Apocalisse” ha nella nostra tradizione popolare. Questo ultimo Libro di tutta la Bibbia è appunto la “rivelazione”, il “toglimento del velo”, affinchè tutto il mistero e tutto il dono di Dio siano finalmente rivelati e donati all’umanità! Sono le cose che devono avvenire “tra breve”: ma anche questo non deve spaventare! Anzi, al contrario, è il lieto annuncio del compimento di tutta l’opera di salvezza compiuta da Dio per noi, per ciascuno di noi, per le chiese, e per l’intera umanità.
Di tutto questo è latore Giovanni, servo di Dio, che ha ricevuto la “rivelazione”, e cioè la Parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, e che ne è testimone “riferendo ciò che ha visto” (ver.2). Noi conosciamo il nome di Giovanni come autore del Quarto Vangelo, delle tre Lettere, e quindi di questo ultimo Libro della Bibbia. Il contenuto di questo Libro sembra venga comunicato come una grande Liturgia dove, dice il ver.3, c’è “chi legge”, e “coloro che ascoltano”. Dunque un Libro che diventa “evento” quando viene proclamato e ascoltato. Chi proclama e chi ascolta sono “beati”, e “custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino”!
Questa Parola è indirizzata da Giovanni “alle sette chiese che sono in Asia”. I loro “sette spiriti” stanno davanti al trono di Dio. Il ver.4 è l’esordio di questo messaggio. Alle sette chiese viene annunciata e donata “la grazia e la pace” da parte di Dio “che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra”. Sono nomi e titoli che dovranno essere illuminati e spiegati dal resto di tutto il Libro.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Siamo al compimento della “rivelazione”, alla piena manifestazione dell’amore del Padre. Ce la comunica Giovanni, che sarà definito al v.9 “fratello e compagno”. Sarà l’apostolo, l’autore del quarto vangelo? E’ bello pensarlo; ma è bello anche ipotizzare che sia uno dei tanti profeti sconosciuti di cui lo Spirito si è servito e si serve per parlarci. Chiunque egli sia, ci fa oggi una lieta sorpresa: garantisce felicità, beatitudine a noi che ci accingiamo a leggere e fare nostre le sue parole. E’ la prima delle sette beatitudini presenti in questo scritto.
“Il tempo è vicino”. Il tempo domina queste prime righe dell’Apocalisse e poi continuerà a farlo nel resto del libro. Mi ha colpito questo tempo “vicino”, orizzonte della nostra beatitudine, orizzonte del nostro ascolto e della custodia della Parola. Mi pare anche orizzonte della grazia e della pace che riceviamo oggi in dono, non domani o fra un anno o chissà quando, ma oggi, in questo tempo vicino. Allora mi sono chiesto quanto anche sia importante che la mia risposta a questi eventi e a questi doni riposi nel tempo vicino, libera dalla preoccupazione del domani lontano, senza perdersi e distrarsi nei grandi sogni e nei grandi progetti collocati in un futuro che mi sfugge e mi deresponsabilizza.