9 Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». 10 Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 11 Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. 12 Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». 13 Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.
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Al v.9 del nostro testo compare un termine “visione”, usato solo qui in tutti i vangeli e alcune volte negli atti degli apostoli. Il significato di “visione” è in realtà nella tradizione biblica un modo per dire “la Parola che si fa visibile”. Cito ad esempio Ez 1 dove un termine del tutto simile al nostro compare più volte nella grande descrizione della teofania. La visione è il miracolo della trasfigurazione che abbiamo ieri considerato. Perchè non se ne deve parlare? Le note delle bibbie parlano del “segreto messianico”, cioè la prudenza che deve essere mantenuta per non degradare l’evento di Gesù in un clamoroso fatto mondano e quindi in una delle tante potenze che dominano la storia. Gesù dice che non se ne può parlare “prima che il figlio dell’uomo non sia risorto dai morti” v.9. Potremmo pensare che quindi ormai noi ne possiamo parlare ma il senso delle parole di Gesù è che la notizia del risorto può e deve incoraggiare tutte le generazioni a portare il dolce giogo di Gesù che è la sua croce, segno di quell’amore per l’umanità che porta il Figlio di Dio alla sua Pasqua e sostiene la testimonianza di tutti i suoi discepoli in tutte le generazioni della storia.
I discepoli reagiscono a questa affermazione del Signore ricordando che prima della fine e della presenza salvifica e universale del Messia “prima deve venire Elia” v.10. Gesù conferma l’affermazione dicendo che Elia è venuto. Di fatto come i discepoli capiranno, Elia è Giovanni Battista che ha “ristabilito”, cioè ha raccolto e portato a compimento tutta la preparazione e tutta la profezia di Israele, verso la venuta del Messia. Ma “non l’hanno riconosciuto; anzi hanno fatto di lui quello che hanno voluto” v.12.
E’ proprio del testo di Matteo la conseguenza che Gesù ne trae: “così anche il figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro”. Questo è di estrema importanza per capire come e dove si colloca la testimonianza cristiana, di ogni cristiano e della comunità ecclesiale, tra il martirio del Battista e la Pasqua del Signore. Sorretti dalla luminosa speranza della resurrezione di Gesù e della resurrezione di ogni uomo e donna della terra in Gesù, i discepoli portano la loro croce e lo seguono, come già ascoltavamo in Mt 16,24. Quindi non la pretesa mondana di avere ragione e di potere e dovere per questo governare la storia, ma il desiderio di unire al sacrificio di Gesù l’offerta della vita per la salvezza di tutta l’umanità.
Dio ti benedica e tu benedicimi. Tuo Giovanni.
Molte volte vediamo Gesù salire su un monte e poi insegnare, e poi scendere, come qui e anche ai capp. 5-7. Con questo vuole dirci che il suo insegnamento, che viene dall’ “alto”, da Dio, scende verso di noi uomini.
Il testo di oggi ci mostra come i discepoli di Gesù debbano cominciare da subito ad obbedire alla voce del cielo che ieri diceva: “Ascoltatelo!”, perché Gesù scendendo dal monte della trasfigurazione chiede loro di non rivelare la sua gloria fino a quando non sarà risorto dai morti.
Rispetto alla venuta di Elia e alla sua opera di “restaurazione”, abbiamo notato la bellezza di questa parola: viene per riportare le cose alla bellezza originaria. Questo è tutto quello che – secondo Rom 8 – la creazione tutta quanta attende e sospira. Questo si può compiere con la eliminazione del peccato, a partire da Giovanni Battista (Elia), che ha cominciato a predicare la remissione dei peccati, che sarà perfetta con la Pasqua di Gesù. E’ per questo che Elia fu rapito in cielo: perché la sua opera allora rimase incompiuta, e il perdono dei peccati sarà annunciato da vicino da Giovanni Battista e compiuto solo con la venuta di Gesù.
La memoria che Gesù fa oggi di Elia ci mostra come Gesù cita e interpreta la Scrittura: nella luce del piano di salvezza più intimo di Dio: Elia viene “per la restaurazione” di tutte le cose. Il piano di Dio è la salvezza di tutta l’umanità.
Il v. 12 mostra che da parte degli uomini, alcuni uomini, c’è opposizione a questo piano di salvezza: “…non l’ hanno riconosciuto; anzi, l’ hanno trattato come hanno voluto”. Il piano di Dio si incontra con la violenza degli uomini: non comprendiamo e facciamo ciò che vogliamo. Questo pensiero sarà chiarito meglio nella parabola dei vignaioli omicidi.
Come avviene dunque questa “restaurazione di tutte le cose”? Da un lato, per quelli che si sono opposti, questa non è avvenuta: hanno rifiutato la predicazione di Giovanni battista (i peccatori, i pubblicani e le prostitute invece hanno ascoltato). Ma d’altra parte, tutto è restaurato, ma in modo diverso da come ci aspetteremmo: secondo il modo misterioso di Dio.