1 Questa parola è degna di fede: se uno aspira all’episcopato, desidera un nobile lavoro. 2 Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, 3 non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. 4 Sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi, 5 perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? 6 Inoltre non sia un convertito da poco tempo, perché, accecato dall’orgoglio, non cada nella stessa condanna del diavolo. 7 È necessario che egli goda buona stima presso quelli che sono fuori della comunità, per non cadere in discredito e nelle insidie del demonio.
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Quello che più mi afferra di questa Parola è l’esigenza irrinunciabile a che la comunità cristiana sia il più possibile, e sempre più, una famiglia! Per questo, non sembra che qui si pensino “seminari”, o percorsi specializzati, ma, al contrario, l’esperimento e l’esperienza di una vita del tutto ordinaria e condivisa con tutti, vissuta bene! Penso sia bene per noi considerare con molta attenzione testi come questo, proprio per vedere qualche indicazione preziosa, e ormai sempre più urgente, per il volto futuro, un futuro prossimo, della comunità ecclesiale.
In questo senso, è preziosa l’indicazione del ver.6 che domanda un’esperienza prolungata nel tempo. Non sono infatti le nostre doti, più o meno presunte, a rendere idonei a responsabilità, ma la nostra stessa storia, con tutti i suoi doni e le sue fatiche. E i nostri errori. Ed è prezioso il ver.7 che io colgo come consapevolezza che “quelli che sono fuori”, sono ugualmente nostri fratelli, in quanto come noi figli dello stesso Padre che desidera anche per loro, da parte nostra, tutti i segni dell’amore fraterno.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ho trovato molto interessanti i versetti 4 e 5.
In particolare mi è sembrato di capire che dietro la parola ‘guidare’ ci sia un termine che può significare ‘colui che sta sopra,a capo di,presiedere…Maestro!
Lo stile per guidare la famiglia è quello del Maestro. Non è un problema tanto di pedagogia e di psicologia..ma del Maestro!
Come cambia la prospettiva..è roba ancora più seria..
Cosa vuol dire presiedere le nostre piccole comunità domestiche come il Maestro? Con il suo sguardo e il suo stile?
Paolo va avanti..e dice che solo così il vescovo riuscirà a prendersi cura della Chiesa di Dio. ‘Avere cura’ proprio come il Samaritano..come il Maestro.
Quindi mi sembra bella,importante e urgente oggi una domanda:
come va la piccola diocesi della tua vita?
Un vescovo inadeguato.
E’ importante quella parola “episcopo”: “sorvegliante” traduce la TOB, “ispettore” in altre versioni; anche “supervisore” mi sembra che renda bene il termine. Direi che indichi più una funzione che una posizione gerarchica. E in tale funzione è determinante il “guardare”: stare attenti a che tutto si svolga bene nella comunità di quella Chiesa particolare. Secondo la bella espressione sottolineata da Maso, si tratta di stare attenti… per poter “aver cura della Chiesa di Dio”. Episcopo e presbitero sono considerati equivalenti nei testi del Nuovo Testamento. Quindi il compito del vescovo possiamo attribuirlo anche ai presbiteri… ed estenderlo a noi stessi, nel nostro piccolo ambito: guardare bene per aver cura…