1 Paolo, servo di Dio e apostolo di Gesù Cristo per portare alla fede quelli che Dio ha scelto e per far conoscere la verità, che è conforme a un’autentica religiosità, 2 nella speranza della vita eterna – promessa fin dai secoli eterni da Dio, il quale non mente, 3 e manifestata al tempo stabilito nella sua parola mediante la predicazione, a me affidata per ordine di Dio, nostro salvatore –, 4 a Tito, mio vero figlio nella medesima fede: grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro salvatore.
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Mi chiedo se la duplice qualifica con la quale Paolo si presenta “servo di Dio e apostolo di Gesù Cristo”(ver.1), non possa alludere alla storia della salvezza e a come questa sia giunta a pienezza in Gesù Cristo, facendo passare dalla servitù della Legge al vincolo nuziale e figliale e al compito divino di annunziare il Vangelo. E’ in ogni modo certo che l’apostolato di Paolo e la sua missione alle genti viene da lui stesso considerato elemento essenziale di quella storia. La verità annunciata è “secondo la pietà” – più che “conforme a un’autentica religiosità” – nel senso che in Gesù si è pienamente rivelata la via dell’incontro con Dio Padre come il Figlio stesso ce l’ha rivelata e donata. Mi sento portato verso l’affermazione di Gesù nel Vangelo secondo Giovanni: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”(Giovanni14,6). La “speranza della vita eterna”, cioè la speranza di poter ricevere e vivere in pienezza la vita stessa di Dio, è stata promessa da Dio fin dal principio, è stata profetizzata a Israele e infine “manifestata al tempo stabilito nella sua (di Gesù) parola mediante la predicazione”(ver.3). La predicazione della parola non è quindi solo la comunicazione di un evento, ma è interna all’evento stesso. Quando la Parola viene predicata è la storia stessa della salvezza universale che si compie! E Paolo di questo è pienamente consapevole: la predicazione è “a me affidata per ordine di Dio, nostro salvatore”, quel Dio che in Gesù si è pienamente rivelato. Al ver.4 anche Tito, destinatario principale della Lettera, viene coinvolto direttamente nell’opera salvifica della predicazione del Vangelo, come “mio vero figlio nella medesima fede”. Tito, come tutti i discepoli del Signore in tutte le generazioni, è stato generato alla fede, alla vita nuova, e come tale è veramente, nel Figlio di Dio Gesù Cristo, “figlio”: “a Tito, mio vero figlio nella medesima fede”. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.