1 O morte, com’è amaro il tuo ricordo per l’uomo che vive sereno nella sua agiatezza, per l’uomo senza assilli e fortunato in tutto e ancora in forze per provare il piacere. 2 O morte, è gradita la tua sentenza all’uomo indigente e privo di forze, al vecchio decrepito e preoccupato di tutto, a colui che è indocile e ha perduto ogni speranza. 3 Non temere la sentenza della morte, ricòrdati di chi ti ha preceduto e di chi ti seguirà. 4 Questo è il decreto del Signore per ogni uomo; perché ribellarsi al volere dell’Altissimo? Siano dieci, cento, mille anni: negli inferi non ci sono recriminazioni sulla vita.
Seleziona Pagina
Non mi piace la superficialità delle note delle bibbie quando con tranquillità affermano che le fede ebraica non ritiene ci sia una vita nell’eternità. Non sono un esperto, ma mi sembra di dovere e poter dire che questa fede c’è!
Certamente noi, discepoli di Gesù, possiamo entrare in questo tema supremamente delicato con la luce e la potenza dell’annuncio del Signore Gesù, e della sua morte e risurrezione che sono il cuore della nostra fede.
Il discorso sarebbe troppo lungo per le nostre piccole note quotidiane, ma voglio almeno ricordare insieme a voi che con Gesù, il Figlio di Dio, il Cristo Signore, tutta la realtà e la fede dei padri ebrei è giunta ad una pienezza di cui la fede ebraica è profezia necessaria e cammino senza il quale noi non avremmo la nostra fede!
Certamente, però, con Gesù, tutto ha assunto una pienezza, che quasi costringe a lasciar crescere anche una nuova terminologia.
Faccio un esempio che mi sembra profondamente legato anche al nostro brano.
La morte, nella fede di Gesù, in certo senso non è più la morte, perché tutti moriamo celebrando la morte del Signore che “ha dato la vita”!
Quando si muore, si dà la vita, si offre la vita. La morte diventa l’apice della carità! Non è la fine della vita, ma diventa in certo modo “il fine della vita”. La sua pienezza! Ed è quindi l’ingresso nella pienezza della vita!
Notiamo innanzi tutto un particolare di rilievo: ai vers.1-2 il Siracide si rivolge alla morte! Dunque una realtà ben precisa. Alla quale Gesù si rivolge con determinazione per la sua obbedienza al Padre.
Domenica scorsa Pietro proponeva di fermarsi al Monte della Trasfigurazione, ma Gesù esigeva che si ripartisse e che di quello che era accaduto non si dicesse fino a dopo la sua risurrezione dai morti. Dunque, fino alla morte Egli vuole e deve arrivare.
Le Domeniche di Quaresima che stiamo celebrando ci dicono come Egli voglia incontrare i grandi drammi della storia per portarli con Sè nella Pasqua della morte e della risurrezione.
La morte diventa il grembo della vita nuova. Solo così noi possiamo riflettere e pregare sul mistero della morte!
Siracide profetizza che non si deve “temere la sentenza della morte” (ver.3), e invita ad unirsi alla grande storia che ci precede e a quella che ci segue.
Presi per mano dalla profezia di Israele e dal Vangelo di Gesù noi viviamo la preziosità della nostra vita terrena non più prigionieri della paura della morte, ma aperti sino alla fine alla pienezza della vita.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.