1 Meglio essere senza figli e possedere la virtù, perché nel ricordo di questa c’è immortalità: essa è riconosciuta da Dio e dagli uomini. 2 Presente, è imitata, assente, viene rimpianta; incoronata, trionfa in eterno, avendo vinto, in gara, premi incontaminati. 3 La numerosa discendenza degli empi non servirà a nulla e dai suoi polloni spuri non metterà profonde radici né si consoliderà su una base sicura; 4 anche se, a suo tempo, essa ramifica, non essendo ben piantata, sarà scossa dal vento e sradicata dalla violenza delle bufere. 5 Saranno spezzati i ramoscelli ancora deboli; il loro frutto sarà inutile, acerbo da mangiare, e non servirà a nulla. 6 Infatti i figli nati da sonni illegittimi saranno testimoni della malvagità dei genitori, quando su di essi si aprirà l’inchiesta. 7 Il giusto, anche se muore prematuramente, si troverà in un luogo di riposo. 8 Vecchiaia veneranda non è quella longeva, né si misura con il numero degli anni; 9 ma canizie per gli uomini è la saggezza, età senile è una vita senza macchia.
Sapienza 4,1-9

Oggi la Parola di Dio entra in un dialogo interessante con due grandi elementi della fede ebraica: la longevità e la numerosa discendenza di figli, come segni e premi divini all’esistenza umana. Tali doni vengono oggi “relativizzati” al dono e alla custodia della Sapienza!
Come virtù ella viene citata al ver.1 come intimamente connessa con l’immortalità, che è ben più e ben diversa dalla longevità temporale: “Essa è riconosciuta da Dio e dagli uomini”! Il ver.2 ne tesse enfaticamente le lodi: la virtù, “presente, è imitata, assente, viene rimpianta; incoronata, trionfa in eterno”. Non c’è niente di più alto!
Al contrario (ver.3), tutto quello che viene generato dagli empi – e “discendenza” non sono i numerosi figli, ma tutto quello che nasce dalla vita degli “empi” – “non servirà a nulla….” E così fino al ver.6 che descrive questi “prodotti” dell’empietà come “figli nati da sonni illegittimi che saranno testimoni della malvagità dei genitori..”.
Al contrario – ed è appunto l’ipotesi di una vita non longeva e breve! – “il giusto, anche se muore prematuramente, si troverà in un luogo di riposo”, perché, come dicono i vers.8-9, la longevità non “si misura con il numero degli anni, ma canizie per gli uomini è la saggezza, età senile è una vita senza macchia”. Tale dunque è un’esistenza veramente lunga come l’eternità, e veramente feconda perché sapiente!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La virtù: nella cultura greco-romana, virtù era il vigore fisico e morale, la forza d’animo con cui si svolgeva il proprio compito e si realizzava la persona stessa. Secondo una definizione più generale, essa è “una disposizione d’animo volta al bene”. Mi piace oggi pensare agli innumerevoli gesti di virtù che in questo momento si stanno compiendo; o ai continui atti di amore che le persone compiono, senza che nessuno le noti, le segnali: azioni quotidiane volte al bene, che rendono più accettabile per alcuni, più bella per tanti, la vita umana. La virtù – dice l’autore – “è riconosciuta da Dio e dagli uomini. Presente, è imitata, assente, viene rimpianta; incoronata, trionfa in eterno…”.