1 Ella protesse il padre del mondo, plasmato per primo, che era stato creato solo, lo sollevò dalla sua caduta 2 e gli diede la forza per dominare tutte le cose. 3 Ma un ingiusto, allontanatosi da lei nella sua collera, si rovinò con il suo furore fratricida. 4 La sapienza salvò di nuovo la terra sommersa per propria colpa, pilotando il giusto su un semplice legno. 5 Quando i popoli furono confusi, unanimi nella loro malvagità, ella riconobbe il giusto, lo conservò davanti a Dio senza macchia e lo mantenne forte nonostante la sua tenerezza per il figlio. 6 Mentre perivano gli empi, ella liberò un giusto che fuggiva il fuoco caduto sulle cinque città. 7 A testimonianza di quella malvagità esiste ancora una terra desolata, fumante, alberi che producono frutti immaturi e, a memoria di un’anima incredula, s’innalza una colonna di sale. 8 Essi infatti, incuranti della sapienza, non solo subirono il danno di non conoscere il bene, ma lasciarono anche ai viventi un ricordo di insipienza, perché nelle cose in cui sbagliarono non potessero rimanere nascosti.
Sapienza 10,1-8

Possiamo anche restare meravigliati delle scelte di “interpretazione” fatte dal Libro della Sapienza, dove può sembrare che vengano trascurati dei passaggi che a noi sembrano fondamentali – per esempio, il dramma del peccato delle origini! – ma forse deve prevalere in noi la tensione vero un orizzonte globale atto a proporre una visione importante, anche se non unica, dell’opera di Dio e della storia dell’umanità. E forse questo dobbiamo considerarlo presente in ogni memoria biblica, fino alle “differenze” anche notevoli, tra i quattro testi evangelici.
Quello che potrebbe essere considerato un limite del Testo Sacro, per noi invece è ricchezza! E l’interpretazione che viene dal Libro della Sapienza per noi è un arricchimento essenziale della rivelazione!
In particolare possiamo domandarci quale possa essere il motivo e il senso della parte nella quale oggi entriamo, che percorre la storia della salvezza come generata dalla Sapienza del Signore. Così, la memoria di Adamo ai vers.1-2 sottolinea – ma di fatto “annuncia” – la “liberazione” di Adamo da parte della Sapienza, evento che gli consente, malgrado la “caduta”, di custodire la forza necessaria per “dominare tutte le cose”, del tutto essenziale in quanto egli “era stato creato solo”.
Diversamente, “un ingiusto”, che è Caino (ver.3), nella sua collera (per come gli era stata preferita l’offerta di Abele, che peraltro neppure viene nominato!) si allontana dalla Sapienza, e, alla lettera, “perì per fratricidi furori”, espressione che la versione latina rende con “per iram homicidii fraternitatis deperiit”.
Vediamo dunque come la creazione, il mondo, la storia, tutto viene rivelato attraverso la grande vicenda della Sapienza di Dio.
Il ver.4 è dedicato a Noè, che viene qualificato come “il giusto” salvato dalla Sapienza.
La vicenda di Abramo viene vista come immersa nella malvagità del mondo, che in tal modo viene coinvolto nell’evento di salvezza che si compie perché la Sapienza riconobbe Abramo come “il giusto” (così al ver.4 era qualificato Noè!), e la fermezza della sua fede, pur nella tenerezza verso i figlio Isacco, lo conserva senza macchia per Dio!
Ed è ancora la Sapienza che al ver.6 preserva un “giusto”, Lot, (anch’egli è “giusto”) che fugge dal fuoco disceso sulle cinque città. I vers.7-8 ancora parlano di quell’evento, e di come la creazione porti ancora i segni di quell’antica malvagità. Questa “memoria” è importante perché resta segno e rivelazione del mistero del male, che pure deve essere rivelato!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.