13 Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? 14 I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, 15 perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. 16 A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? 17 Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito? 18 Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza».
Sapienza 9,13-18

La Parola che oggi riceviamo dalla bontà del Signore e che fa seguito alla grande preghiera che abbiamo ascoltata e celebrata nella prima parte di questo capitolo, sembra proporsi come un’ulteriore rivelazione del mistero della sapienza divina, che, diversamente dalle affermazioni delle grandi spiritualità orientali – induismo e buddismo – ma anche in assoluta diversità dal grande pensiero della classicità greca, ritiene la Sapienza di Dio come dono che da Dio l’uomo riceve, e non una conquista del pensiero umano!
Nei secoli il cristianesimo non ha sempre custodito questo. Certamente il Concilio Vaticano Secondo ha recuperato alcuni elementi sostanziali, e l’attuale magistero porta avanti tale riforma con umile e prudente audacia. Nel “pensiero comune” di noi cristiani siamo ancora istintivamente “greci” più che “semiti” e “biblici”.
In tal senso, la Parola di oggi mi sembra molto importante, perché, pur tenendo conto della grande tradizione del pensiero classico, afferma con sicurezza la realtà del pensiero biblico. Osservate infatti che le note delle bibbie evidenziano la presenza del pensiero greco, soprattutto nel ver.15 il quale afferma che “un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla grava la mente dai moti pensieri”, ma tiene ferma la certezza che non è l’uomo a capire la sapienza divina, ma è Dio che dona all’uomo tale sapienza: “Chi ha conosciuto il tuo pensiero se tu non gli hai inviato il tuo santo spirito dall’alto? (ver.17) … gli uomini furono ammaestrati in ciò che ti è gradito; essi furono salvati per mezzo della sapienza (ver.18)”.
E questo ci conduce verso il seguito del Libro, dove la “Sapienza di Dio” è il vero grande protagonista della storia della salvezza di Israele e di tutta l’umanità.
Intanto è nato dentro di me un quesito, che forse non è così importante, ma sul quale mi piacerebbe che qualcuno di voi mi dicesse il suo pensiero: C’è, e qual è, il rapporto tra la Legge di Dio e la Sapienza? E’ la stessa realtà e dunque quello che il Libro dice della Sapienza lo si deve dire anche per la Legge? Oppure la Sapienza è già una certa “ulteriorità” rispetto alla Legge scritta?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
– Consapevole della mia ignoranza biblica, ”oso” lo stesso dire un mio pensiero relativamente al quesito posto — A me verrebbe da considerare la Legge come l’epifania della Sapienza — La Sapienza è così radicalmente altra rispetto alle nostre capacità conoscitive che non potremmo intendere nulla di ciò che ci viene detto, se ci venisse detto nella sua forma originaria — Come Gesù ci parla tramite le parabole, così la Sapienza ci indica la retta via tramite la Legge — Si potrebbe perfino affermare che se fossimo sapienti non avremmo neanche bisogno della Legge, che ci è invece necessaria proprio perché sapienti non siamo (E non lo siamo a tal punto da non riuscire ad intendere, il più delle volte, pure la Legge!) — A ben risentirci… –