1 Di Davide. Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. Non agli dèi, ma a te voglio cantare, 2 mi prostro verso il tuo tempio santo. Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà: hai reso la tua promessa più grande del tuo nome. 3 Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza. 4 Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra, quando ascolteranno le parole della tua bocca. 5 Canteranno le vie del Signore: grande è la gloria del Signore! 6 Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile; il superbo invece lo riconosce da lontano. 7 Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita; contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano e la tua destra mi salva. 8 Il Signore farà tutto per me. Signore, il tuo amore è per sempre: non abbandonare l’opera delle tue mani.
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L’esperienza di fede del salmista è semplice e netta: “Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca”, e così anche i vers.2-3: parole che mi ricordano l’esordio del “Magnificat” di Maria di Nazaret. Forse è un po’ eccessiva la contrapposizione tra Dio e gli dèi (ver.1), e istintivamente preferisco la versione italiana precedente che diceva: “A te voglio cantare davanti agli angeli”.
E’ interessante l’affermazione: “hai reso la tua promessa più grande del tuo nome” che sembra voler dire che la concreta esperienza della fede è superiore ad ogni dottrina o definizione dottrinale. Anch’io, pur essendo persona di poca fede, mi trovo spesso sorpreso per come quello che il Signore compie per me sia superiore e sempre al di là di ogni definizione dottrinale.
Il rendimento di grazie per il suo amore e la sua fedeltà ci offre i due termini che continuamente accompagnano il testo biblico: la misericordia e la fedeltà del Signore, dove questo termine “fedeltà” diventa nella versione greca la “verità” di Dio. E come è bello che la verità di Dio non sia una rigida affermazione dottrinale, ma piuttosto l’esperienza della sua fedeltà all’alleanza d’amore che Egli ha stabilito con noi e con tutta l’umanità!
Ancora come nel Magnificat, l’esperienza dell’orante si dilata e diventa l’esperienza di tutti. A partire dai re! Loro che vengono magnificati per la loro grandezza e potenza, loro per primi ascolteranno le parole della bocca di Dio, lo ringrazieranno e canteranno le sue vie riconoscendo la sua gloria.
Ed ecco, al ver.6, il cuore e l’apice del nostro Salmo: “eccelso è il Signore” e (meglio e più letterale del termine ‘ma’) “guarda verso l’umile”! Siamo al cuore dell’elezione divina: il popolo di Dio è un popolo di poveri. E’ una chiesa povera. Proprio nella nostra povertà noi sperimentiamo e conosciamo la potenza dell’amore di Dio per noi! Proprio “in mezzo al pericolo” sperimentiamo come il Signore ci “ridoni vita” (ver.7)!
E sperimentiamo come sia Lui a difenderci e a salvarci davanti alle potenze cattive che ostacolano il nostro cammino con Lui: “Contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano e la tua destra mi salva”.
E’ dunque la nostra stessa storia personale e collettiva, esperta dell’azione amante e salvatrice del Signore, a confermare la nostra fede e a rinnovare ogni giorno la nostra preghiera: così il ver.8.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
E’ un bellissimo canto di ringraziamento, di fiducia e di abbandono al Signore, che possiamo fare nostro. Dire al Signore: “Ti rendo grazie con tutto il cuore… A te voglio cantare… La tua promessa ha superato la tua fama… Tu mi ridoni vita… e la tua destra mi salva”. Il vertice è nel versetto finale; una traduzione evidenzia l’uso del verbo completare, di cui è sinonimo il “non abbandonare”: Il Signore mi completerà i suoi favori; completa, o Dio, l’opera delle tue mani. In mezzo, c’è quell’affermazione semplice e insieme straordinaria: Signore, il tuo amore, la tua benignità, la tua lealtà è per sempre. Fonte di fiducia e di tranquillità.