26 Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; infatti, le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura. 27 Similmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi, ricevendo così in se stessi la retribuzione dovuta al loro traviamento. 28 E poiché non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne: 29 sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori, 30 maldicenti, nemici di Dio, arroganti, superbi, presuntuosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, 31 insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. 32 E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa.
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Per intendere e accogliere la Parola che oggi il Signore ci dona è necessario avere ben presente la fonte negativa di tuti questi mali, e cioè lo “scambio” tra Dio e l’idolo. Pretendendo di poter “raggiungere” Dio con le nostre facoltà umane – senza aver bisogno del suo intervento diretto e salvifico – con l’orgoglio della sua mente l’uomo non giunge alla conoscenza di Dio , ma appunto all’adorazione di un idolo. Questo “scambio” tra Dio e l’idolo è il principio di tutti i mali.
Il peccato ha già in sé la sua condanna e la sua sanzione. Questo mi sembra il senso dell’espressione “Dio li ha abbandonati a..” del ver.26 e del ver.28. In questo modo credo vadano interpretati i peccati dei vers.26-27: sono simbolo dello “scambio” tra la comunione nuziale che Dio vuole stabilire con l’umanità e l’asservimento all’idolatria di quello che non è Dio. Penso quindi che qui non si voglia direttamente trattare il tema dell’omosessualità, ma si intenda proporre un’immagine espressiva dello “scambio” di cui dicevo. Tra l’altro noterete come su questo le bibbie non portino alcuna nota.
Non riesco a trovare termini soddisfacenti che rendano l’affermazione di Paolo al ver.28, dove egli propone una relazione anche terminologica tra la “conoscenza retta” di Dio (conoscere Dio adeguatamente) e l’ “intelligenza scorretta” (intelligenza depravata) alla quale Dio abbandona l’umanità. E’ dunque uno spaventoso “tripudio” di negatività quello descritto ai vers.29-31. E con un’ultima drammatica precisazione, quella espressa al ver.32, che descrive l’apice del dramma dell’uomo nell’abbraccio soffocante tra la conoscenza del giudizio divino su tali cose e il loro comportamento, fino all’approvazione di chi chiaramente si pone nella condanna del giudizio divino.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.