Caro don Giovanni, le scrivo per farle un complimento insieme ad un’osservazione maliziosa. Mi piace la strada che lei indica per tante questioni delicate e anche dolorose che nelle sue risposte ai lettori hanno sempre un tono di speranza e di serenità. Come mai le prediche che sento in chiesa la domenica, dove vado più che altro per far piacere a mia moglie, sono sempre così malinconiche e impostate in modo che mi riportano al sospetto che da giovane ho appreso dal vecchio Carlo Marx, quando accusava il cristianesimo di imporre i sacrifici da fare sulla terra per meritare la gioia del paradiso? E’ raro poter ascoltare una parola che non sia la ripetizione delle solite regole, con la pretesa che queste regole vadano bene per tutti e siano obbligatorie per tutti. Mi sembra che viviamo in un mondo complicato dove non si può pensare di marciare come soldatini allo stesso passo. I miei due figli hanno preso indirizzi di vita diversi dai miei, ma io non mi sento di giudicarli. La saluto con riconoscenza. (messaggio firmato)

Forse lei è effettivamente troppo severo con noi preti e con le nostre prediche domenicali. Io a messa ci vado raramente perchè ne ho già abbastanza delle mie, ma credo che la parola della consolazione e della speranza sia nelle nostre chiese più abbondante di quello che lei dice. Le sue parole suscitano in me due pensieri che provo ad esporre.

Innanzi tutto una parola sul Vangelo. Si tratta di un termine che significa “buona notizia”. Di buone notizie abbiamo tutti bisogno, e ne hanno bisogno tra noi sopratutto quelli che per motivi diversi stanno male, o vivono male, o fanno male. Così, la Buona Notizia è di volta in volta fonte di consolazione, ammonizione, addirittura sgridata, e anche proposta di una strada nuova. C’è un miracolo che l’accompagna, ed è che la stessa Parola scende in situazioni molto diverse ed è capace di accostarsi ad ogni vicenda.

Un versetto della bibbia dice che il pane, la manna, che scendeve nel deserto era sempre lo stesso, ma “si adattava al gusto di chi ne mangiava, e si trasformava in ciò che ognuno desiderava”. Per cui, anche quando il Vangelo dà una sgridata, è per regalare una consolazione più grande.

L’altro considerazione che le voglio comunicare riguarda un il pensiero che il vecchio Marx si era fatto circa la fede cristiana. Forse anche lui si era preso qualche predica infelice. Di fatto il Vangelo il Signore ce lo regala non solo e non subito come ricetta e guida per andare in paradiso, ma come pioggia benefica, e luce serena, e nutrimento prezioso, per far fiorire tutta la terra: ogni cuore, ogni età della vita, ogni affetto, ogni lavoro.

E’ così potente da trasformare in bene anche i passaggi più difficili della vita: la povertà, la malattia, la solitudine…Dove scende questa parola, tutto fiorisce. E certamente si tratta di una bellezza e di una bontà che neppure la morte può interrompere. Per questo la bontà e la bellezza del Vangelo su questa terra è immagine e preparazione della pienezza di bontà e di gioia che ci aspetta in paradiso.

E scusi la predica. Buona Domenica. d.Giovanni