28 Giunto all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. 29 Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?».
30 A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; 31 e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». 32 Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque.
33 I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. 34 Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.
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Sorprende un poco che siano gli stessi indemoniati ad andare incontro a Gesù come se fossero attirati dalla sua signoria prima di quel ‘tempo’ che segnerà la fine del potere di satana (Ap 20, 10: Il diavolo fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta e saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli.)
Chiedono di essere mandati nei porci: l’immondo entra nell’immondo; il dimorare nei sepolcri e il contatto con carni impure sono il contrassegno della idolatria, come dicono le Profezie ( cfr Is 65 – 66); anche il figlio minore, nel massimo della sua abiezione e umiliazione, è mandato a pascolare i porci…
Il rifiuto è di tutta la città: la sapienza della carne rigetta il Cristo, come dirà la II lettura della prossima domenica ( Gal 5): la carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda.
La furia dei demoni richiama la furia degli elementi contro la barca nel brano di ieri.
I demoni riconoscono il Figlio di Dio e il riferimento al tempo della loro sconfitta richiama la pasqua del Signore.
Gesù è respinto dai pagani: la evangelizzazione delle genti sarà il compito degli apostoli e dei discepoli del Signore.
Dopo i venti e il mare, oggi anche i demòni obbediscono a Gesù.
Qualche versetto indietro Gesù ‘scacciò gli spiriti con la parola’, così come oggi : Andate! è sufficiente per risolvere la situazione.
L’efficacia della Parola può essere anche per noi così sanante e risolutrice, nonostante le nostre resistenze?
Anche se forse tendiamo a volerlo allontanare dalle nostre città, dal nostro territorio..il Signore continua a cercarci, a parlarci, a volerci bene.
E’ la nostra unica speranza!
La visita di Gesù tra questa gente è molto difficile. Il territorio è sotto assedio: “nessuno poteva passare per quella strada”. Gli stessi discepoli non sbarcano sulla riva. Non abbiamo il piacere di vedere i due indemoniati sanati e in pace. Gli abitanti
“quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio”.
Eppure Gesù vuole questa visita, riesce ad eliminare la legione di demoni. Forse è solo un piccolo primo passo verso un percorso di scoperta e di conversione lungo…
La frase che sintetizza il testo di oggi, che credo attuale anche in noi, mi pare che sia:
«Che vuoi da noi, Figlio di Dio?»
Il brano ci presenta prima l’incontro di Gesù con gli indemoniati (vv. 28-29), poi la richiesta dei demoni e il loro precipitare nel mare (vv. 30-32) e infine l’annuncio dei mandriani con la reazione dei Gadareni (vv. 33-34).
È il primo esorcismo di Matteo. Appena sedata la tempesta che spaventa i discepoli, Gesù scacciando il demonio (diavolo significa divisore, ci divide da Dio e dai fratelli), vince la radice stessa della paura.
Gli esorcismi sono parte essenziale dell’attività di Gesù. Il male non è più fatale: con Gesù si può vincerlo.
Gli indemoniati sono «posseduti», non padroni di sé, in balìa del nemico: dimorano nei sepolcri e terrorizzano i passanti. Pure noi siamo posseduti dall’ignoranza della verità, divisi dalla realtà, estranei a tutto e a tutti. L’esorcismo ci restituisce a noi stessi, alla nostra libertà.
L’esorcismo è compiuto mediante la Parola: la semplice verità sbugiarda la menzogna. Se l’incredulità ci fa figli del padre della menzogna, omicida fin dal principio (Gv 8,44) – per sua invidia è entrata la morte nel mondo (Sap 2,24) -, la fede nella Parola ci fa figli del Padre della vita.
Nella misura in cui abbiamo fede, non siamo schiavi della paura. La nostra «poca fede» è comunque sempre insidiata dall’incredulità. L’esorcismo è una lotta tra diffidenza e fiducia, che dura tutta l’esistenza; si concluderà alla fine, quando necessariamente ci affideremo al Padre della vita.
Il Signore che «dorme e si risveglia» quieta il mare: placa il terrore della morte e fa finire nell’abisso colui che ne turba le acque.
Gesù, nel suo «dormire e risvegliarsi», è la Parola che vince la menzogna, la luce che sconfigge le tenebre, la fiducia nel Padre che toglie la paura della morte e ci offre un’esistenza libera, filiale e fraterna.
Il brano termina con tutta la città che “prega Gesù di allontanarsi dal loro territorio”: incredibile, invece di gioire per la liberazione dei due uomini, pensano al valore dei maiali perduti. Una domanda strana: ma quanti maiali vale il signore Gesù per la nostra vita?