7 Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 8 Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. 9 Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? 10 E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? 11 Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! 12 Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. 13 Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. 14 Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!

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Avverto l’esigenza di ricordare insieme a voi un criterio importante di ascolto della Parola di Dio, e in particolare dei Vangeli che sono la memoria più diretta della persona di Gesù, della sua opera e del suo insegnamento. E il criterio è quello di tener conto che Gesù vuole comunicarci la sua esperienza sia del rapporto con il Padre, sia del suo rapporto con l’umanità, con la creazione, con la storia…Per questo il modo più semplice e profondo di ascolto è tenere presente che la sua persona è la vera via per accogliere e intendere quello che Egli ci dice.
Così, i vers.7-11 ci regalano l’esperienza che Gesù stesso ha della preghiera e cioè del suo rapporto con il Padre, esperienza che ora Lui orienta verso di noi e che ci invita a considerare come dono di cui Egli ci rende partecipi. Questo mi pare chiarisca bene anche quello che un fratello in questi giorni mi domandava: “Posso chiedere la guarigione di una persona cara, o semplicemente devo chiedere che sia fatta la sua volontà?” Ecco, mi pare che in questo modo le due ipotesi non si contradicano. L’amore che mi lega a quella persona per la quale io spero la guarigione diventa la mia preghiera per vivere questa vicenda non da solo ma in comunione profonda con Dio. Chiedo quello che ora mi sembra il meglio per la persona che amo, per il suo bene, per le persone che ha intorno, per quello che di bene questa persona può ancora fare….e sono certo che il Padre mi esaudirà nel modo più profondo e vero. Sono vecchio, e non mi è mai capitato di dover pensare che il Signore non mi aveva esaudito, anche quando tale esaudimento ha preso un’altra strada, magari molto diversa da quella che io pensavo. Poi ho visto che che il Padre aveva esaudito la mia preghiera in modi molto più profondi e buoni di quelli che io avevo pensato. Scusate la mia piccola confidenza personale. Possiamo anche tener conto del testo parallelo di Luca 11,9-13 dove le “cose buone” che il Padre darà a quelli che gliele chiedono sono lo Spirito Santo!
Se i versetti precedenti riflettono la preghiera di Gesù e il suo rapporto con il Padre, il meraviglioso ver.12, che nella sua sostanza è presente in molti luoghi delle Scritture, qui ci svela l’animo positivo con il quale intendere il nostro rapporto con il prossimo, il nostro amore per il prossimo. Ogni persona diventa per noi importante e ci è cara con la stessa intensità con la quale viviamo la nostra stessa vita! Vedrete! Se ci pensate e ci pregate un po’ sopra, entrate in una prospettiva vertiginosa di pensieri, di sentimenti, di desideri e di progetti! E Gesù coglie in questo il frutto maturo e pieno di tutta l’economia di preparazione e di profezia che attraverso la fede dei padri ebrei è giunto alla sua persona, che di tutto ciò è l’adempimento e la piena rivelazione.
Riguardo alla “porta stretta” di cui parlano i vers.13-14, mi pare sia ancora Gesù quello che ci può illuminare attraverso la sua Persona e la sua vicenda. Alcune note dicono quindi che è Lui la porta stretta. Altri dicono essere il rapporto profondo e rigoroso con la sua Parola. Io penso si possa individuare una sintesi cogliendo ancora una volta Gesù nel suo rapporto figliale con il Padre. La “porta stretta” mi sembra sia questa. Non altre ipotesi spirituali e religiose, ma la nostra vita di figli di Dio che il Figlio è venuto a rivelarci e a regalarci nel dono del suo Spirito.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v.13 “Entrate per la porta stretta”
Rimango affascinato dal fatto che la porta è solo l’inizio del cammino. Dietro la porta c’è “la via che conduce alla vita”. La porta è stretta e la via angusta… ma esse portano alla vita!
Nel testo parallelo Gv 10 indicato dalla Bibbia, Gesù dice “Io sono la porta… se uno entra attraverso di me sarà salvo; entrerà, uscirà e troverà pascolo… io sono il buon pastore”. Quindi entrare nella porta significa trovare Gesù e entrare in comunione con lui, diventare pecore del suo ovile, stare con lui, ascoltarlo, seguirlo… lui che offre la vita per le sue pecore! In Gv 14, a conferma di questo, Gesù dice anche: “io sono la via, la verità e la vita”.
Sembra lecito collegare la fine del testo “pochi sono quelli che la trovano” con l’inizio “chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”. Il Padre buono che non nega niente ai suoi figli che chiedono, ha il grande desiderio che noi troviamo quella piccola porta, che percorriamo quella via ed arriviamo alla vita. Chiediamoglielo! Cerchiamo! Bussiamo!
Sembra che ci sia incoerenza e quasi opposizione tra quanto si afferma nell’ultimo v. 14 “quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!” e quello che Gesù ci chiede di fare nei vv. 7-8: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto”, indicazione che poi rafforza aggiungendo che noi – pur cattivi – sappiamo dare cose buone ai nostri figli, dunque il Padre celeste quanto più darà a noi cose buone. Gli esempi dei v.centrali di oggi ci spingono ad accogliere la nostra condizione di figli, come da molti vv. di questi ultimi tre app. ci viene detto che è bene che riconosciamo e accettiamo.
Dunque la strada stretta è accettare questa condizione di figli, e seguire Gesù, Figlio diletto del Padre, che è anche la via che conduce alla vita.
Le “cose buone” da chiedere al Padre con perseveranza è la nostra conversione.
Nel passo parallelo di Luca leggiamo che il Padre darà lo Spirito Santo a chi glielo chiede: è questa la somma di tutte le cose buone che il Padre ci dà: lo Spirito Santo che è amore. Per questo al v. 12 ci può comandare di fare agli altri tutto quello che vogliamo sia fatto a noi, perché – avendo ricevuto il dono dello Spirito d’amore – possiamo rendere a ciascuno il nostro debito d’amore, facendo il bene.
In particolare l’amore ci insegna e ci spinge a farci piccoli, come ha fatto Gesù, e quindi più facilmente abili a passare per la “porta stretta” che conduce alla vita.
v. 11 “…quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!”. La vita cristiana confida in Dio. In nostro Padre celeste nutre gli uccelli dell’aria e veste i fiori del campo; quanto più nutre e veste noi!
E’ possibile che uno muoia per una persona dabbene, ma Dio ha mostrato il suo grande amore verso di noi quando suo Figlio è morto per i peccatori, per noi, mentre eravamo malati e nemici.
Dio ha fatto molto di più per la sua pecora perduta: l’ha cercata, se l’è caricata sulle spalle e l’ha riportata a casa, per averla con sé. La nostra vita confida in Dio: in questo modo possiamo accogliere le parole del cap. 5: “La vostra giustizia deve superare quella degli scribi e dei farisei” e fare ciò che non possibile fare con le nostre forze, rimanendo in queste parole: “Quanto più il Padre vostro celeste farà a voi!”
Leggendo il v. 12 strettamente collegato ai vv. precedenti e da essi dipendente possiamo intendere questo divino comando a fare agli altri ciò che vorremmo sia fatto a noi primariamente come il comando –di nuovo – a essere perfetti come il Padre nostro del cielo, a imitare la sua bontà e misericordia verso di noi (come molte volte abbiamo ascoltato in questi ultimi tre capp), a partire proprio dalle indicazioni dei vv. 7-11: cioè cominciare con il dare a chi ci chiede, far trovare a chi cerca, e aprire a chi bussa.
Stretta è la porta e angusta è la via…
Quando ho sentito il bravo biblista dire che Gesù, nei Vangeli, mai chiede di sacrificarsi e fare penitenze, mi sono molto meravigliato. In realtà, deve essere proprio così… E anche questo testo, che una volta si usava per dire che bisogna mortificarsi e fare sacrifici, non vuole dire così. L’evangelista aveva in mente la bella Gerusalemme, con le sue mura e le grandi porte di accesso alla città. Ma vi erano anche ingressi minori, secondari: le porte strette, che non tutti conoscevano e praticavano. Dunque, non la via larga, solenne, che percorrono i grandi, le “autorità”…, ma la via dei “poveri” delle beatitudini, di coloro che vogliono condividere quello che sono e quello che hanno. Questa via è anche angusta (si può tradurre con “tribolata”) perché chi segue la logica delle beatitudini non può aspettarsi riconoscimenti, favori, lodi da parte dei potenti…
Nel parallelo di Luca ‘le cose buone’ che il Signore non mancherà di dare corrispondono allo Spirito Santo. Come se sia la cosa più buona, il dono più grande che possiamo chiedere e ricevere.
Lo stesso Spirito, mi pare, che può condurci nella porta stretta, nel mistero d’amore di Dio.
Che dono!