16 E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 17 Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, 18 perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
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“Quando digiunate…”
Cosa vuol dire digiunare? Io non digiuno mai! Forse (Is 58) sono le azioni di carità, di servizio, di spesa di sé che ci tolgono qualcosa del nostro tempo e delle nostre energia per gli altri. E’ qualcosa che facciamo per ritornare al Signore?
Mi è piaciuta molto la frase, che abbiamo già trovato in questo cap.6, “il Padre tuo che è nel segreto… che vede nel segreto”.
Lui è nel segreto! Ci vede! Vede e ascolta quando ci rivolgiamo a lui o dedichiamo a lui il nostro operare. Tutto viene osservato e amato… da nostro Padre! Non è tanto o soltanto l’occhio che osserva le nostre cattive azioni ma appunto le nostre buone azioni!
Possiamo farci belli profumandoci e lavandoci il capo proprio perchè abbiamo la consapevolezza che il Signore è con noi nel segreto della nostra piccola vita.
Queste parole le incontriamo ogni anno il mercoledì delle Ceneri, insieme a quelle di Mt.6,1-6. Parole che esaltano non tanto la preghiera, l’elemosina e il digiuno, quanto la “segretezza”, o meglio “il segreto” che deve caratterizzare questi atti e questi eventi, perché non possono essere una esibizione di mondanità e di vanità, ma il segno profondo dell’amore di Dio. E ogni grande amore ha necessariamente una sua fisionomia di intimità e di segretezza. Così anche la Parola che oggi ci viene regalata enfatizza il valore di questo “segreto”.
Spendo una rapida parola per ricordare che il digiuno della fede e della devozione ebraico-cristiana è molto diverso dal digiuno delle grandi spiritualità orientali, dove viene considerato un segno della crescita spirituale delle persone, capaci anche di vincere il bisogno di nutrirsi! Per la nostra tradizione il digiuno è invece una “protesta” di piccolezza, una “provocazione” nei confronti del Signore per gridargli che solo Lui può nutrirci e salvarci; che senza di Lui siamo perduti.
L’indicazione circa la segretezza porta il Signore a chiedere di profumarsi la testa e di lavarsi il volto. Notiamo che questa unzione con i profumi è conosciuta dalla Bibbia come atto sempre rivolto a Dio, e non come atteggiamento estetico. Per questo vi consiglio di dare un’occhiata ad un testo che incontreremo, se Dio vorrà, in Matteo 9,14-17. All’osservazione critica dei discepoli di Giovanni che come i farisei digiunano frequentemente, mentre i discepoli di Gesù non digiunano, Gesù risponde che questi non possono digiunare perchè – e finché – “lo sposo è con loro”. “Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno”. Come combina questo con il nostro testo di oggi? Vi faccio un’ipotesi un po’ pazza. In realtà loro digiunano, ma “in segreto”. Esternamente si ungono il capo perché lo sposo è con loro, ma nel segreto digiunano se e perché viene loro tolto lo sposo! Che significa questo? Che digiuneranno per il “venerdì santo”? Non credo. Penso che questo essere tolto lo sposo dica la povertà e la fragilità della nostra fede. Quante volte sono in questo stato di incredulità, dal quale solo il Signore può farmi risorgere! Quante volte mi ritrovo in quella che è la conclusione del Vangelo secondo Matteo, dove si dice che i discepoli si raccolgono intorno al Risorto, lo adorano e dubitano (Matteo 28,17). Quante volte il Signore mi viene tolto! Allora, segretamente, in qualche modo, digiuno. Per dirgli quanto sono sfinito senza di Lui. E per indurlo in questo modo a farmi risorgere ad un piccolo lume di fede!
Allora questo testo sul digiuno diventa la Parola della mia fragilità e della mia pochezza, amate e salvate da Dio! Diventa quel rapporto intimo e segreto con Lui, dove posso piangere sulla mia non fede. Digiuno vero, in quel momento. Esperienza suprema dell’incontro tra il mio nulla e la misura infinita del suo amore per me. Ho ridotto tutto in prima persona singolare, perché non me la sento di coinvolgere altri nella miseria che è forse solo mia.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Colpisce la sequenza di questi verbi: scomparire apparire (v.16), ungere e lavare il volto (v.17). Tutto è molto legato al mistero e dono del battesimo. Questo sfigurare, trasformare il volto per apparire agli occhi degli uomini è il contrario della vita battesimale, che è tenere nascoste le opere di Dio al mondo e al principe del mondo (v. anche Rito della professione) per apparire solo al Signore. Il battesimo è unzione dello Spirito, che come per il cieco nato, fa guarire. Il digiuno dunque, se vissuto nella gratitudine e nella gioia, sembra come il rinnovamento della grazia del battesimo.
Il digiuno è importante; ciascuno deve trovare il modo buono di digiunare. Non si tratta di darsi delle pene in più, di sfigurarsi il volto. Leggiamo Isa 58:5ss. dove il Signore dice come è il digiuno che vuole, governato del comando dell’amore.
Gesù non condanna il digiuno, però vuole che non sia fatto davanti agli uomini, per ricevere gloria da loro.
E’ importante chiedere al Signore il dono della sapienza e della fede, perché ogni volta che ci accingiamo a fare qualcosa, sappiamo come farla davanti a Lui e non per ricevere lodi dagli uomini, e anche con fede, sapendo che Lui vede nel segreto e ha cura di noi.
In questo brano Gesù ci invita a ricordare che abbiamo un Padre nei cieli. E ci insegna a fare conformemente alle azioni del Padre nostro. P. es. a proposito dei nemici: Lui ci ha esortato ad amare i nemici, perché dobbiamo essere simili al Padre, che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi. Come Lui fa e ama, così anche noi dobbiamo fare e amare. E così anche nel cap 6 e nei vv. di oggi: Gesù ci raccomanda di non fare le nostre buone azioni davanti agli uomini, per avere da loro onore o ricompensa; ma di farle nel segreto, secondo il modo di nostro Padre. Il nostro Padre è nel segreto: e così h scelto di operare tra gli uomini: nascostamente. Da una parte Gesù ci insegna come dobbiamo operare noi, e dall’altra, più profondamente, ci parla del Padre e ci dice come Lui è.