15 Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele – chi legge, comprenda –, 16 allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, 17 chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, 18 e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. 19 In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! 20 Pregate che la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato. 21 Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. 22 E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli eletti, quei giorni saranno abbreviati. 23 Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non credeteci; 24 perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e miracoli, così da ingannare, se possibile, anche gli eletti. 25 Ecco, io ve l’ho predetto.
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PRIMA PARTE
Queste parole suggeriscono in se stesse un atteggiamento di grande umiltà e delicatezza che cercheremo di tenere e di custodire per non offendere e non turbare la coscienza di nessuno.
Si può forse pensare il nostro brano come composto di due parti: i vers.15-18 che parlano dell’invasione della tradizione di fede da parte di idolatrie e devianze; i vers.19-25 che descrivono il coinvolgimento di tutto il mondo nella grande tribolazione. Ma subito è necessario porre una premessa: ogni affermazione di Gesù oggi va colta all’interno della sua pasqua, come del resto ogni suo insegnamento. E quindi non possiamo perdere di vista la luce serena verso cui tutta la realtà è diretta.
Il ver.15, fortemente sottolineato dall’inciso “chi legga, comprenda” dice dell’invasione dello spazio divino da parte dell’idolo del male e della morte, cioè da parte di ciò che di Dio è la negazione radicale. Si possono fare molte identificazioni di queste parole con eventi storici.Ognuno di noi ne ha personale esperienza quando vede la sua stessa persona, che è tenda dello Spirito Santo, invasa e occupata da un idolo che esige dalla nostra fragile persona di essere adorato e di diventare il cuore della nostra persona e della nostra storia che in quel momento sono oltraggiate e occupate da ciò che non è il Signore della nostra vita. Poi, certo si può pensare ad un altare idolatrico introdotto nel tempio di Gerusalemme o alla stessa profanazione e distruzione del tempio compiuta dai romani. Certo, si può guardare con apprensione e tristezza ogni elemento idolatrico e deviante che si insinua nella vita della comunità ecclesiale, dal potere economico al potere politico, ad ogni cedimento nei confronti degli idoli mondani…
SECONDA PARTE
E allora, che fare? Fuggire sui monti! Dice un accettare un tirarsi indietro che non accetta ciò che profana l’orizzonte della pura e semplice fede che in Gesù Dio ha donato. C’è un diritto-dovere di fuga che non è viltà, ma timor di Dio e cioè consapevolezza che, pur nella nostra fragilità, ci è chiesto di custodire il dono di Dio. Da ogni esposizione all’adorazione dell’idolo bisogna ritrarsi, senza la temerarietà di pensarsi forti e indenni.. Peraltro, accanto alla fuga sui monti, viene detto con grande determinazione da parte di Gesù: “…non scenda a prendere…non torni indietro…”, fino a cogliere la estrema problematicità di ogni situazione che esiga un percorso e un’attesa di vita (le donne incinte e quelle che allattano!); generare la vita in un tempo di morte è umanamente troppo arduo e solo la prospettiva della speranza di Gesù dà la serenma certezza che si tratta di una generazione tutta nuova e di una vita altrettanto nuova. Bisogna stare attenti a non precipitarsi nell’accusa di ogni fatica o addirittura rifiuto di generare. E noi “cristiani” sbagliamo quando diamo come ovvio e doveroso quello che si illumina se può essere collocato in un ambito di luce nuova e serena. E se una persona non ne ha avuto ancora il dono?
Il ver.19, nella sua drammaticità, potrebbe anche essere collegato con quello che segue, dove tutta la realtà appare sconvolta: “una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, nè mai più vi sarà”. Anche questo può essere indicazione di grandi drammatici eventi, ma lo si può cogliere anche nella vicenda di ognuno di noi! Possiamo “non pensarci”, ma la strada vera, che anche qui viene accennata, è quella di una speranza superiore. Così io ascolterei le parole del ver.22, che dicono come la speranza cristiana può abbreviare la sofferenza dell’umanità! Ma per fare questo, per poter essere luogo e fonte di speranza, come è necessario non lasciarsi sedurre da false prospettive di risoluzione e di pace che pretendano di saltare la strada del Calvario del Signore. Ci sono molti segni e miracoli dei falsi Cristi verso i quali anche noi possiamo facilmente essere tentati. Ma da essi non viene la salvezza! Come ascoltiamo dal ver.25, Gesù queste cose ce le dice “prima”, proprio perchè possiamo vivere ogni dramma della storia nella luce del Vangelo che ci insegna e ci conduce lungo la via del Vangelo che non è sottrazione dal dolore del mondo, ma è luce di una speranza più forte del male e della morte.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Queste parole che Gesù ha pronunciato prima della sua passione, sono le Sue parole finali (fino al cap. 25) che ci ha lasciato perchè possiamo interpretare bene i tempi e vivere bene la nostra vita.
Noi possiamo leggere e comprendere – chi legge comprenda – (v.15) con il Suo aiuto.
Essendo già venuta la pienezza dei tempi, sono già avvenute anche queste cose. Così anche l'”abominio della desolazione” è venuto, questa umanità che è diventata idolo a se stessa.
v. 16 “fuggano ai monti”:è un invito per noi a pensare che c’è un luogo di rifugio, come per quella donna del cap. 12 di Apoc. per la quale è stato preparato un rifugio da Dio per scamparla dal suo nemico. E ci ricorda anche quello che da poco abbiamo ascoltato in Col 3:1-3: “Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!” Queste “cose alte” sono i monti verso cui dobbiamo fuggire e trovare scampo.
v. 17-18 “chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello” ci riportano agli insegnamenti dei capp precedenti per i quali Gesù ci invitava a lasciare tutto per seguirlo. Non c’è tempo per tornare a prendere le cose di casa, ma è il tempo della sequela di Lui, senza avere carichi pesanti che possono essere di impedimento a seguirlo.
“una tribolazione grande” (v.21) che sconvolge tutta la terra, non solo gli eletti. Anzi, in questa tribolazione, secondo il cap 7 di Apoc, gli eletti hanno una parte importante, perchè oltre ad esserne partecipi come tutti gli uomini del mondo, e peraltro unendosi attraverso di essa alla passione del Cristo Signore, hanno il potere e il compito di supplicare il Signore Dio perchè i giorni di questa grande tribolazione vengano abbreviati (v. 22) e si avvicini la salvezza del mondo.