13 Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14 Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15 Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». 16 Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17 E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
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Tutto si stringe sempre più intorno alla persona di Gesù. Dalla domanda di un segno dal cielo al tema del pane e del lievito, è chiaro che la nostra fede è chiamata a raccogliersi tutta in Lui, perchè solo Lui è capace di raccogliere tutti i frammenti di verità e di bene contenuti non solo nelle Scritture e nella grande vicenda di Israele che Egli porta a compimento, ma anche in tutta la realtà umana e in tutto il cosmo in tutta la creazione come in tutta la storia. Ecco perchè oggi il tema del riconoscimento di Lui è così teso e incalzante. Non lo era solo a Cesarea di Filippo, ma l’episodio di Cesarea ci comunica la stessa grande tensione per il nostro tempo. Ancora una volta, per noi, oggi.
Innanzi tutto osserviamo il grande rilievo che assume il “nome” che Gesù ama attribuirsi: “il Figlio dell’uomo”(ver.13). Nome che è insieme di straordinaria umiltà e di enorme rilievo: un uomo tra gli altri e nello stesso tempo il principio di una nuova umanità in una nuova creazione! Il ver.14 è prezioso perchè sottolinea che tutta la storia della salvezza qui rappresentata da lacuni grandi nomi e raccolta nella persona di Giovanni Battista, ora si interroga davanti a Lui: ma nulla e nessuno di quella luminosa storia di preparazione e di profezia può assumere quello che Lui solo è!
Ed ecco allora la domanda incessantemente provocatoria per tutti i discepoli di tutte le generazioni, fino a noi, quest’oggi: “Ma voi, chi dite che io sia?”(ver.15). Una domanda che anche noi non possiamo eludere sia nella nostra preghiera nella Parola di Dio, sia nella nostra piccola vita. E’ la domanda ed è la risposta da cui dipende la salvezza di tutto e di tutti.
E Pietro proclama che quella assoluta continuità della Persona di Gesù rispetto a tutto quello che lo ha preceduto nella storia scritta da Dio nella carne della nostra povera umanità, contiene il segreto e la novità dirompente della presenza di Dio che in Gesù si immerge totalmente nella vicenda umana e cosmica, per assumerla e per illuminarla di Sè. Questa è una delle tante considerazioni che si possono fare davanti alle parole di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (ver.16). Il Cristo, l’Eletto di Dio. Il principio di un’umanità nuova liberata definitivamente e per sempre dal Male e dalla Morte che del Male è l’ultima manifestazione. Non aggiungo altro per non disturbare ulteriormente la vostra preghiera e la vostra riflessione, entrambi ben più ricche di quello che io possa balbettare.
Gesù risponde alla confessione di fede di Pietro rivelandogli innanzi tutto che quello che egli ha detto non nasce da lui e in lui, ma è dono di Dio Padre. Non è cosa che “si capisce”. Io questa mattina posso fare mia questa confessione di fede solo perchè e se il Signore me lo regala. Così al ver.17.
E nei versetti successivi il grande annuncio della consegna che Dio, in Gesù, nel Figlio, fa di Se stesso! E mio fermo qui e preferisco ubbidire al silenzio che Gesù chiede al ver.20, sperando però che molti di voi mi mandino pensieri, obiezioni e speranze su quello che abbiamo ascoltato.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 18 “e su questa pietra edificherò la mia chiesa…”: è la roccia della fede in Gesù Figlio di Dio. “e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”: è la liberazione di cui parla il brano di oggi di Gal, a cui Cristo ci ha liberati. Ed è il dono e l’impegno alla stabilità in essa, come anche il “legare e sciogliere” (v.19) sono un dovere paterno e fraterno, affinché “ciascuno diventi conforme al corpo glorioso di Cristo”.
Dio rivela agli uomini il suo mistero, e chi accoglie con fede tale rivelazione, come Pietro oggi, può conoscere in Gesù il Figlio di Dio e, attraverso di Lui, il Padre (“nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” Mt 11:27).
Stupisce che venga data a Pietro così grande autorità oggi, quando sappiamo che poi, al momento della passione di Gesù, Lo rinnegherà. Questo ci dice anche come sia importante ricordare che accediamo al sacramento della riconciliazione per ottenere il perdono di Dio dal ministro della Chiesa, che ha bisogno almeno quanto noi del perdono e dell’amore del Signore.
Dopo il suo pentimento e la risurrezione di Gesù, Pietro verrà da Lui riconfermato nella autorità, che a quel punto sarà fondata sull’amore per Gesù ed esercitata per amore (“pasci le mie pecorelle”).
Ci possiamo chiedere se ci sia una differenza tra queste due consegne. Da una parte, qui in Matteo, è una cosa quasi “istituzionale”, la Chiesa che in qualche modo continua e sostituisce la sinagoga, ma nello stesso tempo una costruzione del tutto nuova, fondata sulla pietra, appoggiata sull’amore.
Alla fine del cap. 11 Gesù benedice il Padre “perché ha tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le ha rivelate ai piccoli”. Oggi Pietro viene chiamato beato in forza di questa rivelazione avuta dal Padre e accolta con fede: perciò anche Pietro è “piccolo” e partecipe della beatitudine dei piccoli. La Chiesa è costruita sulla roccia: sono coloro che ricevono da Dio Padre la rivelazione di Gesù, in quanto “piccoli”; “a te darò le chiavi”: quelli che sono piccoli come te, Pietro, potranno entrare nel Regno dei cieli.
Colleghiamo il brano di oggi alle parole poco prima ascoltate: “Guardatevi dal lievito dei farisei” (cioè dalla comprensione del mistero di Dio con le forze “della carne e del sangue”). Al contrario Pietro viene detto beato perché riceve la rivelazione e la comprensione dal Padre del cielo.
“edificherò” “ti darò”: questi verbi al futuro indicano che non adesso, ma successivamente Gesù compirà in pienezza questo: al momento della sua Pasqua. Gesù guarda alla piccolezza del seme piantato, però guardando a ciò (la confessione di Pietro, dopo la rivelazione del Padre) crede che quel piccolo seme crescerà fino a poter accogliere tutti gli uccelli del creato. E quella roccia è profezia di Gesù stesso che con la sua Pasqua costruisce per la potenza dello Spirito Santo la sua chiesa.
Il brano di oggi dunque ci dice insieme la fede di Pietro alla rivelazione del Padre, e anche la fede di Gesù che, considerando l’opera del Padre in Pietro, ha fede che questa opera si compirà perfettamente nella Pasqua.