21 Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22 Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23 Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
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Il verbo reso in italiano al ver.21 con il termine “spiegare”, sembra implicare non solo delle parole, ma anche dei gesti, dei segni, e in italiano lo si traduce con “mostrare”.
Ci saranno altre due occasioni nelle quali Gesù parlerà esplicitamente della sua Pasqua. Qui Egli raccoglie tutta la prospettiva di quanto dovrà subire con il verbo “soffrire”, che potrebbe essere reso con “patire”, da cui appunto la parola “Passione”. Tutto questo è retto dall’annuncio che quanto avverrà sarà lo svolgersi e il compiersi della sua obbedienza al Padre. Tale è infatti il senso di quel “doveva”: non una fatalità e non una vicenda subìta da altri, ma semplicemente e radicalmente la sua obbedienza a Dio. Spero che ognuno di noi possa oggi trovare il tempo per immergersi in questo annuncio di Gesù che, proprio per la potenza salvifica della sua Pasqua, diventa anche per ciascuno di noi il paradigma dell’esistenza e la rivelazione del suo esito finale. La morte come apice della fede e della vita nella fede! Come attraverso il mandato a Pietro che ieri ci veniva annunciato entriamo anche noi nel grande “compito”, nella grande responsabilità dell’annuncio evangelico della salvezza attraverso il delicatissismo compito di legare e sciogliere, cioè di annunciare sempre e dovunque il grande evento della misericordia divina e della nostra chiamata alla salvezza e alla vita nuova, così oggi ci viene consegnato il volto segreto, profondo e nuovo della nostra vita mortale come celebrazione suprema della Pasqua di Gesù, e quindi come volto nuovo di ogni passione e della stessa morte, che non è più morte, ma offerta della vita in comunione con il sacrificio d’amore di Gesù. Non una vita verso la morte, ma la morte come grembo della vita: “..risorgere il terzo giorno”.Ma Pietro, che per dono divino ha potuto proclamare il segreto messianico di Gesù, il suo essere il Figlio del Dio vivente, ora non regge all’annuncio della via di tutto questo. Non l’accetta per Gesù, e non lo sopporterà per sè nell’ora della Passione del suo Signore: lo tradirà, e piangerà su questo, come segno del suo peccato e del suo ravvedimento. Per questo rimprovera Gesù! Ma Gesù non può accogliere il rimprovero, perchè rappresenta quella sapienza del mondo che inevitabilmente e drammaticamente è succube di Satana: la morte come l’ultima e suprema manifestazione del Male. Ma ora, in Gesù, la Morte stessa viene redenta e strappata dal suo vecchio volto. La Morte è ora la suprema obbedienza al Padre come apice del sacrificio d’amore di Gesù. Sacrificio di cui noi possiamo essere partecipi non per nostre capacità o meriti, ma solo per la misericordia divina.
Per questo, forse, la risposta di Gesù a Pietro al ver.23, pur così severa, è anche ambigua. Lo chiama Satana. Lo manda indietro rispetto a Lui. Ma forse anche lo spinge a continuare il suo cammino di discepolo dietro a al suo Signore. C’è forse un rimprovero del Signore del Vangelo che non sia per la nostra salvezza?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 21 “Da allora Gesù cominciò …” In 4:17 avevamo già trovato questa espressione, a significare l’inizio della predicazione di Gesù, dopo le tentazioni e l’imprigionamento di Giovanni Battista. Al cap. 4 era la conclusione del ministero di Giovanni, e l’inizio della predicazione del Vangelo; qui è l’inizio della confessione che Gesù è il Cristo, fatta ieri da Pietro, e della spiegazione di cosa questo significhi.
Gesù, diversamente dai farisei, conosce i segni dei tempi (Mt 16:3), e come abbiamo visto, la confessione di Cesarea di Filippo, è importante per Pietro, ma in un certo senso è ancora più importante per Gesù stesso. Gesù riconosce che da ora può cominciare a mostrare come sia necessario per lui andare a Gerusalemme.
“…cominciò a mostrare ai suoi discepoli…”: Ci è sembrato interessante che non dica semplicemente che Gesù “dice” o “spiega”, ma che “mostra”, con un verbo di solito usato per dire che si “fa vedere” qualche cosa. E’ quasi una risposta implicita data ai discepoli di quella pretesa dei farisei di cui poco sopra abbiamo letto: Vogliamo che tu ci mostri un segno dal cielo. A loro mostra questo segno: la sua obbedienza mite e consapevole alla volontà del Padre.
L’unica altra volta, ci sembra, che nel N.T. questo verbo viene usato per indicare una spiegazione, una dimostrazione che viene data è in 1 Cor 12:31, il vers. che introduce l’inno alla carità. Paolo dice ai suoi fratelli: “E io vi mostrerò una via migliore di tutte”: mostra loro la via perfetta, la via della carità: è questa stessa via che Gesù comincia a percorrere e a mostrare ai suoi discepoli oggi, perché siano con Lui nella sua stessa via dell’Amore.