25 In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27 Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. 28 Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

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PRIMA PARTE
Giungiamo oggi al termine del cap.11 che con il cap.12 ci parla dell’incontro del Vangelo di Gesù, di Gesù stesso e dei suoi discepoli, con la grande tradizione della fede ebraica da cui nasce, ma anche con le tradizioni che vi si oppongono sia da parte degli uomini sia da parte delle istituzioni. Oggi noi riceviamo la Parola che sigilla questo capitolo con una forte conclusione, che qui si esprime con la lode di Gesù al Padre e con l’affermazione del dono del mistero di Dio rivelato ai piccoli. Se volete, date un’occhiata alla conclusione del cap.12: là si affermerà l’esistenza e la potenza dell’unica grande famiglia dei discepoli di Gesù.
Abbiamo già incontrato in Mt.10 il verbo reso ora con l’espressione “ti rendo lode”. Là si parlava di “riconoscimento”(Mt.10,32), qui il verbo dice la qualità e la potenza della preghiera di Gesù, che significa anche la sua professione di fede, e quindi la pienezza della sua comunione con il Padre. Ma in italiano non abbiamo un termine adeguato ad esprimere tutto ciò! Pensiamo in ogni modo ad una preghiera intensa che coinvolge tutta la persona del Figlio.
Al ver.25 Gesù loda il Padre perchè ha “nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti”. C’è dunque un’azione positiva da parte di Dio nei confronti delle sapienze umane e mondane. Un’azione di nascondimento! E il motivo sembra essere il fatto che queste sapienze sono inevitabilmente tutte sapienze di grandezza, di superiorità intellettuale spirituale e morale. Sapienze che dunque si appoggiano sulle qualità naturali e sulle capacità etiche e spirituali di crescere, di capire, di conquistare…La grande alternativa scelta da Dio è la sapienza dei piccoli! Questi non possono loro stessi capire e arrivare alle grandi scoperte. Per questo Gesù dice : “..le hai rivelate ai piccoli”. Così è la sapienza divina! Non può essere capita e conquistata dalle capacità dell’uomo, ma può essere solo dono di Dio. Anzi, sembra di capire che il dono stesso sia condizionato alla piccolezza dell’uomo. Solo i piccoli possono ricevere i misteri del Signore. Solo facendosi piccoli si può cogliere e accogliere il dono di Dio. Scompare l’aristocrazia delle sapienze umane per l’affermarsi di questa nuova “aristocrazia” della sapienza dei piccoli. Tale è il compiacimento del Padre; così egli ha deciso nella sua benevolenza”(ver.26).
SEGUE
SECONDA PARTE
Mi piace cogliere lo stretto legame tra questo e il ver.27 dove Gesù annuncia la pienezza della sua comunione con il Padre, e quindi l’assoluta singolarità della relazione tra loro. Questo si dà appunto perchè nessuno è piccolo come Gesù! Per questo Lui e solo Lui può dire la pienezza dellla relazione tra Lui e il Padre. E tra Lui e “colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo”. Si tratta dei “piccoli” del Signore, appunto! Di coloro ai quali il Padre ha voluto, per Gesù e in Gesù, rivelare i suoi misteri. Qui termina la breve e intensissima lode di Gesù al Padre.
I vers.28-30 hanno un indirizzo singolare! E’ parola di Gesù rivolta “agli stanchi e agli oppressi”! Non c’è altra qualificazione. Non sono chiamati “piccoli”, forse perchè la piccolezza è l’invito che Gesù rivolge a loro ed è la promessa di queste sue parole, quando dice”…io vi darò ristoro…e troverete ristoro per la vostra vita”. Chi sono questi “stanchi e oppressi”? Ci stanno dentro tutti! Dai peccatori, a tutti quelli che in ogni modo hanno cercato senza successo una strada di senso, di bellezza e di verità. Hanno percorso vie pericolose e faticose. Vie sbagliate e inutilmente violente. Vie che chiedevano tutto e non davano niente. Vie che si sono rivelate tutte “vanità”. Vuoto. Verso di loro, verso tutti noi, non c’è il giudizio che potremmo aspettarci. C’è solo la sua misericordia e il suo desiderio del bene per noi. C’è il suo alto e diretto impegno: “…io vi darò ristoro”.
La strada proposta da Gesù sembra raccogliersi tutta in un “giogo” da prendere su di sè. Qualcosa da portare con sottomissione. Un giogo singolare, diverso da tutti gli altri: “Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”. Il termine reso in italiano con “soave” è espresso in latino con “suave”, e “leggero” con “leve”. Di che cosa si tratta? Penso della stessa comunione d’amore con il Padre, dell’obbedienza del Figlio a Lui, della Croce stessa, del suo Amore più forte della morte, del volto nuovo che tutto assume a partire dalla relazione tra Gesù e il Padre e dalla rivelazione che Gesù ne dà con il suo insegnamento e con la sua opera tra noi. Fino alla sua Pasqua.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
PRIMA PARTE
Le parole di Gesù nel brano di oggi non sono rivolte a interlocutori ben identificati, presenti lì davanti a Lui, ben disposti o mal disposti nei suoi confronti, come abbiamo visto fino ad ora. L’invito di Gesù ad andare a Lui va dunque inteso come un invito rivolto a tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo, “affaticati e oppressi” chiamati a trovare in Lui riposo. E questa convocazione di Gesù a sé è preceduta, e così resa possibile, dalla sua risposta di lode e benedizione al Padre. Così è piaciuto a Dio Padre: fare conoscere il Figlio suo Gesù, e fare conoscere anche se stesso ai piccoli. Si può anche pensare che la “risposta” di benedizione di Gesù al Padre contenga in se anche il significato della “risposta” di obbedienza di Gesù alla volontà del Padre – in questo momento e per tutta la Sua vita, fino al dono perfetto sulla croce -. E’ per questa sua risposta che il Padre viene rivelato attraverso di Lui ai piccoli, e che gli uomini, affaticati e oppressi dal giogo della Legge e della vita, possono trovare in Gesù il riposo che Dio ha preparato per loro.
Il motivo per cui Gesù ringrazia e loda il Padre è il dono della rivelazione, che appunto è dono, e “non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell’ uomo, ma da Dio che usa misericordia” (Rom9:16), ed è destinato ai piccoli, e così può raggiungere tutti gli uomini, attraverso la piccolezza di questi piccoli (discepoli) destinatari del dono di Dio. Poi insegna che questo è dato attraverso l’abbandono confidente di chi, affaticato e oppresso, va a Lui. E’ per la “risposta” di Gesù sulla croce: “Nelle tue mani consegno il mio spirito”, e in modo simile al suo che si entra nel riposo della comunione con Dio.
“Venite a me voi tutti che siete oppressi e affaticati”. Per il Qoelet la grande fatica dell’uomo è quella di avere la nozione di eternità nel loro cuore senza sapere però né l’inizio né la fine (Qo 3:11). Ma Gesù è “il principio e la fine” e attraverso di Lui si può giungere alla conoscenza del Padre, e ricevere in questo il suo riposo.
SEGUE
SECONDA PARTE
Gesù qui si paragona alla Sapienza personificata, i cui inviti a “venire a lei” troviamo nei libri sapienziali dell’A.T. L’invito di Gesù si rivolge ai semplici, ai piccoli, che possano avere la Sapienza di Dio, la conoscenza del Padre, il Suo riposo.
Oggi si parla di conoscere il Padre e conoscere il Figlio: senza il Figlio non possiamo conoscere nulla. E’ il Figlio che vuole che noi conosciamo il Padre e ce lo rivela. Ed è il Figlio che conosce tutti e può giudicare con giustizia, perché tutto ha ricevuto dal Padre. E noi abbiamo bisogno che Dio continui a rivelarci chi è il Figlio e chi è il Padre.
Gli uomini sono invitati a Gesù per la loro debolezza. Ma molti non sono venuti a Lui. Ogni giorno Gesù ci invita, e con la nostra libertà possiamo andare a Lui e ricevere il dono del suo riposo.
v. 29 “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me…”. Qual è il giogo di Gesù? E’ l’obbedienza e l’amore al Padre: “Io non sono venuto a fare la mia volontà ma la volontà di Colui che mi ha mandato”. “In questo sta l’amore: nell’osservare i suoi comandamenti. E i suoi comandamenti non sono pesanti” (1Giov 5:3), cioè sono “leggeri”: ecco il giogo di Gesù, l’amore di Gesù per suo Padre, l’amore che dona anche a noi.
Altra interpretazione. Il v. 25 comincia dicendo letteralmente: “In quel momento Gesù rispose e disse…”. Rispose? A quale domanda risponde? A chi? Alle domande che fino ad ora abbiamo incontrato. Quelle ostili dei capi e dei farisei che chiedono perché mai il maestro mangia e beve con i peccatori; e le domande che noi ci poniamo nel nostro cuore. Forse risponde anche in riferimento a quello che abbiamo ascoltato ieri, e cioè che Gesù diventa consapevole che ci sono persone che non hanno accolto il suo insegnamento né lui. Gesù ha cominciato a vedere i suoi discepoli che lo seguono, e altri che invece non lo seguono; l’esito – anche negativo – del suo ministero. E davanti a tutto questo, ecco la sua risposta, prima di tutto per ringraziare e lodare il Padre, per il suo piano per gli uomini. Anche noi davanti alle domande della nostra vita corriamo il pericolo di vacillare. Dobbiamo imparare che davanti ad esse dobbiamo ringraziare e lodare Dio per il suo progetto e la sua provvidenza.