20 Allora si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: 21 «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. 22 Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. 23 E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! 24 Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».
Seleziona Pagina
Ci incontriamo oggi con una ripresa e una forte sottolineatura dell’invito alla conversione. La chiedeva Giovanni Battista nella sua predicazione in Mt.3,2. E la riprendeva Gesù stesso in Mt.4,17. Allora la conversione, il radicale mutamento di pensiero, era chiesta come frutto e segno della predicazione e dell’annuncio del Regno. Nella Parola che oggi il Signore ci regala è chiesta come risposta ai “prodigi”(alla lettera, le “potenze”) che Gesù ha compiuto. Il ricordo della predicazione del Battista e di Gesù ci custodisce in grande continuità con la strada che stiamo percorrendo dove la relazione-differenza tra persone del Battista e del Signore Gesù è stata molto forte. Qui viene ricordato che Gesù ha dato conferma e prova della sua predicazione con i miracoli – le potenze – che ha compiuto.
Una prima considerazione emerge molto forte: l’etica cristiana non scaturisce tanto da norme eterne, quanto dalla concreta vicenda storica di ognuno e di tutto il popolo. La conversione quindi è la reazione al dono di Dio!. Senza assolutamente cadere in nessuna forma di soggettivismo, la morale cristiana entra nel concreto tessuto della storia. Certamente tutto questo sembra suggerire un principio che, se Dio vorrà, più avanti troveremo espresso, e cioè l’essere la responsabilità morale fortemente connessa e relativa ai doni ricevuti.
Per questo, Corazin, Betsaida e Cafarnao hanno grande responsabilità storica proprio per il grande bene che hanno ricevuto. Non si tratta dunque di un itinerario “per meritare il premio”, ma di un atteggiamento profondo di “riconoscenza per il dono ricevuto”. Il punto delicato mi sembra sia quello dell’ “oggetto” della conversione: una conversione in vesti di sacco e cosparsi di cenere (ver.21). Una conversione alla consapevolezza profonda del proprio niente e del bisogno profondo di essere salvati. E’ spiritualmente alto il pericolo che la cattiva accoglienza dei doni di Dio li trasformi in atteggiamenti di orgoglio e di umana grandezza. Addirittura di privilegio. Istintivamente noi stabiliamo un legame tra verità e diritto, mentre il nostro testo chiede un rapporto stretto con umiltà e conversione. La custodia dei doni di Dio esige la consegna sempre più profonda nelle sue mani. Farne una dote, un privilegio, un vanto o addirittura un diritto, è distruzione del dono.
L’oggettività del giudizio non solo accoglie, ma addirittura esige, la relazione stretta con la storia. Tiro, Sidone e Sodoma riceveranno un giudizio ben diverso dalle città che Gesù ha visitate e ha riempito della sua grazia. La tranquilla accettazione del principio secondo cui “la legge è uguale per tutti” mi sembra da rivedere in modo critico e profondo. Abbiamo oggi l’opportunità per riflettere e per pregare intorno ad un tema-problema delicatissimo, che anche ai nostri giorni rischia di essere disatteso ed emarginato.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
I “guai” pronunciati da Gesù contro le città incredule non sono (come si è detto altre volte) un’espressione di minaccia e di castigo: sono il lamento funebre verso coloro che non hanno accolto la Vita. Si dovrebbe dire: Ahi, Corazim!, Ahi, Betsaida!… – Tra le città, c’è anche quella che Gesù aveva scelto come sua residenza: Cafarnao. Qui aveva parlato e operato nela sinagoga, nella casa di Pietro (dove aveva “risollevato” la suocera), ecc. Ma non bastano le parole di Gesù e le sue azioni liberatrici (“i prodigi che ci sono stati in mezzo a te”), se non c’è la conversione, il cambiamento di rotta e di orientamento.
Gesù qui si paragona alla Sapienza personificata, i cui inviti a “venire a lei” troviamo nei libri sapienziali dell’A.T. L’invito di Gesù si rivolge ai semplici, ai piccoli, che possano avere la Sapienza di Dio, la conoscenza del Padre, il Suo riposo.
Oggi si parla di conoscere il Padre e conoscere il Figlio: senza il Figlio non possiamo conoscere nulla. E’ il Figlio che vuole che noi conosciamo il Padre e ce lo rivela. Ed è il Figlio che conosce tutti e può giudicare con giustizia, perché tutto ha ricevuto dal Padre. E noi abbiamo bisogno che Dio continui a rivelarci chi è il Figlio e chi è il Padre.
Gli uomini sono invitati a Gesù per la loro debolezza. Ma molti non sono venuti a Lui. Ogni giorno Gesù ci invita, e con la nostra libertà possiamo andare a Lui e ricevere il dono del suo riposo.
v. 29 “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me…”. Qual è il giogo di Gesù? E’ l’obbedienza e l’amore al Padre: “Io non sono venuto a fare la mia volontà ma la volontà di Colui che mi ha mandato”. “In questo sta l’amore: nell’osservare i suoi comandamenti. E i suoi comandamenti non sono pesanti” (1Giov 5:3), cioè sono “leggeri”: ecco il giogo di Gesù, l’amore di Gesù per suo Padre, l’amore che dona anche a noi.
Altra interpretazione. Il v. 25 comincia dicendo letteralmente: “In quel momento Gesù rispose e disse…”. Rispose? A quale domanda risponde? A chi? Alle domande che fino ad ora abbiamo incontrato. Quelle ostili dei capi e dei farisei che chiedono perché mai il maestro mangia e beve con i peccatori; e le domande che noi ci poniamo nel nostro cuore. Forse risponde anche in riferimento a quello che abbiamo ascoltato ieri, e cioè che Gesù diventa consapevole che ci sono persone che non hanno accolto il suo insegnamento né lui. Gesù ha cominciato a vedere i suoi discepoli che lo seguono, e altri che invece non lo seguono; l’esito – anche negativo – del suo ministero. E davanti a tutto questo, ecco la sua risposta, prima di tutto per ringraziare e lodare il Padre, per il suo piano per gli uomini. Anche noi davanti alle domande della nostra vita corriamo il pericolo di vacillare. Dobbiamo imparare che davanti ad esse dobbiamo ringraziare e lodare Dio per il suo progetto e la sua provvidenza.