11 In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. 12 Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. 13 Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. 14 E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. 15 Chi ha orecchi, ascolti! 16 A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: 17 “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. 18 È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. 19 È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».

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PRIMA PARTE
Premetto che con un certo tremore provo a scrivere qualche parola su questa Parola che oggi riceviamo dalla bontà del Signore. Complessità del testo e molteplicità delle interpretazioni mi rendono consapevole della mia inadeguatezza. Quindi, abbiate pazienza. Quando il Signore ci accoglierà e noi lo vedremo come Egli è, allora tutto sarà luminoso. Tuttavia è bello che anche oggi possiamo chiedergli di fare un piccolo passo nella conoscenza di Lui e nell’affetto verso la sua Persona.
Certamente il Signore vuole mettere in evidenza lo splendore di questa “storia della salvezza”, i suoi passaggi, le sue continuità e le grandi novità che in essa si aprono.Ci troviamo evidentemente al confine, al passaggio, tra l’antica economia della preparazione e della profezia rappresentata da Giovanni, e il dono della vita nuova che Gesù porta a tutta l’umanità. Penso che noi stessi ci troviamo in questo passaggio, in questo guado. Non penso che la delicatezza e la criticità di questo passaggio epocale sia finito. Credo che accompagnerà la storia dell’umanità sino alla fine!
Il ver.11 mette in evidenza lo splendore divino della vicenda dei nostri padri ebrei. Il valore fecondo della Legge e della Profezia. L’essere quindi, la fede ebraica, grembo del livello più alto che l’umanità può raggiungere: in alternativa e contro tutte le ideologie, le idolatrie, le sapienze mondane, le magie, le superstizioni, le vette del pensiero… l’ebraismo è certamente il grande percorso dove l’umanità ha raggiunto l’apice del suo sviluppo. Tutto questo è rappresentato e simboleggiato al ver.11 dalla persona stessa di Giovanni: “…fra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista”. Ma!: e qui c’è l’annuncio del grande passaggio a quella pienezza che la via della legge e dei profeti ha preparato!: “…ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di Lui”. Anche l’ultimo dei figli della fede di Gesù è più grande di lui. E questo per la potenza divina che viene donata all’umanità nella Persona e nell’Opera di Gesù di Nazaret, il Figlio dell’Uomo, il Figlio di Dio.
SEGUE
SECONDA PARTE
Noi siamo appunto, secondo il ver.12, nel passaggio, nel guado tra l’economia della legge e della profezia, e la nuova economia della salvezza: “dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora”. Il grande travaglio della storia umana è l’istintiva violenza che si scatena contro il Regno di Dio. E quindi il rischio che “i violenti” si impadroniscano di quello che non è loro. La storia del cristianesimo è perennemente esposta a questo rischio. Di tempo in tempo Dio manda un suo fedele figlio a riaffermare la grazia, cioè il dono, che Dio vuole fare a tutta l’umanità: da S.Francesco a Santa Teresa di Gesù Bambino, da S.Clelia a Papa Giovanni, il Signore manda questi suoi figli che possano ricordare a tutti che la salvezza viene da Dio e non dalle nostre opere. Il tempo dei Profeti e della Legge sono terminati con Giovanni. Egli è “quell’Elia che deve venire” alla fine dei tempi, subito prima del Messia, secondo la fede e la devozione dei padri ebrei (ver.14). La potenza salvifica della Pasqua di Gesù ha inaugurato gli ultimi tempi.
Ma, dicono i bambini dei vers.16-17, come l’orgoglio farisaico non vive bene il tempo dell’attesa del Salvatore, così lo stesso orgoglio rifiuta e disprezza la grande festa nuziale che Gesù è venuto a donare a tutta l’umanità regalando nel Vangelo e nella sua Pasqua la comunione nuziale e figliale con Dio. Vissuti male i tempi austeri della preparazione, si vivono male i tempi della festa e della comunione d’amore. Tuttavia, dice la seconda parte del ver.19, Dio è fedele al suo patto d’amore e malgrado i nostri rifiuti e le nostre dure violenze, continua ad operare e a donare la sua misericordia ad ogni umana creatura. Anche se poco o niente noi riconosciamo il suo disegno d’amore. Le opere dell’amore, dal più piccolo segno di carità al segno supremo della divina liturgia, anche oggi Egli non le farà mancare le opere alla vicenda umana sempre così ferita e rattristata. Chiediamo la grazia di riconoscerlo e di accoglierlo. E di poter comunicare ai nostri fratelli lo splendore ineffabile del suo amore per ogni creatura e per l’intera umanità.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Due cose mi hanno sempre colpito in questo brano, anche perché mi risultavano oscure. La prima: “Il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono (lo tolgono di mezzo con la forza)”(v.12). Ecco come lo spiegano Mateos e Camacho: “Finchè il regno di Dio era soltanto una promessa, tutti erano a suo favore; ma quando viene la realtà ed esige che si cambi vita, cioè che cessi l’ingiustizia, i circoli del potere gli si mettono contro e usano la violenza contro di esso. Di fatto, Giovanni, annunciatore del regno, è già in carcere e cresce l’opposizione a Gesù; presto si deciderà la sua morte”. – L’altro punto è quello dei bambini che rimproverano ai loro compagni di “non stare al gioco”. In effetti, è quello che facciamo anche noi: non ci va di “stare al gioco” con Dio e preferiamo lamentarci per i suoi (strani) comportamenti…