41 Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.
Post correlati
2 Commenti
Lascia un commento
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Le categorie
- Audio (925)
- Audio e Video (623)
- Dalla Chiesa e dal mondo (168)
- Giovanni scrive… (515)
- Giuseppe scrive… (2)
- Incontri e approfondimenti (442)
- La lectio quotidiana (4.526)
- Le nostre notizie (1.000)
- Letture domenicali e festività (805)
- Senza categoria (6)
- Video (149)
Telegram
Archivi
Gli ultimi articoli pubblicati
- Esodo 40,1-15
- Esodo 39,33-43
- Esodo 39,1-32
- Le Letture e i canti di domenica 2 aprile 2023 – Domenica delle Palme (Anno A)
- Omelia di d. Francesco Scimè – V Domenica Quaresima A – 26 marzo 2023
- Omelia di d. Andrea Bergamini – V Domenica Quaresima (anno A) – 26 marzo 2023
- Esodo 38,1-31
- Omelia di d. Giuseppe Scimè – V Domenica Quaresima A – 26 marzo 2023
- Omelia dell’Annunciazione del Signore di d. Andrea Bergamini – 25 marzo 2023
- Lectio Patrum – Origene, Omelia sull’Esodo IV,6-9
Vi consiglio vivamente di ascoltare oggi le parole di Matteo 25,31-46. E’ la grande immagine del giudizio finale. Un giudizio sulle “genti” di tutta la terra. Sarà un giudizio nel criterio e nella prospettiva della carità. Con il termine “genti” si indicano le moltitudini che non hanno conosciuto il Signore Gesù. E saranno giudicate in rapporto al loro atteggiamento nei confronti dei suoi “fratelli più piccoli”. Nel grande quadro del giudizio finale questi “piccoli”sono certamente tutti i piccoli, i poveri, gli esclusi, i malati, gli emarginati, gli affamati….Ma l’espressione “questi miei fratelli più piccoli” senza dubbio designa in modo privilegiato i discepoli! E’ un’immagine inconsueta della Chiesa! Che, certamente, è una madre piena di amore per tutti i suoi figli, a qualunque condizione, o stirpe, o razza, o religione appartengano. Ma che è composta da questi “piccoli” che sono i discepoli del Signore! La via del Vangelo è una via di piccolezza. L’amore, il perdono, l’accoglienza, la castità, l’obbedienza, la mitezza, la fame e la sete di giustizia…si raccolgono, nella loro fisionomia più alta e più profonda, in quella beatitudine dei “poveri in spirito” che in Gesù, con Gesù e per Gesù, si fanno piccoli in un cammino di obbedienza pasquale al Padre. Quindi bisogna arrivare a dire che un cristiano è “costituzionalmente” un piccolo e un povero. E quindi il “farsi poveri per il regno” è il cammino privilegiato dell’esperienza cristiana.
Questi piccoli sono il patrimonio più prezioso della storia. Come Dio si è “convertito” commovendosi e riempiendosi di compassione per le sofferenze degli ebrei nell’Egitto del male e della morte, così il mondo intero potrà salvarsi piegandosi con compassione verso i piccoli, che sono dunque il luogo della salvezza dell’umanità. Il Figlio di Dio è venuto tra noi per proclamare l’elezione divina di Abele e di tutti i piccoli della storia, elezione che lo porta, in Gesù, ad assumere in pienezza la condizione dei poveri. Per questo, i discepoli di Gesù, che non possono essere più del loro maestro e diversi da Colui che li ha inviati, sono guidati verso la povertà stessa del Figlio di Dio, una povertà che non è la “miseria” dei poveri del mondo, perchè è una povertà evangelizzata, e cioè visitata da Dio.
Chiunque darà anche solo un bicchier d’acqua a questi “poveri del Signore” s’incontrerà con il suo Salvatore, nascosto e presente in tutti i poveri del mondo. La Chiesa è necessariamente e felicemente non solo una Chiesa “dei poveri”, che vede nei poveri il segno e il luogo dell’Amore di Dio, ma è principalmente chiamata ad essere una Chiesa “di poveri”, dove risplende l’elezione di Dio, e dove si manifesta per tutte le nazioni la vera via della salvezza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il versetto di oggi è legato a quanto precede, come indicato anche dall’infatti che lo introduce, sia alla discussione dei discepoli su chi è il più grande e il relativo controbattere di Gesù, sia all’atto di divieto dei discepoli visto ieri, non approvato dal Signore. Questo versetto appare l’alternativa alla naturale propensione dei discepoli per la grandezza a l’esercizio del potere.
Abbiamo ricordato alcuni testi e in particolare: I primi 3 capitoli della prima lettera ai Corinti, con il versetto conclusivo: ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
Galati 4,13 e ss.: “Sapete che fu a causa di una malattia del corpo che vi annunziai la prima volta il Vangelo; e quella che nella mia carne era per voi una prova non l’avete disprezzata nè respinta, ma al contrario mi avete accolto come un angelo di Dio,come Cristo Gesù.”
Ci è sembrato centrale quel “perchè siete di Cristo”. Ci si può domandare se chi dà il bicchiere d’acqua è inconsapevole di questa appartenenza, come potrebbe risultare dall’accostamento del testo esteso di Mt 26:31 e ss., o se qui come potrebbe sembrare dal testo stesso invece c’è una certa consapevolezza, ipotesi affascinante pensando che al di là di quanto può apparire più esternamente, gli uomini aspettano proprio un cristo così, quale è significato dalla piccolezza dei discepoli.
La ricompensa: se si tiene conto del vv. 37, Dio Padre stesso potrebbe essere questa ricompensa, con il quale attraverso questa via semplice di dare un bicchiere d’acqua gli uomini entrano in vero contatto.