38 Giovanni gli disse: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri”. 39 Ma Gesù disse: “Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.
40 Chi non è contro di noi è per noi.
Marco non custodisce nel suo Vangelo un versetto che sempre viene citato come in contrapposizione e in funzione di equilibrio delle parole che oggi Gesù ci regala. Nella versione di Matteo 12,30 Gesù dice:”Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde”. Non credo che queste parole contradicano quelle che noi oggi celebriamo, ma anzi le rafforzi, stabilendo bene la differenza tra il rapporto con Gesù e quello con la comunità credente che visibilmente e “strutturalmente” lo segue.
Al ver.38 Giovanni contrappone chiaramente il dato positivo – “uno che scacciava i demoni nel tuo nome” – e l’elemento considerato negativo:”..non era dei nostri”(alla lettera,”non seguiva noi”). Giovanni dunque sembra rivendicare una rappresentanza totale ed esclusiva del Signore Gesù da parte della comunità cristiana, identificata con il gruppo dei discepoli. E quindi attribuisce a tale comunità il potere di definire i limiti di appartenenza e quindi la leggitimità dell’agire in nome di Gesù. A questo punto, vi consiglio di riprendere l’episodio di Numeri 11,24-30, che ci aiuterà ad entrare con forza nella vicenda che oggi ci viene comunicata.
Gesù risponde sciogliendo la contrapposizione formulata da Giovanni, e concentrando il giudizio sull’accaduto in riferimento alla sua Persona: è impossibile fare un miracolo nel nome di Gesù e subito dopo parlare male di Lui! Il riferimento da tener fermo non è dunque quello della comunità, ma quello che si riferisce alla persona di Gesù. Non si tratta solo di tenere un atteggiamento aperto e accogliente, disposto a grande tolleranza…C’è ben di più! Gesù dice che il riferimento a Lui è più ampio di quello attribuito alla comunità dei discepoli. C’è un rapporto con Lui che può porsi ben al di là dei confini della comunità. O meglio, come vedremo, al di là dei confini “visibili” della comunità. Ricordo l’affermazione di Madre Teresa di Calcutta, “Dio non è cattolico”, nel senso che non è limitato a quello che è creduto e adorato dalla comunità cristiana cattolica. E’ più grande! E questa ampiezza è proprio Gesù a manifestarla e a donarla. L’incarnazione del Verbo e la sua umile morte sulla croce dei malfattori Lo assimilano misteriosamente ma realmente a tutta l’umanità e dunque ad ogni uomo e donna della terra. Per questo, in ogni uomo e donna della terra è possibile una relazione misteriosa e profonda con l’Uomo Gesù Cristo. Quindi:”non glielo proibite..!!”.
Ed è molto importante la conclusione del ver.40. E’ il grande invito alla communità cristiana ad allargare la concezione di se stessa. “Chi non è contro di noi, è per noi”! Una volta stabilito che il vero metro di riferimento è Gesù, la comunità cristiana è chiamata ad allargare i suoi confini, e a considerare come suoi figli tutti coloro che in qualche modo vivono il mistero del Signore Gesù, fosse anche un frammento della loro vita, per tanti aspetti lontana dalla perla di una conoscenza-esperienza piena di Lui. Ma dunque, dove sono i confini della Chiesa? Forse non ci sono. Forse si prospettano possibili nei confronti di chi volesse, come Giovanni, vietare al Cristo di celebrarsi anche nelle lontananze di persone estranee alla comunità, ma in ogni modo figlie di quell’unico Padre che Gesù è venuto a rivelarci e a donarci.
Ecco dunque la verità del versetto di Matteo citato prima:”Chi non è con me è contro di me…”. Nessuno infatti può parlare e agire in nome di Gesù, se non per la potenza del suo Spirito. Alla fine di tutto, Gesù si pone dolcemente e felicemente tra noi, e ci invita ad allargare la mente e il cuore alla misura di Lui. Così vuole essere con noi e vuole che noi siamo con Lui:”Chi non è contro di noi è per noi”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Non seguiva noi!”: questa affermazione ha fatto pensare che il testo odierno rappresenti un problema della comunità primitiva, piuttosto che del tempo di Gesù. Gesù, comunque, come ha spiegato don Giovanni, è l’unico punto di riferimento: solo di Lui si dice che è da seguire, solo “Lui ascoltate!” (episodio della trasfigurazione). La comunità di Gesù è più grande di quanto noi possiamo vedere e pensare. Anzi, forse ci precedono, in questa “ecclesia”, tanti che noi riteniamo inadatti, estranei, lontani, ecc. Ci meraviglieremo a veder la loro piena partecipazione al Regno di Dio.
I discepoli usano un “noi”: ” non CI segue “, che il Signore non nega “Chi non è contro di NOI è per NOI”, ma corregge profondamente “nel MIO nome…..parla male di ME” – la sequela almeno così come è presentata nel Vangelo di Marco è sempre di lui, e noi abbiamo comunione con lui e tra noi perchè tutti LO seguiamo. D’altronde il noi di Giovanni è negato dallo stesso accadimento: i discepoli hanno deciso di vietare senza nemmeno consultare il Signore. IL potere che pensano di avere è ancora nella stessa direzione della discussione di ieri.. L’istruzione di oieri Gesù oggi la conferma non solo personalmente per il singolo discepolo nei confronti degli altri, ma anche per la comunità dei discepoli nel suo insieme riguardo a coloro che non ne fanno formalmente parte.
Chi sa cosa spinge Giovanni rispondere in questo modo: la sicurezza, il bisogno di conferma o il dubbio?
I testi di questi giorni sembrano volere mettere al centro della considerazione dei discepoli “il nome” di Gesù. Già ieri: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome”; oggi: “scaccia i demoni nel tuo nome…che faccia un miracolo nel mio nome”; domani: “Chi vi darà un bicchiere d’acqua nel mio nome”. Abbiamo ricordato i testi degli Atti: “il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo” (At 3:16) “Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati”: (At 4:12).
In contrasto con il divieto di oggi da parte dei discepoli, c’è l’opera di Barnaba narrata dagli Atti quando viene inviato a Antiochia dalla Chiesa di Gerusalemme quando hanno notizia di pagani che credono in Gesù: ” Quando questi giunse e vide la grazia del Signore si rallegrò, e da uomo virtuoso quale era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore” (At 11:23)
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