33 Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo lungo la via?”. 34 Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. 35 Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. 36 E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: 37 “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.
Seleziona Pagina
Ogni “comandamento”, ogni tema o problema etico posto dalla Parola di Dio è sempre strettamente collegato ed è sempre relativo al Mistero: mistero di Dio, dell’uomo, della creazione, della storia…Si può dire quindi che il “fare” scaturisce sempre, necessariamente, dall’essere. Altrimenti l’etica è fragile, è arbitraria, è esposta ad essere violenta.Nella Parola di Dio il comandamento è esso stesso rivelazione e annuncio.
Lo “scandalo” del nostro brano è nella sua stessa collocazione! Ai versetti precedenti Gesù ha ribadito la direzione pasquale della sua vita, il suo farsi piccolo nell’obbedienza al Padre, sino alla morte di Croce, come principio della vita nuova e della sua signoria universale. Ed ecco i discepoli a discutere tra loro chi sia il più grande.
Gesù coglie l’occasione di questo “inevitabile” – in quanto proprio della natura umana ferita – dibattito tra i discepoli, immagine e parabola di una presenza di tale dibattito “lungo la via” di tutta la storia umana, sia nel microcosmo di ogni persona (come nel nostro testo), sia nel grande travaglio della storia delle nazioni, delle culture, delle civiltà…, e proclama il grande capovolgimento che la fede e la sapienza ebraico-cristiane propongono all’umanità. Un proposta in realtà poco affermata e quasi mai realizzata. Ma ugualmente al cuore della rivelazione di Dio.
E’ anzi la stessa concezione del Divino, la stessa realtà e idea di Dio al centro del discorso. Infatti la concezione del dio essere supremo, intronizzato, impassibile…è la “proiezione religiosa” della lotta umana per il potere. E’ la divinizzazione del potere mondano, e quindi la sua giustificazione-esaltazione. Si potrebbe obiettare che la Bibbia è peraltro piena di questa descrizione della “grandezza” di Dio. Mi accontento qui di ricordare con voi che in ogni modo anche il Dio d’Israele è un Dio non impassibile, ma anzi “piegato” verso la storia umana, assolutamente determinato a comunicarsi all’uomo, in cerca dell’uomo…un Dio che l’uomo conosce come salvatore e come misericordioso…E tutto questo si svela e si compie nel Figlio di Dio, Gesù Cristo, che svela come Dio si riveli pienamente nel Crocifisso, come il suo “trono” sia la Croce di Gesù, come il suo potere di salvezza e il suo giudizio sia svelato e attuato nel sacrificio d’amore di Gesù…
Per questo motivo, io renderei quel “sia” del ver.35 con un “sarà”, che senza perdere il suo carattere imperativo, lo evidenzia nell’essere nuovo dell’umanità rinata dalla Pasqua di Gesù. La cosa è tanto forte da giustificare, anzi da chiedere quel “voler” essere il primo, che non è più una prospettiva di potere mondano, ma il desiderio della comunione piena con il Signore della Passione e della Croce. Anche la “santità cristiana” – malgrado una “agiografìa” spesso deviata e deviante – non è più la potenza dell’eroe, ma l’umiltà e la mitezza di chi si fa piccolo per il Regno.
Il bambino posto in mezzo e abbracciato è quindi contemporaneamente ikona del Cristo, ikona del cristiano e ikona di Dio. Accogliere il bambino nel nome del Cristo non è solo un pur lodevole atto di carità, ma accoglienza del mistero stesso di Dio. Quando Gesù, al ver.35, parla dell’ “ultimo di tutti e servo di tutti”, usa per il termine “ultimo” la parola che dice “ultimo” non solo nel senso della piccolezza, ma anche , e soprattutto, nel senso di finale, di conclusivo della storia, di pienezza del nuovo, come evento supremo che svela tutta la storia che l’ha preceduto.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La discussione su chi sia il più grande avviene “lungo la via”: fa parte del nostro cammino umano questo bisogno di affermazione, di primato, di grandezza… A questo punto, Gesù si siede: è la posizione del maestro che si accinge a dare un insegnamento importante. E infatti “chiama i Dodici”, che in realtà dovevano essere già lì, attorno a Lui. Poi, un bambino viene posto “nel mezzo”: vuol dire che gli altri si sono messi in cerchio: la disposizione in cui tutti sono uguali, non vi è alcuno che sia avanti agli altri o più in alto degli altri.- L’insegnamento di Gesù è il capovolgimento dei valori e, come ci dice don Giovanni, è insieme la rivelazione sorprendente di come siano, quali siano Gesù e il Padre. Noi ci ostiniamo a deformarne l’immagine…, ma possiamo anche oggi ricominciare.
L’essere in casa come momento successivo a un viaggio o a una predicazione pubblica di Gesù, l’abbiamo già incontrato varie volte nel Vangelo di Marco. E’ un momento di familiarità, la lettera agli Efesini ci ricorda che siamo diventati “familiari di Dio” Di solito è l’occasione in cui i discepoli chiedono spiegazioni, ad es. del significato di una parabola. Qui è però Gesù che prende l’iniziativa ponendo loro una domanda.
Al v. 35 il fatto che si dica genericamente “tutti”, senza ulteriori specificazioni, può permettere di pensare non solo alla stretta cerchia dei credenti. Si è ricordato P. de Foucauld per il quale questi tutti di cui essere l’ultimo e il servo si sono identificati in genti diverse e di diversa religione.
Evidentemente questa discussione dei discepoli si giustappone e contrappone all’insegnamento di Gesù per via riguardo alla sua Pasqua. Qui Gesù rovescia completamente i termini della discussione, come già aveva fatto nell’altra discussione dei discepoli, in barca al cap. 8, dove a fronte della sensazione di ristrettezza legata all’avere un unico pane, Gesù ricorda l’abbondanza della distribuzione dei pani e dei pesci. Forse c’è un legame tra questi due rovesciamenti; comunque in ambedue i brani c’è un difetto di comprensione da parte dei discepoli.
Propriamente il Signore non risponde sulla questione del più grande. Infatti il più grande è Dio, e lui solo, come il popolo di Israele ha imparato a pensare e a credere. L’indicazione è di essere l’ultimo e il servo di tutti. Nella seconda parte del testo però diviene fondamentale il verbo accogliere, e forse è una indicazione che si tratta proprio di entrare in un altro ordine di pensiero. Gesù pone una via di comunione, che concerne la piccolezza e che concerne Dio. Le precedenti parole di Gesù sono tolte da una dimensione puramente etica e inserite in un contesto di comunione. Dio vuole entrare nella vita e nella storia degli uomini, ma vuole entrarci attraverso questa via di piccolezza. Si “permette” a Dio di entrare se ci si inserisce in questo flusso di accoglienza indicato dall’ultimo versetto.