7 Gesù, intanto, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea 8 e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidone, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. 9 Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. 10 Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. 11 Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». 12 Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.
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Mi pare di cogliere un’evidente tensione tra il clima rigido e spento della sinagoga con sua la devianza formalistica del riposo sabbatico, e la grande folla di malati e di poveri che si raccoglie intorno a Gesù. Una folla che sembra voler comprendere non solo Israele, ma anche le genti che sono intorno a Israele. Possiamo cogliere qui un’immagine molto profonda della nuova comunità messianica, della Chiesa quindi, caratterizzata dal bisogno della salvezza. Non credo che si debba temere di pensare la Chiesa come una grande folla di poveretti. Anche oggi. Certo, il poveretto della mano paralizzata, nel clima della sinagoga e delle sue rigidità e dai suoi sostanziali tradimenti rispetto al grande progetto divino, si trova in una situazione ben più ostile di questa folla di poveri che si raccoglie intorno al Signore.
Il testo di oggi mi ha fatto pensare anche ai versetti del cap.1 dove si parla di Gesù nel deserto (Marco1,12-13), con le fiere, con il diavolo e con gli angeli. La gente rischia di schiacciarlo, e mi sembra un po’ come quelle “fiere” con le quali egli stava nel deserto. Ci sono i discepoli del ver.9, come gli angeli che lo servono. E c’è il diavolo degli spiriti impuri. Non mi ricordo se ne abbiamo già detto qualcosa. Credo di sì. In ogni modo ribadiamo che fin dal principio, fin dall’albero della conoscenza del bene e del male, si pone il problema di un “sapere” non buono. Un sapere demoniaco. Una “conoscenza del bene e del male” che esige un “giudizio” anche sulla conoscenza. La nostra tradizione culturale “assolve” la conoscenza, ritenendola in ogni caso un bene. Ma qui sembra porsi il tema dei fini della scienza e della conoscenza. Non sono gli “spiriti impuri” i buoni testimoni del mistero di Dio. Si può usare il sapere per fini non buoni! Tra l’altro è interessante che i due verbi che esprimono al ver.10 il gettarsi della gente che vuole toccarlo per essere sanata, e al ver.11 il cadere ai suoi piedi da parte degli spiriti impuri, sono molto vicini. Ma evidentemente sono opposti nei loro fini.
Ne viene l’immagine di una comunità credente povera e umile, esposta sempre alla tentazione di una devianza mondana di scienza e di potere, che non è secondo Gesù, ma contro di Lui, che fonda la sua Chiesa nei deserti e sulla riva del mare. Per fortuna ci sono anche gli angeli che gli preparano una barchetta!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. GIovanni.
lectio 2008:
http://lectioquotidiana.blogspot.com/2008/06/mc-37-12.html