1 Entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, 2 e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. 3 Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». 4 Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. 5 E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.6 E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

Seleziona Pagina
Conviene dare un rapido sguardo a Marco 1,23 per cogliere la differenza tra quel primo incontro con la sinagoga e l’episodio di oggi. Entriamo nel cap.3, dove una rapida lettura di tutto il capitolo mi porta a pensare che esso sia dedicato, tra molte polemiche e ostacoli con la comunità giudaica, al configurarsi della comunità mesianica che si raccoglie intorno a Gesù.
Il tema centrale del nostro brano è l’interpretazione del sabato, e la vicenda dell’uomo con la mano paralizzata è l’occasione del confronto tra Gesù e i suoi avversari. Anzi, fin dal principio è detto che questi stavano a vedere come si comportava Gesù, “per accusarlo”. E’ dunque del tutto esplicito un atteggiamento di ostilità contro Gesù, opposto al grande seguito di folle che lo cercano e lo seguono. Il ver.6 ci dirà che sono i farisei e gli erodiani quelli che, per motivi diversi, vogliono toglierlo di mezzo.
Gesù sembra subito intuire e accettare la provocazione e chiede all’uomo malato di porsi al centro: centro geografico ma soprattutto centro di attenzione e di contestazione (ver.3). Ed ecco, al ver.4, la forte provocazione che costringerebbe gli avversari a scoprirsi: “E’ lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?”. La domanda è di supremo interesse, perchè la nozione tipica del sabato tradizionalmente non riguarda l’alternativa tra opposti comportamenti, ma è attenta soprattutto al tema del riposo, e quindi tendenzialmente al “non fare”. Di fatto, si dava molta casistica in questa osservanza, che potrete cogliere nel testo parallelo di Matteo 12,9-14 per il caso della pecora che cade nel fosso. Il rischio è che un’interpretazione distorta e stravolta del riposo sabbatico dia più valore ad una pecora che al bene dell’uomo. Qui Gesù rivela il senso ultimo del giorno del Signore: l’amore di Dio per l’uomo e l’amore riconoscente dell’uomo nei confronti di Dio.
Il silenzio degli oppositori provoca in Gesù, al ver.5, una reazione molto forte di ira e di dolore. Alla lettera il testo dice che Gesù “li guarda con ira, rattristato per la durezza del loro cuore”. Si capisce che la posta in gioco è evidentemente alta. Qual’è dunque il significato profondo e il grande fine del riposo del giorno del Signore? Perchè l’uomo in quel giorno non deve dedicarsi alle sue opere? Perchè quello è il giorno che glorifica l’opera di Dio. E’ quel “settimo giorno” nel quale Dio si è riposato dall’opera della creazione, ed è il giorno nel quale l’uomo riposa dalle sue opere per glorificare l’intera opera di Dio.
Così, la guarigione di quell’uomo in giorno di sabato viene a significare che il grande scopo di tutta l’opera di Dio nella creazione e nella storia è il bene supremo dell’uomo che è la sua comunione d’amore con Dio come fonte della comunione d’amore in ogni relazione interna all’umanità. Ma questo è contrario all’istintiva e profonda sapienza mondana che esalta l’individuo, la competizione, la vittoria…fino alla soppressione dell’altro. Ed è quello che il ver.6 segnala come intenzione di farisei ed erodiani contro Gesù. Questa è la vera suprema lotta tra le due interpretazioni fondamentali della realtà e della storia: il primato della solitudine e della lotta che ha nella morte la sua suprema manifestazione di potere, come potere di dare la morte. E, all’opposto, il primato della comunione, come regime dell’amore e come suprema affermazione del potere nuovo, che è il potere di dare la vita.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
lectio 2008:
http://lectioquotidiana.blogspot.com/2008/06/mc-31-6.html
Al centro della Sinagoga vi era la Legge; l’osservanza della Legge era il valore sommo e insostituibile. Capiamo così come sia “rivoluzionario” Gesù quando dice all’uomo dalla mano arida: “Vieni qui in mezzo!”. Come si afferma poi chiaramente, il bene dell’uomo, non il rispetto dei precetti è il criterio assoluto che Gesù propone. Anche se la tal legge viene da Dio, il bene dell’uomo è più importante, anzi è l’unico criterio. L’uomo, la sua dignità (anche se ferita e sminuita) contengono la presenza e l’opera divina più di ogni altra cosa.