1 Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2 e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. 3 Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. 4 Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov’egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. 5 Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”. 6 Erano là seduti alcuni scribi che pensavano in cuor loro: 7 “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”. 8 Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: “Perché pensate così nei vostri cuori? 9 Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? 10 Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, 11 ti ordino – disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua”. 12 Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!”.
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Sia che si trovi “in luoghi deserti”, come ascoltavamo al ver.45 del capitolo precedente, sia che entri di nuovo in casa, a Cafarnao, quello che è importante è sapere dove Gesù si trovi, perchè è la sua persona viva e presente la fonte e l’orizzonte della storia nuova che è incominciata per l’umanità. Ancora una volta, come già sapevamo da Marco 1,33, è moltissima la gente che si raccoglie intorno a Lui. Ormai sembra chiaro che tutta la povertà della gente e tutto il bene che può venire a questa gente è intimamente legata al fatto che “Egli annunziava loro la parola”(ver.2). Non si tratta di una dottrina o di un codice etico, ma prima di tutto ci troviamo davanti ad un avvenimento: la possibilità per noi di raccoglierci intorno al Signore che ci dona la sua Parola.
Confermando quello che già ascoltavamo in 1,32 – “gli portavano tutti i malati e gli indemoniati” – ecco ora l’immagine diretta secondo la quale, alla lettera, “vengono portando a lui un paralitico portato da quattro”(ver.3). Il ver.4 ci regala la descrizione dell’umile e risoluta impresa dei quattro che vogliono ad ogni costo “portarlo (“il verbo significa anche “presentare, offrire”!) a Lui”. Mi sembra compaia oggi per la prima volta nel Vangelo secondo Marco la parola “fede”:”Vedendo Gesù la loro fede..”. E qui mi pare si possano fare almeno due osservazioni di grande rilievo. Innanzi tutto si tratta della fede non del paralitico, ma di quelli che lo portano!. E, soprattutto, si tratta di “fede”! La cosa è certa, perchè non si tratta di una consapevolezza dei quattro, ma del Signore stesso: è Lui che raccoglie tutto quello che vede fare da loro in un termine che descrive e rivela la loro azione, e quindi i loro pensieri, i loro sentimenti, la loro fatica, la loro consapevolezza-inconsapevolezza….:La Fede! Mi sembra che possiamo sostare un poco su questa affermazione decisiva. Ci dice quale sia l’occhio di Dio! Ci dice che la Fede è innanzi tutto il dono di Dio che raccoglie la nostra piccola vita in questa parola-evento. La fede è la nuova “interpretazione” della vita, un’interpretazione che necessariamente deve partire da Lui.
Il prodigio continua. La fede dei quattro è la salvezza del peccatore-malato. Malato, sì. Ma, perchè “peccatore”? Perchè ogni uomo lo è. Perchè questa è la malattia di ogni uomo. Perchè la malattia, come ogni altra ferita dell’esistenza umana è segno e rivelazione della vera unica malattia che è il peccato. E qui bisogna precisare che non necessariamente la tua malattia è il segno e la conseguenza dei “tuoi” peccati. E anche se nessuno è senza peccato e tutti abbiamo bisogno di essere salvati, non si può stabilire una connessione automatica tra malattia e peccato. Soprattutto da quando è venuto Lui a portare i nostri peccati! In ogni modo: come Gesù “vede” la fede dei quattro, così vede la necessità di quel paralitico di essere liberato dai suoi peccati.
La reazione che segue non è di tutti, ma di “alcuni scribi”(ver.6), ed è una reazione interna, non espressa a parole, ma intuita chiaramente dal Signore:”…pensavano in cuor loro…così pensavano tra sè…perchè pensate così nei vostri cuori?..”(vers.6-8). E anche questo è molto importante, perchè dice del dramma dei nostri cuori, al di là e più profondamente e realmente di quello che magari esprimiamo con parole e gesti! Ed è del tutto giusta l’obiezione dei loro cuori:”Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”(ver.7). E l’obiezione ha il compito meraviglioso di portarci allo stupore per quel piccolo uomo Gesù, che si comporta come Dio, perchè è Dio!!
Questa è infatti la domanda-risposta del Signore ai vers.9-10. Il miracolo della guarigione è segno del ben più grande miracolo del perdono dei peccati. E’ meraviglioso che Gesù usi il termine “facile”, più facile. E’ un linguaggio discorsivo, quasi ingenuo e infantile. E’ addirittura impossibile “rimettere i peccati sulla terra”(ver.10). Ma, appunto, il Figlio dell’uomo ha questo potere perchè è il Figlio di Dio. Con timida e umile esultanza, in silenzio, andiamocene anche noi con l’uomo perdonato e guarito. Uniamoci alla meraviglia e alla lode di tutti gli altri, e facciamo nostre le loro parole:”Non abbiamo mai visto nulla di simile!”
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Dopo la lebbra, la paralisi: un’altra malattia pressoché incurabile, che priva l’uomo della possibilità di movimento, di azione, di relazione… Oltre al malato, sono semiparalizzati anche gli scribi, dei quali si dice che stavano “seduti”, in balia dei pensieri dei loro cuori. Un sistema religioso basato sulla legge, sull’osservanza scrupolosa dei precetti, sui sacrifici rituali… non impedisce, anzi aggrava la paralisi dell’uomo. Gesù si rivolge al malato con tenerezza: “Figliolo…”. Poi “salta” tutti i passaggi tipici della religione: non sgrida per i peccati commessi; non chiede il pentimento né propone sacrifici… Dà solo l’annuncio del bene che si compie: Ti sono perdonati i peccati.. Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina! Il Figlio dell’uomo – leggeremo tra pochi giorni – è venuto proprio per i malati, per chiamare i peccatori (v. 17).
Mi ha molto colpito Gesù davanti al paralitico. La prima guarigione che opera nei suoi confronti non riguarda la sua paralisi, cosa che forse veniva naturale immaginare.
Il primo sguardo del Signore, la prima preoccupazione non mi sembra la disabilità del paralitico.
A Gesù interessa molto di più la sua anima, il suo peccato, la salvezza. Mi sembra che scardini tutto il nostro sistema di osservazione ‘antropologica’..
Inoltre mi ha colpito la casa piena..forse frutto, come ha detto Dongio, del fatto che ‘tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo : non abbiamo mai visto nulla di simile!’. La gioia dei guariti pare contagiosa.
Gesù ritorna a Cafarnao e rientra in casa, tra la gente. E allora dice a loro “la parola” buona, il Vangelo. Giovanni dice nel prologo del suo Vangelo: “il Verbo si fece carne, ed abitò tra di noi”.
Quando Gesù comincia a parlare al paralitico lo chiama “Figlio!”. Gesù, che in Mc 1:11 era stato chiamato dalla voce che ode dal cielo: “Tu sei il mio figlio diletto, in te mi sono compiaciuto!”, comincia oggi a chiamare gli uomini suoi “figli”.
Nel cap. 1 abbiamo visto Gesù che dopo aver dato il primo annuncio del Vangelo e invitato alla conversione, opera molte guarigioni e scacciare molti demoni. Oggi il suo intervento sembra diverso. Dice infatti al paralitico: “Ti sono rimessi i tuoi peccati!”. E al v. 10 spiega anche il significato delle guarigioni: “Affinchè sappiate che il figlio dell’uomo ha il potere (divino) sulla terra di rimettere i peccati…”
Dunque l’invito alla conversione offerta dal Vangelo e le guarigioni che Gesù opera vanno lette come segni della sua potenza divina di perdono, che è la liberazione più profonda che il Figlio di Dio è venuto a portare agli uomini. Non esigendo niente dal paralitico, ma – riconosciuta le fede dei suoi 4 amici che lo fanno arrivare fin davanti a Lui – offrendogli come primo e principale dono il perdono dei peccati, Gesù rivela il cuore di Dio: Dio ama gli uomini, e come Padre buono, offre ai suoi figli il suo perdono. Questo ci ha rivelato e mostrato Gesù.
Anche nel primo capitolo (1,32-33)si riunisce tanta gente davanti alla porta della casa dove si trova Gesù: tutta la città. Malati e indemoniati, portati a lui perché li guarisca. Ora la folla si riunisce per ascoltare la parola. Annuncio della parola e guarigione dalle malattie, annuncio della parola e miracolo sono due modi diversi di indicare la trasformazione che avviene in noi nell’incontro con il Signore.
Nel nostro brano questo legame si chiarisce e si approfondisce. La guarigione-annuncio della parola è il perdono dei peccati. La guarigione è la liberazione dal peccato. L’annuncio è annuncio di perdono.
Come nel caso della suocera di Pietro”gli parlarono di lei”, qui il paralitico viene portato da quattro persone. L’incontro con gesù viene provocato dall’umile intervento di altri. La fede si trasmette per incontri, esperienza vissuta, “tradizione”.
Come per la suocera di Pietro la guarigione è risurrezione (“Alzati”). Il verbo è ripetuto tre volte. E’ lo stesso verbo di “la sollevò” riferito alla suocera di Pietro. E se, in quel caso, si dice che questa donna esprime la sua guarigione-risurrezione nel servizio, qui è usato per tre volte il verbo “prendere il lettuccio” (airo), il verbo usato per Gesù, l’agnello di Dio, che prende su di sé il peccato del mondo. (Gv 1,29).
La guarigione-resurrezione associa il paralitico all’opera di salvezza di Gesù.