40 Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi guarirmi!”. 41 Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci!”. 42 Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. 43 E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: 44 “Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro”. 45 Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.

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Le ultime parole del cap.1 riferiscono di una situazione ulteriore rispetto ai miracoli narrati finora. Gesù ha guarito da malattie e scacciato demoni. La lebbra, per la quale possiamo avere ampie informazioni sul suo rilievo nella fede e nella vita del popolo di Dio in Levitico 13-14, si presenta come malattia, ma la sua drammatica invasività ne fa un ostacolo nel rapporto stesso con Dio, perchè esclude dalla piena partecipazione al culto del popolo, finchè non sia verificata dai sacerdoti una difficile e improbabile guarigione. Per questo, mi pare, non si parla di guarigione, quanto piuttosto di “purificazione”(ver.44), e per questo la domanda del lebbroso è che il Signore lo purifichi; così, alla lettera:”Se vuoi, puoi purificarmi”…”Lo voglio,sii purificato”..ed egli fu purificato”(vers.40-42).
E’ notevole il riferimento alla volontà divina. “Se vuoi…Lo voglio”(vers.40-41). La compassione del ver.41 è dunque unita in Gesù ad una determinazione che sembra svelare come la sua azione sanante sia del tutto interna alla volontà divina della salvezza. Gesù, in obbedienza al Padre che lo ha mandato, per questo è venuto!
Al ver.43 ritorna il comando di non parlare dell’accaduto. E ritorna in termini quasi drammatici. Gesù è persino aggressivo nei confronti dell’uomo che ha sanato mentre gli chiede il silenzio e addirittura lo allontana da sè con violenza! Ancora domandiamoci il motivo di questa impetuosa proibizione. Gesù ricorda all’uomo purificato la prassi doverosa che la Legge richiede nei confronti del Tempio e del suo culto. Forse sono un po’ condizionato dal fatto che scrivo le mie noticine da Gerusalemme e da tutto il suo consueto dramma di contesa e di aggressività. Pregando su queste parole mi sembra di cogliervi quindi una preoccupazione verso la pace. Come se Gesù volesse che la sua Persona, il suo insegnamento e la sua opera di salvezza non fossero percepiti come uno strappo violento nei confronti dell’antica economia della salvezza, ma il suo adempimento, la sua pienezza. Dicevo precedentemente che Dio ama prima operare, e poi svelarsi. Oggi vorrei dunque aggiungere che desidera che il suo svelarsi non sia esposto al rischio di creare tensioni e divisioni aggressive, ma sia il passo decisivo verso la pace.
Certamente si può anche pensare che l’uomo sanato, più che contraddire a quanto era prescritto e Gesù gli aveva chiesto, celebra tutto questo nel modo nuovo e adeguato, dovuto. E cioè lo fa annunciando la Buona Notizia della salvezza, che egli ha sperimentato e che ora fa di lui un annunciatore dell’opera divina che in Gesù giunge alla sua pienezza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il Vangelo di Marco è caratterizzato sempre da questo atteggiamento di Gesù che vuole mantenere il “segreto messianico” per non incorrere nel pericolo di una speculazione sulla sua persona. Non vuole essere “tirato per la veste” da chi avrebbe voluto sfruttare la sua popolarità per scopi politici. E’ il rischio che corre e sempre ha corso la Chiesa, anche tuttora, quella di essere tirata da una parte o dall’altra per farsi avvallare scelte politiche. Vantare per esempio le “radici cristiane” lo vedo sempre in questo senso.
Nei versetti di oggi, vari elementi suggeriscono che con Gesù è avvenuto un capovolgimento radicale. Il lebbroso (senza nome, quindi è ognuno di noi)”venne” a Gesù mentre avrebbe dovuto stare a debita distanza e avvertire gli astanti con il tremendo grido “Lebbroso, lebbroso!”. Gesù, da parte sua, non è da meno: “stese la mano”, lo toccò…”: forte e significativo il gesto di stendere la mano verso il poveretto…, ma toccarlo non era indispensabile e Gesù poteva evitarlo! Ora anche Lui è assolutamente impuro e per questo – come si dirà alla fine – non poteva entrare nelle città. La realtà è che per Gesù non ci sono impuri, esclusi, emarginati che non possano accostarsi a Dio; anzi, Dio “si commuove” dinanzi alla loro sofferenza, li ama gratuitamente, li salva… Nessuno può ritenersi escluso dall’amore del Padre. Questa è la testimonianza che il lebbroso deve portare ai sacerdoti del tempio, affinché anche loro lo scoprano e si convertano. Questo è l’annuncio che il risanato porta dappertutto: non solo raccontava la impensabile esperienza che gli era toccata, ma annunciava “la parola”, tutta la buona notizia.
Il v. 41 ci riporta alla memoria della Festa che qui abbiamo celebrato ieri: il Sacro Cuore di Gesù, e cioè il suo amore misericordioso per gli uomini: “Mosso a compassione, Gesù stese la mano, toccò il lebbroso e disse: Lo voglio, sii sanato!” Gesù è Dio, e come dice il lebbroso: Se vuoi, puoi sanarmi! E’ Dio che può fare ciò che vuole, ma ciò che muove la sua potenza è la sua misericordia: è perchè Dio è buono che attiva la sua potenza.
Pur con questo la preghiera del lebbroso a Gesù è insieme umile (“Se vuoi”) e piena di fede. Mostra di mettersi nelle mani di Dio, sapendo che non può imporre a Dio la sua esigenza, ma solo mettergli
davanti la sua povertà e il suo bisogno.
Ci siamo anche fermati a considerare come, insieme alla volontà di Gesù di guarire e alla sua misericordia, il Vangelo noti al v. 43, la reazione “severa” di Gesù, che l’italiano rende: “Ammonendolo severamente, lo rimandò!”, e che forse nell’originale è ancora più aspra (“E con un fremito (di indignazione o commozione o severità) lo cacciò (come al v. 34 aveva “cacciato” molti demoni!). Abbiamo fatto due, o tre, ipotesi sul significato di questa indignazione. Forse l’indignazione e il fremito di Gesù è rivolto contro il male, la lebbra di quel pover’uomo, così come in Giov 11 è contro la morte dell’amico Lazzaro. Oppure, anche la severità che mostra al lebbroso guarito è parte della istruzione del Signore, che non vuole che il suo mistero si sveli prima del tempo.
“Subito la lebbra scomparve ed egli guarì”: toccato da Gesù, il lebbroso “subito” viene guarito, come era stato anche per la suocera di Pietro: “La sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò e si mise a servirli” (v. 31).
Ci sembra di potere avvicinare la fede del lebbroso alla fede della Madre di Gesù alle nozze di Cana. Anche là infatti Maria ha fede che gesù potrà fare ciò che vuole. E anche là Gesù fa ciò che gli viene chiesto con fede, ma ha anche parole dure verso sua madre. C’è la libertà di Dio davanti alla nostra prreghiera, è vero. Però c’è anche la fede di maria, di questo lebbroso. E Gesù viene da questa fede quasi “obbligato” ad anticipare i segni della sua potenza, che manifesterà chiaramente nella sua risurrezione.
Possiamo forse quindi ammettere un parallelo tra le parole che là Gesù rivolge a Maria: “Che ho da fare con te o donna? Non è ancora giunta la mia ora!” (Gv 2:4) e le parole che oggi dice al lebbroso
guarito.
Questo lo notavamo anche i giorni scorsi: Sono molti che accorrono a gesù TUTTA la città: sani, con i malati e gli indemoniati. E Gesù guarisce MOLTI. Gesù è costretto dagli uomini, perchè hanno bisogno
di essere guariti, e allora da già segni della sua potenza. Ma sono troppi, e non è ancora venuta l’ora. In un certo modo è impossibile che Gesù liberi e salvi tutti gli uomini del mondo così, come fa oggi
con questo lebbroso. Gesù ha misericordia di chi si avvicina a Lui avendo bisogno e lo supplica; però ha anche questo atteggiamento di repulsione perchè non può anticipare tutto a prima della sua ora.
E’ sulla croce che Gesù versando il suo sangue salverà TUTTI dalla morte. E nello stesso momento mostrerà il bene che scaturisce dall’offerta della vita fino alla sofferenza innocente e alla morte.