13 Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. 14 Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Egli, alzatosi, lo seguì.
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mapanda
il 4 Giugno 2008 alle 06:10
La chiamata di Levi e la sua risposta al Signore ricorda le parole di Isaia citate da Matteo a proposito della predicazione di Gesù in Galilea: “Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che sedevano in terra e ombra di morte una luce si è levata” (Is 9:1 citato in Mt 4:16). Levi era infatti “seduto”, ed è esempio di tanti che stanno nella loro situazione di fatica, senza sapere cosa fare. Chiamato da Gesù “si alzò e lo seguì” I due vv. letti oggi pongono un contrasto tra “tutta la folla” del v. 13 che “viene da Gesù e lui li ammaestrava” e quell’uomo (sembra quasi essere rimasto “lui solo”) che invece rimane “seduto al banco delle imposte”. Forse Levi non si associa alla folla perchè trattenuto da un lavoro particolare ed esigente; oppure non ha il coraggio di associarsi a quei “tutti” perchè è da loro malvisto, a causa della sua attività che prevede lo strozzinaggio; oppure non gli interessa poi tanto di Gesù, o forse pensa che ancor meno a Gesù interessi di lui. Qualunque sia il motivo per cui Levi non si muove, non vuole o non riesce a muoversi di là, il fatto sorprendente e meraviglioso è che invece Gesù, passandogli vicino, lo vede, e chiama proprio lui, Levi, il pubblicano, il ricco pubblico peccatore, l’inaffidabile e ostile approfittatore! La chiamata di Levi ha molti aspetti di somiglianza con le precedenti chiamate di Simone e dei suoi 3 amici: sul lago, passando presso di loro, Gesù “vede” e chiama chi vuole, e chiama a seguire Lui. A pure Levi, come i primi 4, subito segue Gesù, lasciando lì ciò che aveva per le mani. Però si può unire il brano di oggi anche a quanto leggevamo ieri a proposito del paralitico portato dai 4 davanti a Gesù. Quell’uomo infatti “giaceva” (come anche la suocera di Simone) nel suo lettuccio, e Levi “siede” al banco delle imposte. Entrambi devono “alzarsi”. Entrambi obbediscono alla parola di Gesù che è parola potente. Essere seduto al banco delle imposte è per Levi una condizione dura, come è per il paralitico quel giacere sul suo lettuccio: entrambi per alzarsi hanno bisogno della parola di Gesù, ed entrambi la ricevono!
Il chiamato ha nome “Levi”: è il nome della tribù di Israele rimasta senza terra, al momento della distribuzione; è la tribù che non rientra nel regno di Israele. Marco, pertanto, ci suggerisce anche in questo modo che Gesù “vede” gli esclusi, chiama gli emarginati. Un concetto analogo è espresso nel primo vangelo, dove il chiamato ha nome “Matteo”, che significa “dono di Dio”. – Levi è un esattore delle imposte: disprezzato in quanto “collaborazionista” dei romani occupanti e ritenuto “impuro” in modo irrecuperabile; se un esattore entrava in una casa, bisognava poi lavarne i muri con acqua bollente per eliminare l’impurità. Come mai Gesù vede e chiama proprio lui? Che razza di gruppo sta mettendo insieme? – Levi “si alzò”: è il solito verbo della risurrezione: da morto ambulante, quale era, sorge a nuova realtà, a nuova vita, grazie a quello sguardo e a quella parola a lui rivolta.
giovanni nicolini
il 4 Giugno 2008 alle 20:54
Chiedo scusa per l’assoluto ritardo! Sono partito questa notte da Gerusalemme e non mi è stato possibile avvicinarmi alla “macchina infernale” se non adesso, alle 17,30. Approfitto di questa divagazione per ricordare che lunedì 16 giugno avremo alle 21,30 qui alla Dozza un nuovo incontro per il progetto di “Bibbia senza sosta”. Qualcuno ci ha chiesto se questo proseguiva data anche l’iniziativa della RAI e di Roma, ma noi pensiamo di proseguire in un progetto che era partito già prima di questa notizia e che forse vuole percorrere stili e modi un po’ diversi. Il breve testo che oggi il Signore regala alla nostra preghiera contiene molte ricche annotazioni. Al ver.13, l’osservazione che il Signore “uscì di nuovo…”non solo ci ricorda l’episodio che abbiamo ascoltato e celebrato in Mc.1,16-20, ma ci comunica la notizia della grande misericordia di Dio, che continua ad intervenire nella storia per salvare e chiamare tutte le generazioni della vicenda umana. Anche oggi, con noi! Possono cambiare profondamente le circostanze e i modi, ma tale visita d’amore si ripresenta incessantemente , e soprattutto quando viene direttamente “celebrata” nella Parola di Dio, come appunto per noi oggi:”Uscì di nuovo…”. A questo si unisce subito un’annotazione di rilievo:”Tutta la folla veniva a Lui”. Questo “tutto” l’abbiamo già incontrato in Mc.1,33, e in Mc.1,37, dove si diceva di un generale bisogno di Lui e della sua opera, e quindi di una “ricerca di Lui” che ci deve far pensare, al di là di tutti i discorsi sulla “caduta” del sacro, a questa attuale misteriosa ricerca di Lui! Dunque, anche oggi, magari diversamente da come noi penseremmo, “tutta la folla misteriosamente “veniva a Lui”. “..ed egli li ammaestrava”. In questo modo la memoria evangelica unisce strettamente la sanazione-liberazione portata da Gesù e il suo insegnamento, cioè il dono diretto e semplice della sua Parola. Noi lo ascoltiamo ed egli con la sua Parola si rivolge a tutte le nostre infermità e prigionie, e ci libera! Così, l’ascoltatore della Parola, è non solo un ascoltatore, ma anche un malato, e persino un “indemoniato”, cioè uno che, come ciascuno di noi, ha bisogno di essere “liberato” dal Male e da tanti mali che del grande mistero del Male sono manifestazione. L’opera del Signore è universale, cioè rivolta a “tutta la folla”, ma non è generica. Per ognuno sta tutta la preziosità di quel “nel passare, vide Levi” del ver.14. Dunque, la Parola del Signore diventa in quel momento dono particolare per me, per te, per lui…In questa vicenda è coinvolta meravigliosamente anche tutta la mia storia, qui resa presente da quel “figlio di Alfeo” che porta ciascuno di noi a ripensare alla meraviglia e al mistero della nostra storia, che oggi viene visitata – ognuno di noi è “figlio di…” un padre e di una madre, e collegato ad infinite altre relazioni. Il mestiere di Levi è pericoloso, normalmente caratterizzato da corruzioni e arricchimenti, e quindi considerato mestiere “peccaminoso” in se stesso. Però il nostro testo non sottolinea questo fatto. E anche questo è importante: nella Scrittura è importante quello che viene detto, ma anche quello che non viene detto! Infatti quel “seduto al banco delle imposte” viene ad indicare, più ampiamente, ogni condizione nella quale il Signore del vangelo ci incontra e ci sorprende, e rappresenta in ogni modo, in certo modo, quel “Egitto” dal quale il Signore ci libera perchè possiamo camminare dietro a lui. Il che, come vedevamo anche per i pescatori del cap.1, non significa necessariamente che se uno diventa cristiano deve cambiare lavoro, ma, più profondamente, che la chiamata di Gesù fa necessariamente nuove tutte le cose, al punto che tutte devono “morire e risorgere”, come anche noi moriamo e risorgiamo tutte le volte che questa Parola ci incontra e ci chiama:”..gli disse: Seguimi”. La Parola di Dio non è tanto e solo un’ “informazione”, ma è un incontro e un appello radicale a che tutto sia nuovo. Quando il nostro testo dice che Levi “alzatosi, lo seguì”, traduce un verbo che significa anche “risorse”, è il verbo della Risurrezione dai morti. Chi lo segue è una persona nuova! Vedete dunque, a questo punto, come tutto si incontra e si intreccia nel Vangelo di Gesù: Egli chiama, e insieme quindi libera salva, annuncia la Parola raccoglie intorno a Sè…Tutte le vicende della storia della salvezza si raccolgono in un unico evento! Lo vedremo nel suo dipanarsi e rivelarsi, come Dio vorrà! Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La chiamata di Levi e la sua risposta al Signore ricorda le parole di Isaia citate da Matteo a proposito della predicazione di Gesù in Galilea: “Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che sedevano in terra e ombra di morte una luce si è levata” (Is 9:1 citato in Mt 4:16).
Levi era infatti “seduto”, ed è esempio di tanti che stanno nella loro situazione di fatica, senza sapere cosa fare. Chiamato da Gesù “si alzò e lo seguì”
I due vv. letti oggi pongono un contrasto tra “tutta la folla” del v. 13 che “viene da Gesù e lui li ammaestrava” e quell’uomo (sembra quasi essere rimasto “lui solo”) che invece rimane “seduto al banco delle imposte”.
Forse Levi non si associa alla folla perchè trattenuto da un lavoro particolare ed esigente; oppure non ha il coraggio di associarsi a quei “tutti” perchè è da loro malvisto, a causa della sua attività che prevede lo strozzinaggio; oppure non gli interessa poi tanto di Gesù, o forse pensa che ancor meno a Gesù interessi di lui.
Qualunque sia il motivo per cui Levi non si muove, non vuole o non riesce a muoversi di là, il fatto sorprendente e meraviglioso è che invece Gesù, passandogli vicino, lo vede, e chiama proprio lui, Levi,
il pubblicano, il ricco pubblico peccatore, l’inaffidabile e ostile approfittatore!
La chiamata di Levi ha molti aspetti di somiglianza con le precedenti chiamate di Simone e dei suoi 3 amici: sul lago, passando presso di loro, Gesù “vede” e chiama chi vuole, e chiama a seguire Lui. A pure
Levi, come i primi 4, subito segue Gesù, lasciando lì ciò che aveva per le mani.
Però si può unire il brano di oggi anche a quanto leggevamo ieri a proposito del paralitico portato dai 4 davanti a Gesù. Quell’uomo infatti “giaceva” (come anche la suocera di Simone) nel suo lettuccio, e Levi “siede” al banco delle imposte. Entrambi devono “alzarsi”. Entrambi obbediscono alla parola di Gesù che è parola potente.
Essere seduto al banco delle imposte è per Levi una condizione dura, come è per il paralitico quel giacere sul suo lettuccio: entrambi per alzarsi hanno bisogno della parola di Gesù, ed entrambi la ricevono!
Il chiamato ha nome “Levi”: è il nome della tribù di Israele rimasta senza terra, al momento della distribuzione; è la tribù che non rientra nel regno di Israele. Marco, pertanto, ci suggerisce anche in questo modo che Gesù “vede” gli esclusi, chiama gli emarginati. Un concetto analogo è espresso nel primo vangelo, dove il chiamato ha nome “Matteo”, che significa “dono di Dio”. – Levi è un esattore delle imposte: disprezzato in quanto “collaborazionista” dei romani occupanti e ritenuto “impuro” in modo irrecuperabile; se un esattore entrava in una casa, bisognava poi lavarne i muri con acqua bollente per eliminare l’impurità. Come mai Gesù vede e chiama proprio lui? Che razza di gruppo sta mettendo insieme? – Levi “si alzò”: è il solito verbo della risurrezione: da morto ambulante, quale era, sorge a nuova realtà, a nuova vita, grazie a quello sguardo e a quella parola a lui rivolta.
Chiedo scusa per l’assoluto ritardo! Sono partito questa notte da Gerusalemme e non mi è stato possibile avvicinarmi alla “macchina infernale” se non adesso, alle 17,30. Approfitto di questa divagazione per ricordare che lunedì 16 giugno avremo alle 21,30 qui alla Dozza un nuovo incontro per il progetto di “Bibbia senza sosta”. Qualcuno ci ha chiesto se questo proseguiva data anche l’iniziativa della RAI e di Roma, ma noi pensiamo di proseguire in un progetto che era partito già prima di questa notizia e che forse vuole percorrere stili e modi un po’ diversi.
Il breve testo che oggi il Signore regala alla nostra preghiera contiene molte ricche annotazioni. Al ver.13, l’osservazione che il Signore “uscì di nuovo…”non solo ci ricorda l’episodio che abbiamo ascoltato e celebrato in Mc.1,16-20, ma ci comunica la notizia della grande misericordia di Dio, che continua ad intervenire nella storia per salvare e chiamare tutte le generazioni della vicenda umana. Anche oggi, con noi! Possono cambiare profondamente le circostanze e i modi, ma tale visita d’amore si ripresenta incessantemente , e soprattutto quando viene direttamente “celebrata” nella Parola di Dio, come appunto per noi oggi:”Uscì di nuovo…”.
A questo si unisce subito un’annotazione di rilievo:”Tutta la folla veniva a Lui”. Questo “tutto” l’abbiamo già incontrato in Mc.1,33, e in Mc.1,37, dove si diceva di un generale bisogno di Lui e della sua opera, e quindi di una “ricerca di Lui” che ci deve far pensare, al di là di tutti i discorsi sulla “caduta” del sacro, a questa attuale misteriosa ricerca di Lui! Dunque, anche oggi, magari diversamente da come noi penseremmo, “tutta la folla misteriosamente “veniva a Lui”. “..ed egli li ammaestrava”. In questo modo la memoria evangelica unisce strettamente la sanazione-liberazione portata da Gesù e il suo insegnamento, cioè il dono diretto e semplice della sua Parola. Noi lo ascoltiamo ed egli con la sua Parola si rivolge a tutte le nostre infermità e prigionie, e ci libera! Così, l’ascoltatore della Parola, è non solo un ascoltatore, ma anche un malato, e persino un “indemoniato”, cioè uno che, come ciascuno di noi, ha bisogno di essere “liberato” dal Male e da tanti mali che del grande mistero del Male sono manifestazione.
L’opera del Signore è universale, cioè rivolta a “tutta la folla”, ma non è generica. Per ognuno sta tutta la preziosità di quel “nel passare, vide Levi” del ver.14. Dunque, la Parola del Signore diventa in quel momento dono particolare per me, per te, per lui…In questa vicenda è coinvolta meravigliosamente anche tutta la mia storia, qui resa presente da quel “figlio di Alfeo” che porta ciascuno di noi a ripensare alla meraviglia e al mistero della nostra storia, che oggi viene visitata – ognuno di noi è “figlio di…” un padre e di una madre, e collegato ad infinite altre relazioni.
Il mestiere di Levi è pericoloso, normalmente caratterizzato da corruzioni e arricchimenti, e quindi considerato mestiere “peccaminoso” in se stesso. Però il nostro testo non sottolinea questo fatto. E anche questo è importante: nella Scrittura è importante quello che viene detto, ma anche quello che non viene detto! Infatti quel “seduto al banco delle imposte” viene ad indicare, più ampiamente, ogni condizione nella quale il Signore del vangelo ci incontra e ci sorprende, e rappresenta in ogni modo, in certo modo, quel “Egitto” dal quale il Signore ci libera perchè possiamo camminare dietro a lui. Il che, come vedevamo anche per i pescatori del cap.1, non significa necessariamente che se uno diventa cristiano deve cambiare lavoro, ma, più profondamente, che la chiamata di Gesù fa necessariamente nuove tutte le cose, al punto che tutte devono “morire e risorgere”, come anche noi moriamo e risorgiamo tutte le volte che questa Parola ci incontra e ci chiama:”..gli disse: Seguimi”. La Parola di Dio non è tanto e solo un’ “informazione”, ma è un incontro e un appello radicale a che tutto sia nuovo. Quando il nostro testo dice che Levi “alzatosi, lo seguì”, traduce un verbo che significa anche “risorse”, è il verbo della Risurrezione dai morti. Chi lo segue è una persona nuova!
Vedete dunque, a questo punto, come tutto si incontra e si intreccia nel Vangelo di Gesù: Egli chiama, e insieme quindi libera salva, annuncia la Parola raccoglie intorno a Sè…Tutte le vicende della storia della salvezza si raccolgono in un unico evento! Lo vedremo nel suo dipanarsi e rivelarsi, come Dio vorrà!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.