5 Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: 6 «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». 7 Gli disse: «Verrò e lo guarirò». 8 Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. 9 Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 10 Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!
Matteo 8,5-10

Come nel brano precedente il primo incontro di Gesù con una ferita del suo popolo è il lebbroso, ora è la volta di un soldato pagano: la salvezza divina è veramente universale, e per questo, dopo aver salvato un grande “escluso” del Popolo di Dio, ora s’incontra con la ferita di un rappresentante delle genti: un ufficiale romano! Ma la volontà e la potenza di Dio sono assolutamente rivolte all’intera umanità!
Se avete un po’ di tempo, vi consiglio di dare uno sguardo a Luca 7,1-10 e a Giovanni 4,46-53 che narrano la stessa memoria, ma con diverse parole e attenzioni e sottolineature, il che può suggerire due considerazioni: la prima è che lo stesso evento viene vissuto e interpretato diversamente da ogni testimone e annunciatore, e la seconda è che l’incontro con il Signore ognuno lo vive nella sua persona e nella sua storia. A questo si potrebbe forse aggiungere che anche nell’esperienza di ciascuno di noi, la stessa vicenda evangelica viene “vissuta” diversamente in età e in circostanze diverse: divina varietà, potenza e frutto della stessa Parola evangelica nelle diverse età e circostanze della vita di ciascuno! Come nel brano precedente ci colpiva la risolutezza di Gesù nell’accogliere la richiesta del lebbroso, ora è stupefacente l’immediata sua risposta alla richiesta del centurione: “Verrò e lo guarirò” (ver.7).
Ed è mirabile la reazione del soldato pagano, capace di collegare e confrontare due situazioni e vicende lontane tra loro, eppure convergenti: l’esperienza “militare” di un comando, e la fede di questo pagano nella Parola di Gesù! E tutto questo pur nella consapevolezza della diversità delle situazioni e dell’abisso che lo separa dalla santità del Signore: “Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto”. E questa “indegnità” diventa peraltro occasione di un più profondo atto di fede da parte del pagano: ”Dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito” (ver.8). L’esperienza umana dell’ufficiale pagano sfocia ora nella confessione della sua fede! La sua esperienza della “subalternità” diventa ora proclamazione della potenza della Parola divina di Gesù! Distanza e vicinanza per dire come la Parola di Dio voglia e sappia entrare nel concreto tessuto della storia umana!
Così, Gesù ama reagire alla nostra “meraviglia” per il dono divino della fede e della salvezza con la sua stessa meraviglia! In Gesù, Dio “si meraviglia” della fede dell’uomo, e addirittura vuole enfatizzare la fede del pagano: “In Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!” (ver.19). Oggi dunque, meravigliati noi! E meravigliato anche il Signore: il dono di Dio diventa glorificazione dell’uomo!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.