10 Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!
11 Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, 12 mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». 13 E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito.
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Già ieri ci meravigliavamo del meravigliarsi meraviglioso di Gesù davanti alla fede dell’ufficiale pagano. Oggi avvertiamo la provocazione e l’interrogativo che suscita in noi la Parola che dice, accanto alla fede donata ai lontani, ai “molti che verranno dall’oriente e dall’occidente: (ver.11), la cacciata dei “figli del regno” (ver.12). Perché e come mai questo avviene? Mi sembra si ponga un quesito che va oltre una considerazione puramente etica e ci porta a guardare con attenzione proprio alla contrapposizione tra chi viene da lontano e chi se ne va. Come e perché questo avviene?
La risposta più forte nasce in me dal tema fondamentale del dono di Dio. Della grazia! Mi sembra che possa oscurarsi sia a livello personale sia a quello collettivo appunto la meraviglia per un dono che non può essere che così: un dono! Si insinuano nella coscienza personale e collettiva sia pensieri e proposte per “conquistare” il dono, che appunto per questo cessa di essere “dono”, sia regole e condizioni per non perderlo. Questo poi porta inevitabilmente ad una “decadenza”. Avviene quando e perché “il Vangelo”, cioè la “Buona Notizia” di Dio e della sua elezione d’amore nei confronti di noi poveri peccatori, impallidisce e lascia il posto alla “legge”! Al dono si sostituisce il “commercio” e quindi la presunzione di un “privilegio” costruito e meritato da noi, e non più grazia divina. E Dio? Dio non è più l’Amore che si dona, ma il Giudice di un comportamento che ha sostituito la grazia divina con la giustizia della legge.
La conclusione della vicenda del pagano che ha chiesto a Gesù la salvezza del suo servo conferma e illumina il regalo che da questa vicenda tutti noi abbiamo ricevuto. E mette in evidenza la grande realtà e la grande responsabilità della grazia del Signore: “Va’, avvenga per te come hai creduto” (ver.13). Espressione splendida che da una parte conferma il dono divino e dall’altra esalta la meravigliosa umiltà davanti al dono stesso.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Gesù si meraviglia, e lui intanto non cessa di stupirci! Era pensiero comune in Israele che il Messia, alla sua venuta, avrebbe eliminato peccatori, pubblicani e prostitute e avrebbe sottomesso al popolo eletto tutti i pagani. Ora egli annuncia che i pagani verranno dall’oriente e dall’occidente a sedersi al banchetto del regno di Dio, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove c’è pianto e stridore di denti: espressione che indica totale esclusione. Chi voleva escludere gli altri, ora si trova ad essere escluso. Da notare che il regno di Dio è rappresentato da Gesù non con immagini religiose, liturgiche, ma con la realtà umana più comune e più bella: essere insieme al banchetto (quello di nozze in particolare). Da notare anche che la guarigione del servo sembra essere opera non di Gesù ma del centurione stesso e della sua fede.