1 Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2 Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: 3 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4 Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. 5 Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. 6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. 8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10 Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.
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Osserviamo con attenzione la “scena” nella quale viene pronunciato questo lungo discorso di Gesù (i cap.5-7): Gesù, vedendo le folle, salì sul monte (e per questo il discorso verrà chiamato dalla tradizione cristiana “il discorso della montagna”): si pose a sedere e si avvicinarono a Lui i suoi discepoli (sono loro la prima “comunità”, la prima “chiesa” che si raccoglie intorno a Gesù). Dunque, ecco “le folle” ai piedi del monte, i discepoli vicini a Lui, e Lui, Gesù! E’ una descrizione che aiuta a cogliere quale sarà il compito e la missione dei discepoli (cioè di tutti noi!) che dovranno portare la Parola, che ascoltano da Gesù, alle folle, che saranno citate nell’ultimo capitolo del Vangelo: “Fate discepoli tutti i popoli” (Mt.28,19). Il Vangelo secondo Matteo raccoglie gli insegnamenti del Signore in alcuni grandi discorsi, di cui questo, sul monte, è il primo. Un discorso che fonda i dati sostanziali della fede cristiana.
Io non sono in grado, proprio non ne sono capace (!!), di commentare la Parola che oggi il Signore ci regala! Tenete conto di questo, e custodite e lasciate crescere nella preghiera e nella vostra esperienza quotidiana la meraviglia di queste prime parole! Provo a balbettare qualche piccola osservazione. Innanzi tutto, quell’attributo: “Beati!”. E’ la Parola che più efficacemente esprime il dono di Dio. E quindi la vita cristiana come tutta dono del Signore! Tutto è grazia! La “beatitudine” non è una capacità, una conquista, un merito …ma solo e assolutamente la vicenda e la condizione felice di chi viene visitato e riempito dal dono di Dio!
Nella mia poverissima esperienza di fede sono giunto a ritenere che la prima beatitudine è il fondamento di tutte le altre beatitudini, ed è la fonte e il cuore di tutto il Vangelo: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. La “povertà in spirito” è la povertà radicale e totale. E’ la condizione profonda della creatura umana. E’ suprema beatitudine conoscere, sperimentare e ogni giorno cogliere più profondamente la nostra povertà! Dire “poveri in spirito” vuol dire una povertà che nessuna “ricchezza” può togliere ed eliminare. Ogni ricchezza materiale, spirituale, morale … non può che confermare ed esigere questa “povertà in spirito”. Qui lo “spirito” è la realtà profonda della nostra persona. Ed è questa nostra “persona profonda” quella che, per il dono di Dio, ogni giorno, e sempre di più, conosce ed esperimenta questa radicale nostra povertà! E la scopre, e qui siamo all’apice dell’esperienza cristiana, come regalo sublime e supremo, appunto come “beatitudine”!
E come può essere questo legame profondo ed esigente tra “povertà in spirito” e beatitudine”? Perché qui è presente, celato e donato il dono supremo della vita: la fede! Perché la fede è il dono del Signore alla mia e alla tua povertà. Tutta la rivelazione ebraica e cristiana è raccolta intorno a questo principio assoluto: Dio ti ama nella tua povertà, e il suo dono è l’amore per te, povero! Al punto che si può arrivare a estremizzare dicendo che la fede è solo per i poveri! La fede è l’appuntamento che Dio ti fissa là dove sei povero! Dove hai assolutamente bisogno di “essere salvato”! Dio non lo hai incontrato e conosciuto sulla presunta vetta delle tue presunte virtù, ma Lui ti si è fatto conoscere cercandoti e visitandoti nella tua povertà. Mi fermo qui perché non voglio esasperarvi di noia.
Provate, se volete, a fare un ampliamento di orizzonte di questa beatitudine della povertà, considerando con attenzione affettuosa le altre beatitudini, per verificare con sorpresa e commozione che sono tutte volti, vie e modi della beatitudine della povertà in spirito! Se su qualche passaggio trovate inciampi, mandatemi due righe e proviamo a camminare insieme.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.