1 Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. 2 Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. 3 Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. 4 Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. 5 L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. 6 Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. 7 Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto».
8 Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. 9 Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. 10 Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Matteo 28,1-10

Come all’improvviso, sono rimasto molto stupito, dopo uno scambio di considerazioni con Francesco, come questa Parola del Vangelo secondo Matteo, assolutamente originale rispetto agli altri Evangelisti, assumesse una imprevista fisionomia, che mai prima ho percepito.
Il termine che mi ha preso per primo è, al ver.3, quello reso in italiano con “aspetto”, presente solo qui in tutto il Nuovo Testamento, e che, se considerato nella sua presenza nell’Antico, porta a considerazioni preziose e delicatissime, riguardanti la creatura umana creata “a immagine” di Dio. Tutto questo mi ha portato ad accostare questo “angelo” a quello che in Luca 1,26 è mandato alla fanciulla di Nazaret!
E dunque, tutto questo mi porta a pensare che la Parola che oggi riceviamo dall’amore di Dio sia in certo senso un “inizio”, collocato qui, alla fine del Vangelo secondo Matteo.
Che cosa vuol dirci Matteo? Forse che oggi inizia per noi il Vangelo che dalla Pasqua del Signore deve essere portato sino ai confini della terra!
Per questo, mi impressiona la figura di queste donne, così diverse da quelle impaurite nei testi paralleli di Marco e di Luca, e piuttosto simili alla Maria Maddalena che nel testo di Giovanni 20,11-18 è protagonista di un incontro di amore nuziale con il Risorto! E mi porta a pensare a Maria e ad Elisabetta, protagoniste dei primi passi del Vangelo in Luca!
Questo mi fa pensare – e voi, anche oggi, non fidatevi di me! – che, essendo alla fine del vangelo, alla Pasqua di Gesù, siamo proprio all’inizio del Vangelo che qui ci viene affidato perché noi l’accogliamo e lo comunichiamo: “presto, andate a dire ai suoi discepoli….”.
E tutto mi sembra coronato e confermato dalla gestualità, pure nuziale, che viene celebrata tra il Signore risorto e le donne che con gioiosa fretta (come Maria che si reca da Elisabetta?) stanno correndo “a dare l’annuncio ai suoi discepoli” (ver.8): “Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono” (ver.9)!
Matteo, dunque, ci propone, alla fine del suo Vangelo, la fonte e l’inizio della nostra testimonianza evangelica? Le donne, protagoniste di tali eventi, sono immagine e annuncio e testimonianza delle donne feconde, Maria ed Elisabetta, di Luca?
Siamo quindi oggi “indirizzati” verso quella Galilea da dove è partito l’annuncio evangelico di Gesù? Adesso, dobbiamo cominciare noi, insieme ai discepoli invitati a recarsi a quell’appuntamento?
Tutto questo, ci porta ancora una volta a riflettere sul ruolo assolutamente primario delle donne, che precedono e promuovono il compito apostolico? E questo ci deve forse far pensare in modo profondo e nuovo alla realtà e alla missione del “femminile” nella rivelazione e nella vita cristiana?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“All’alba del primo giorno della settimana”: è l’inizio, quello che ha colto Giovanni nel suo commento, ma anche l’inizio della nuova creazione, come nel Genesi. Tra i credenti prevarrà poi – mi pare – l’indicazione dell'”ottavo giorno”: il giorno della risurrezione, il giorno del Signore. – Le due Marie diventano testimoni del Cristo risorto, ed è un fatto “rivoluzionario”: la testimonianza delle donne in tribunale non era considerata valida, non aveva valore! Le due fortunate non solo ricevono l’annunzio dell’angelo (“Non abbiate paura… E’ risorto… Andate a dire ai discepoli…”), ma subito dopo incontrano proprio lui, il Signore. Non è un essere spirituale, evanescente; infatti, si avvicinano a lui e gli abbracciano i piedi: un gesto concreto di amore e di dedizione. – Nelle parole di Gesù notiamo che designa i discepoli come “i miei fratelli”: tali lui ci considera e tali siamo.