62 Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, 63 dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. 64 Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». 65 Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». 66 Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.
Matteo 27,62-66

Solo Matteo tra gli Evangelisti ricorda questo episodio! Ascoltare queste parole con il dono della fede ci porta al pensiero che, drammaticamente, si è portati a rassicurare che la morte …. sia proprio la morte! E che dalla morte proprio non si scappi! Che è diverso dal pensare e dire, come S.Francesco nel suo Cantico, che “nessuno dalla morte può scappare”!
Il timore e il sospetto dei capi dei sacerdoti e dei farisei è in sé comprensibile, e il seguito del Vangelo secondo Matteo lo mostrerà apertamente (!!), ma qui mi sembra che noi siamo chiamati a vedere anche una certa “disperazione” che non vuole lasciarsi vie di scampo. Una specie di “indurimento” nella rassegnazione a che la morte sia proprio l’ultima parola!
E’ più semplice per loro pensare che Gesù sia “un impostore”, e dunque sia un’impostura quello che Egli ha detto da vivo: “Dopo tre giorni risorgerò”.
Ancora una volta Pilato si tira fuori dall’impiccio e abbandona il problema a chi glielo pone, così come ha abbandonato Gesù alla furia della folla ingannata dai suoi capi, gli stessi che ora vogliono ulteriori provvedimenti! Fragilità, miseria e orrore del potere mondano che a tutti i costi deve garantirsi la sua autoconservazione. Forse si può cogliere nel governatore anche una sottile oscillazione interiore, quasi una paura. Ma di per sé le parole che ascoltiamo non lo dicono!
Più profondamente, il loro sigillare e mettere sotto guardia il Signore che è morto, sembra suggerire in loro una vera paura. Dobbiamo, credo, accettare di essere noi stessi, purtroppo e molte volte, i custodi della nostra non-fede! Allora, anche la presunta “ragionevolezza” e “opportunità” diventano costrizione e umiliazione della speranza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve” era sabato. Vediamo che sacerdoti e farisei, scrupolosi osservanti della legge, non si fanno scrupolo di trasgredirla quando a loro fa comodo. Come al solito, non nominano Gesù: lo chiamano “quell’impostore”, alla lettera “quel seduttore”; lo disprezzano, ma lo temono anche da morto. La tomba deve essere ben sorvegliata e perfettamente sigillata: la pietra fu rotolata e il sepolcro venne chiuso definitivamente. Umanamente non si poteva fare più niente; rimane nelle orecchie di tutti la profezia della risurrezione; c’è la fede – almeno in qualche discepolo – nella vita che non viene distrutta dalla morte. Chissà che quell’annuncio temuto: “E’ risorto dai morti!”, non risuoni davvero…