39 Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo 40 e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». 41 Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: 42 «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. 43 Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». 44 Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.
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Ci troviamo oggi in un passaggio delicatissimo della memoria evangelica. E, proprio per questo, preziosissima! Due mi sembrano i temi che la Parola ci propone e ci dona: la potenza divina di Gesù, il Figlio di Dio, e la comunione tra Lui e il Padre.
Entrambi le “obiezioni” dei passanti sotto la croce (ver.39) e dei capi del popolo (ver.41)sono elementi assolutamente importanti proprio per affermare e confermare tale potenza e tale comunione!
La prima obiezione, riguardo alla potenza, ai vers.39-42, si raccoglie nel tema della “salvezza”, e ha come “prova” il fatto che Gesù non è capace di “salvare se stesso”: se è capace di distruggere il tempio e di ricostruirlo in tre giorni, diceria che abbiamo incontrato in Mt.26,61, allora, gli dicono “salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce” (ver.40). Lo scherno che gli rivolgono “i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani” (ver.41) porta ora l’argomento del “salvare se stesso” come prova e condizione della fede in Lui: “scenda ora dalla croce e crederemo in lui” (ver.42).
Tali obiezioni ci prendono oggi per mano e ci conducono alla meraviglia che Gesù ci ha rivelato nella sua Persona e nella sua Pasqua: la potenza divina è potenza di amore: Dio ci ama e dona Se stesso per noi, per la nostra salvezza!
Le “divinità”, gli idoli delle sapienze mondane, sono potenze autoreferenziali di grandezza e di dominio che esigono obbedienze e “liturgie” di terrore e di sottomissione assoluta.
In Gesù, Dio ci domanda di lasciarci totalmente amare da Lui e di amarlo come Lui ci ama, e quindi di amarci così tra noi e con tutti, ponendo anche noi la nostra vita come apice della carità: questa è la vera potenza di Dio!
Il ver.43 è dedicato in particolare alla comunione tra il Padre e il Figlio: ”Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene”! Ma è appunto nel mistero e nella pienezza dell’Amore che, amando il Figlio, Egli lo ha mandato a noi, ed è nell’amore per noi e nella piena comunione con il Padre, che Gesù è venuto ad offrire e a donare se stesso!
Se Gesù è “il Figlio di Dio” – “ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio” – “lo liberi Lui ora, se gli vuol bene”. Potrebbe nascere in noi un’obiezione, e cioè l’assoluta non citazione dell’esito finale e supremo, e cioè la risurrezione! E’ preziosa questa “mancanza”- se Dio vorrà lo vedremo! – proprio per cogliere il senso stesso della risurrezione!
Infine, raccogliamo e accogliamo con attenzione il ver.44, dove “i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo”. Anche loro, infatti, nella loro miseria e con la loro povera vita, sono chiamati, come tutti noi, alla stessa comunione d’amore. Un rapido riferimento al testo di Luca 23,39-43 ci confermerà di questo.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Tre categorie di persone “contestano” Gesù morente: i passanti, scribi e capi del popolo, i ladroni. Se ci fossimo trovati a passare di lì, probabilmente anche noi avremmo obiettato qualcosa: Poiché sei il Figlio di Dio – e noi lo crediamo – scendi dalla croce! Ci siamo stupiti vedendo le meraviglie che hai compiuto per salvare gli altri; ora salva anche te stesso! – Abbiamo detto (e lo ripete anche Giovanni nel suo commento) che solo nella logica dell’amore possiamo capire qualcosa di quanto sta avvenendo…, anche se la nostra capacità di amare è tanto modesta che può aiutarci ben poco.